Claude Debussy: differenze tra le versioni
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Vogliate perdonarmi: non ne sono un po' io la causa? Così si dice. |[[Erik Satie]]<ref>tratto da: "La Parigi musicale del primo Novecento: cronache e documenti" Di Flavio Testi pag.258</ref>}}
La musica di Debussy presenta influenze sia nazionali ([[Charles Gounod]], [[César Franck]], [[Jules Massenet]], [[Gabriel Fauré]]), sia internazionali ([[Fryderyk Chopin]] per il pianoforte, [[Modest Petrovič Musorgskij]] per l'antiaccademismo e [[Giovanni Pierluigi da Palestrina]] per l'arabesco). Debussy, pur apprezzando la musica di [[Wagner]], è stato, soprattutto per la sua avversione al titanismo, un antiwagneriano come la maggior parte dei suoi connazionali. Tuttavia è vicino alla sua musica per quanto riguarda la concezione del discorso musicale aperto e continuo che però in [[Wagner]] si traduce con la cosiddetta "melodia infinita", che è tuttavia
Lo stile di Debussy oscilla tra il neoclassicismo (si veda l'utilizzo di forme barocche come la ''Suite bergamasque'' ispirata alle famose bergamasche di [[Girolamo Frescobaldi|Frescobaldi]] ed alle opere tastieristiche di [[Domenico Scarlatti|Scarlatti]] e [[Johann Sebastian Bach|Bach]]) e il romanticismo in maniera eclettica. La sua musica è stringata, non pomposa e colossale, puntando alla brevità aforistica alla maniera degli impressionisti e dei simbolisti: come loro inoltre Debussy ricerca l'innovazione nell'esotismo. Il [[neoclassicismo]] di Debussy compie quindi una sintesi tra estetica classica e modernismo, grazie a un [[contrappunto]] innovativo e a dinamiche molto curate. Privilegia il colore timbrico sulla linea melodica, sceglie preferibilmente sonorità lievi e luminose (acute), elabora una scrittura ritmica estremamente complessa, ma dall'andamento fluttuoso e sospeso che reinventa il modo di suonare il pianoforte.
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