Regno di Sardegna (1720-1861): differenze tra le versioni

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Specificazione Delle caratterizzazioni particolari che godeva la Sardegna e del forte carattere anticlericale che aveva assunto lo Stato dopo la seconda guerra d'indipendenza.
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Con ciò la nuova compagine politico territoriale...{{citazione|...divenne uno ''Stato composto'', formato dall’unione di più Stati che conservavano ciascuno la propria qualità di Stati, ma senza costituire un nuovo soggetto ad essi superiore, un nuovo Stato|[[Francesco Cesare Casula]], Breve Storia di Sardegna, pag 187; op. cit.}}La denominazione di Regno di Sardegna cominciò ad essere utilizzata progressivamente per indicare l'insieme dei possedimenti sabaudi anche se formalmente il Regno di Sardegna continuò ad essere limitato all'omonima isola ed essere istituzionalmente distinto dai cosiddetti "[[Stati sardi di terraferma|Stati di terraferma]]" della dinastia sabauda, condividendone solo il capo dello stato, re per i sardi, duca per i savoiardi, principe per i piemontesi ecc. Per indicare ufficialmente l'insieme dei possedimenti sabaudi si usava il termine "Stati del Re di Sardegna".<ref>Federigo Sclopis, ''Storia della legislazione negli Stati del Re di Sardegna dal 1814 al 1847'', Torino, 1860</ref>
 
Soltanto la [[fusione perfetta del 1847]], ratificata da [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] su richiesta delle istituzioni della Sardegna, diede vita ad uno stato unitario; esso comprendeva tutti i precedenti stati sabaudi e gli venne mantenuta la denominazione di Regno di Sardegna ma subendo una totale trasformazione del suo ordinamento giuridico, con una carta costituzionale, lo [[Statuto Albertino]],"Statuto del Regno Sardo o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848 (noto come Statuto Albertino)", una nuova organizzazione amministrativa e doganale, un unico parlamento e una nuova [[capitale (città)|capitale]], [[Torino]], da secoli residenza della dinastia, {{Senza fonte|mantenendo però taluni specificità della Sardegna, come il sistema feudale, che verrà formalmente abrogato dal Regio Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour nel 1859 mediante un ordinario Regio decreto, con la quale vennero espropriate (in completo accordo con la forte impronta anticlericale che aveva assunto lo Stato sabaudo) le rendite dei vescovi assenti (successivamente tale provvedimento sarà richiamato anche dal Regio commissario per le province unite del centro Italia) e vennero abrogati i diritti potestativi riconosciuti al proprietario dei fondi.}}
 
Non più dunque un insieme di Stati, uniti solo dalla figura del monarca (come era, ad esempio, in [[Regno di Gran Bretagna|Gran Bretagna]] dal [[1603]] al [[1707]]), ma centralista sul modello francese, in cui il sovrano regnava non sulla sola [[Sardegna]], ma sull'intero Stato, col titolo di Re, e allo stesso tempo possedeva ancora il titolo di [[Principe di Piemonte]], duca di Genova e duca di Savoia, che formalizzavano il potere sugli Stati di terraferma. In questa fase della sua storia fu conosciuto anche come ''Regno sabaudo'' e venne ufficialmente citato sia in ambito interno che internazionale come ''Sardegna'' e in maniera ufficiosa come ''Piemonte-Sardegna'' o ''Piemonte'', essendo tale regione la più prospera e popolata. Con l'[[Risorgimento|unificazione italiana]] e l'annessione degli [[Antichi Stati italiani|stati preunitari]], l'ultimo Re di Sardegna, [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]], assunse il titolo di [[Re d'Italia]] il 17 marzo [[1861]], pur mantenendo la titolatura del Regno di Sardegna.