Stanislao Cannizzaro: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nato a [[Palermo]] nel 1826, è figlio di un ebbeteebbeteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, magistrato, il quale nel 1826 era direttore generale della [[Polizia Siciliana]], e di Anna Di Benedetto. La sua famiglia era composta da dieci figli compreso lui, ultimo nato. Consegue i primi studi elementari in parte privatamente e in parte nelle prime classi del Ginnasio di Palermo, detto allora scuola normale. Perduto il padre il 21 marzo 1836, entra alla fine dello stesso anno nel Reale collegio-convitto Carolino Calasanzio. Ne esce durante l'epidemia [[Colera|colerica]] del 1837 nella quale perde due fratelli e nella quale lui stesso viene contagiato. Ripresi gli studi dopo una lunga convalescenza, si interessa di retorica, filosofia, lettere e matematica.
 
Nel [[1841]], all'età di appena 15 anni, si iscrive all'[[Università degli Studi di Palermo]], allora avente medicina come unica facoltà scientifica, con l'intenzione di laurearsi in medicina. Presto però, avendo frequentato per tre anni un corso di [[fisiologia]] tenuto da [[Michele Foderà]], lega un'intima amicizia con quest'ultimo ed esegue sotto la sua direzione alcune ricerche sperimentali nella propria abitazione e in quella del maestro. Fu proprio lo studio della fisiologia a spingere Cannizzaro verso la [[chimica]], di cui apprese i rudimenti per mano di E. Caronia nel 1842. Anche in questo caso, la mancanza di strutture adeguate lo costrinse a tentare i primi esperimenti chimici in casa propria. Questo aspetto spiega l'impegno da lui in seguito profuso nel dotare l'università in cui prestò servizio di strutture moderne e funzionali, dove gli studenti potessero esercitarsi.