Ariperto II: differenze tra le versioni

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Superate le tensioni iniziali, il regno di Ariperto fu pacifico e prosperoso ma, stando a [[Paolo Diacono]], il re maturò con il tempo una crescente e profonda diffidenza verso tutti, rasentando la mania di persecuzione. Si travestiva per poter ascoltare in incognito ciò che si pensava di lui nella corte e tra il popolo di [[Pavia]]. Leggendaria era anche la sua avarizia: quando riceveva un ambasciatore straniero, si presentava in abiti grossolani e dimessi, per non incoraggiare la voglia di bottino degli altri sovrani.
 
All'inizio del [[712]] [[Ansprando]] riuscì a raccogliere un esercito in [[Baviera]] e calò in [[Italia]]; lo scontro, protratto fino al calar delle tenebre, avvenne a marzo ed ebbe un esito incerto. Ariperto sembrava avere la meglio, tanto che i [[Bavari]] erano sul punto di abbandonare il campo, ma commise il grave errore di rientrare immediatamente a Pavia. I suoi soldati, offesi da quello che ritennero un atto di viltà, lo abbandonarono. Ariperto tentò di eclissarsi abbandonando la capitale per rifugiarsi presso i [[Franchi]], mentre fuggivano anche suo fratello e suo figlio. Ariperto annegò nel [[Ticino (fiume)|Ticino]], appesantito dal tesoro con cui stava cercando di fuggire, e dopo di lui nessun altro esponente della [[Bavarese (dinastia)|dinastia bavarese]] sarebbe ritornato sul trono longobardo. Venne sepolto nella [[Basilica del Santissimo Salvatore (Pavia)|chiesa di San Salvatore]].<ref>{{Cita libro|autore=[[Paolo Diacono]]|curatore=Antonio Zanella|titolo=[[Historia Langobardorum|Storia dei Longobardi]]|editore=[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR Rizzoli]]|città=[[Vignate]] (MI)|p=431|capitolo=Libro VI, 35|ISBN=978-88-17-16824-3}}</ref>
 
== Note ==