Palazzo di Giustizia (Roma): differenze tra le versioni

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Il '''Palazzo di Giustizia''' è un edificio giudiziario di [[Roma]] che si trova in [[piazza Cavour (Roma)|piazza Cavour]], nel rione [[Prati (rione di Roma)|Prati]].
 
Esso è sede della [[Corte suprema di cassazione]], e del Consiglio dell'[[Ordine degli avvocati]] di Roma, eospita dellala Biblioteca centrale giuridica ed è costeggiato da via Triboniano e via Ulpiano sui due lati corti, e da piazza dei Tribunali sul fronte verso il lungotevere.
Comunemente è chiamato dai romani e non solo ''il Palazzaccio''.
 
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La natura [[alluvionale]] del terreno sul quale insiste l'edificio, richiese imponenti lavori per la costruzione di una grande [[Piastra di fondazione|platea]] di [[calcestruzzo]] a sostegno delle [[fondazioni]].<ref name="Ravaglioli"/><ref>Nella polemica sulla stabilità delle fondazioni intervenne lo stesso architetto progettista. Vedi: Guglielmo Calderini, ''La fiaba sulla deficiente stabilità delle fondazioni del nuovo palazzo di giustizia in costruzione a Roma'', Roma, Camera dei Deputati, 1893.</ref>
 
Durante i lavori di scavo per le fondazioni vennero alla luce diversi [[Archeologia|reperti archeologici]], tra i quali alcuni [[sarcofagi]] con relativo corredo funerario. In uno di questi fu rinvenuta, accanto allo scheletro di una giovane donna, [[Crepereia Tryphaena]], una [[bambola]] d'[[avorio]] di pregevole fattura e snodabile in alcune articolazioni<ref name="Tagliaferri"/>, che fu trasferita nell'[[Antiquarium]] comunale. Ora è esposta nel museo Centrale Montemartini di Roma.
che fu trasferita nell'[[Antiquarium]] comunale. Ora è esposta al museo Centrale Montemartini di Roma.
 
Il palazzo, ventidue anni dopo l'inizio dei lavori, fu inaugurato, alla presenza del sovrano [[Vittorio Emanuele III]], l'11 gennaio [[1911]].<ref>Fonte: ''1911 – 2011 Il Palazzo di Giustizia. Un'architettura simbolica per Roma Capitale'', sito MIBAC, riferimenti e link in Collegamenti esterni.</ref>
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furono all'origine del soprannome popolare ''Palazzaccio'' che tuttora lo accompagna.<ref name="Touring_Roma"/><ref name="Ravaglioli">{{cita libro |autore = Armando Ravaglioli |titolo = Roma inizio secolo |serie = Collana ''Roma tascabile'' |pagina = 26 |città = Roma |editore = Newton Compton editori |anno = 1995 |isbn = 88-8183-220-8}}</ref>
 
Il progetto originale che aveva vinto il concorso prevedeva un terzo piano a tutta pianta, sotto il più ristretto volume finale di coronamento. Ma la scarsa resistenza del terreno, che si era manifestatacome già in fase diabbiamo costruzionedetto, convinse il Calderini a rinunciarvi e ad accettare a malincuore la mutazione radicale delle proporzioni dell'edificio. Calderini si sentì uno sconfitto. Dopo l'inaugurazione piovvero sull'opera, e sul suo autore, critiche tecniche e soprattutto estetiche assai pesanti, fra le quali rimase famosa quella di [[Lionello Venturi]]: "'' Il palazzo di giustizia del Calderini è una massa di travertino in preda al tetano''". Le esacerbanti critiche ricevute dal progettista perugino contribuirono a diffondere la leggenda metropolitana secondo la quale si sarebbe suicidato, quasi ottuagenario. Le cronache dell'epoca, invece, non hanno mai fatto registrarecenno talea notatale biograficaavvenimento.
 
Quando, alla fine degli [[anni 1960|anni sessanta]], le crepe e i crolli aumentarono sino ad impedirne la fruizione (salvo che per la parte dove ha sede oggi la Corte di Cassazione), fu istituita una commissione di specialisti per decidere le sorti del monumento. La maggior parte di essi si pronunciò per la demolizione dell'edificio e la conseguente creazione di un vasto giardino come ampliamento di Piazza Cavour sino al Tevere. L'altra tesi propendeva per la conservazione, seppur non funzionale a causa dei costi di restauro statico, in quanto l'edificio, pur di non esemplare architettura, costituiva comunque la testimonianza storica di un'epoca. L'enormità dei costi di demolizione previsti fece prevalere questa seconda opinione. Così l'edificio, da tempo evacuato, fu sottoposto nel 1970 ad una serie di lavori, quanto bastava solo a metterlo "in sicurezza". E così è rimasto.