Banca Romana: differenze tra le versioni

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== Storia ==
=== La Banca Romana nello Stato Pontificio ===
La ''Banca Romana'' fu costituita a [[Roma]] nel [[1834]] da investitori franco-belgi, con privilegio di emissione di [[Carta-moneta|carta-moneta fiduciaria]] nello [[Stato Pontificio]] concesso da [[papa Gregorio XVI]]. Nel [[1841]] il controllo della Banca fu acquisito da un gruppo di finanzieri romani (guidati dal banchiere [[Agostino Feoli]]) con il sostegno finanziario della [[Cassa di Risparmio di Roma]]. Nel corso degli sconvolgimenti politici del [[1848]] la Banca andò' incontro ad una grave crisi di liquidità' determinata da un fenomeno di [[corsa agli sportelli]]. Per far fronte alla crisi, nell'aprile [[1848]], il Governo dispose per tre mesi (poi rinnovati più volte) la sospensione della convertibilità' delle [[banconote]] e la loro circolazione come [[moneta legale]] a [[corso forzoso]]. Inoltre, al fine di sostenere la fiducia del pubblico nel valore delle [[banconote]], fu prevista la loro convertibilità' in Buoni del Tesoro garantiti da ipoteca su beni ecclesiastici, mentre il privilegio di emissione della Banca venne contestualmente limitato a 800.000 [[Scudo pontificio|scudi]].
 
Durante la [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]] il Governo ordinò alla Banca di stampare [[moneta legale]] per 1,5 milioni di [[Scudo pontificio|scudi]] al fine di finanziare l'erario pubblico. Successivamente, nel dicembre [[1849]], il Governo pontificio annullò tali [[banconote]], indennizzando comunque i possessori con titoli del debito pubblico di pari valore. Allo stesso tempo, non volendo riconoscere il debito contratto dalla [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica]], manifestò l'intenzione di volersi rivalere sul patrimonio della Banca, determinandone di fatto il [[fallimento (diritto)|fallimento]] (atteso che i [[Patrimonio netto|mezzi propri]] della stessa sarebbero stati largamente insufficienti ad assorbire le perdite). In considerazione delle ricadute sistemiche che si sarebbero prodotte, il Governo rinunciò tuttavia a rivalersi sulla Banca e, nell'ambito di un complessivo piano di ristrutturazione, decretò la fusione per incorporazione della stessa in un nuovo Istituto di emissione denominato [[Banca dello Stato Pontificio]].