Statuto Albertino: differenze tra le versioni

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Il significato della festa mutò durante gli anni: inizialmente era una festa liberale e vi furono incidenti perché si voleva celebrarla anche nelle chiese con il canto del ''[[Te Deum]]''. Essendo una festa civile, i vescovi si opposero e per questo furono a volte condannati.<ref>Maurilio Guasco, ''Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi'', Bari 1997, pp. 71-72</ref><ref>Esempi di arresti arbitrari sono riportati da [[Giacomo Margotti]], [http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&pg=PA193 ''Memorie per la Storia de' nostri tempi''], III serie, Torino 1865, pp. 193-203</ref><ref>Antonio Fappani, ''Il clero liberale bresciano negli anni dell'unità d'Italia'', Brescia 1968, p. 129 e sgg.</ref>. Dopo la conquista di Roma, invece la festa risorgimentale più controversa divenne il 20 settembre, ricordo della [[breccia di Porta Pia]]. Gradualmente la festa dello Statuto assunse il significato di festa della Monarchia.
 
Il cinquantenario dello Statuto fu celebrato solennemente il 4 marzo [[1898]]. La festa dello Statuto fu celebrata anche durante il periodo fascista, quando lo Statuto già era stato svuotato del suo valore.<ref>Ilaria Porciani, ''La festa della nazione: rappresentazione dello Stato e spazi sociali nell'Italia unita'', Bologna 1997.</ref>, quando però lo Statuto già era stato svuotato di gran parte del suo valore<ref>[[Paolo Febbraro]], ''Le leggi e la loro lingua'', in "Analisi Giuridica dell'Economia, Studi e discussioni sul diritto dell'impresa" 2/2013, p. 417 (doi: 10.1433/75632), giudica frutto di uno "slancio contradditorio" il fatto "che il regime fascista ha potuto governare l’Italia
per più di vent’anni senza abolire lo Statuto albertino".</ref>.
 
== Note ==