Rivoluzione francese: differenze tra le versioni

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[[File:Francesco I.jpg|thumb|[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]]<br>(opera di [[Friedrich von Amerling]], [[1832]])]]Il 20 aprile [[1792]], su proposta del re e dopo una votazione con una maggioranza schiacciante dell'Assemblea Legislativa, la Francia dichiarò guerra al [[Sovrani d'Ungheria|re di Ungheria]] e di [[Sovrani di Boemia|Boemia]], [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]] (appena succeduto al padre Leopoldo II, morto il 1º marzo): la guerra non venne dichiarata al [[Sacro Romano Impero]] e questo fu un escamotage per evitare di coinvolgere gli stati tedeschi a esso aderenti<ref>{{Cita|Tulard|p. 278|Tulard}}.</ref>; la [[Prussia]] si alleò agli austriaci il 6 giugno. I Girondini definirono questo conflitto come una guerra dei popoli contro i sovrani, una crociata per la libertà<ref>{{Cita|Lefebvre, Guyot, Sagnac|p. 110|Lefebvre, Guyot, Sagnac}}.</ref>.
 
In quel momento l'armata francese era in uno stato di totale disorganizzazione, con i soldati che avevano un morale piuttosto basso tanto che molti disertarono non appena seppero della dichiarazione di guerra, con i reggimenti stranieri di dubbia lealtà, con molti ufficiali che, essendo di estrazione nobile, erano emigrati e non erano stati rimpiazzati. Presto, tra i rivoluzionari cominciò a svilupparsi l'idea dell'esistenza di un complotto fra nobiltà, corte e chierici refrattari per abbattere la rivoluzione; questa convinzione regnava anche sul campo di battaglia e a testimoniarlo vi fu la morte del generale [[Theobald de Dillon]], ucciso dai propri uomini in seguito a una sconfitta subita nei pressi di [[Lilla (Francia)|Lille]] il 29 aprile, accusato di essere stato il responsabile della ritirata.
 
L'Assemblea, su forte pressione dei Girondini, votò tre decreti volti a prevenire e contrastare un'eventuale controrivoluzione: deportazione dei preti refrattari (27 maggio), scioglimento della Guardia reale (29 maggio) e costituzione di una Guardia nazionale provinciale per la difesa di Parigi (8 giugno). L'11 giugno il re oppose il suo veto al primo e al terzo decreto, provocando una nuova agitazione rivoluzionaria che il 20 giugno sfociò nell'attacco della popolazione al palazzo delle Tuileries; durante l'insurrezione venne trascinato un cannone lungo la rampa delle scale del palazzo, il re venne obbligato ad affacciarsi al balcone, accettò impassibile di indossare il [[berretto frigio]] (simbolo di libertà e rivoluzione) e bevve vino alla salute del popolo, ma rifiutò di ritirare il veto sui decreti. L'entrata in guerra della Prussia il 6 luglio costrinse l'Assemblea Legislativa ad aggirare il veto reale, proclamando la Patria in pericolo l'11 luglio [[1792]] e chiedendo a tutti i volontari di affluire verso Parigi.
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Sul piano militare si trattò di una vittoria poco rilevante ma l'importanza storica fu di grande portata, come sottolineò [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], fisicamente presente alla battaglia come osservatore prussiano, che scrisse: «''Di qui e oggi comincia una nuova epoca della nostra storia del mondo''». Il fatto che un esercito raccogliticcio, indisciplinato, di scarsa esperienza militare e per di più in sensibile inferiorità numerica fosse riuscito a sconfiggere l'esercito di due potenze coalizzate, infiammò l'opinione pubblica francese e ridiede credibilità all'esercito, mettendo in dubbio le capacità militari dei comandanti avversari.
 
L'avanzata delle truppe francesi proseguì con il generale [[Adam Philippe de Custine|de Custine]] che conquistò [[Spira (Germania)|Spira]] (30 settembre), [[Worms]] (5 ottobre), [[Magonza]] (21 ottobre) e [[Francoforte sul Meno]] (22 ottobre), ottenendo l'occupazione della riva sinistra del [[Reno]]. Durante queste avanzate venne occupato anche il [[Ducato di Savoia]]. L'8 ottobre Dumouriez entrò in [[Belgio]] con l'intento di togliere l'assedio alla città di [[Lilla (Francia)|Lilla]] e il 6 novembre riportò un'importante vittoria nella [[battaglia di Jemappes|battaglia di Jemmapes]] che gli permise di occupare i [[Paesi Bassi meridionali|Paesi Bassi austriaci]] che comprendevano gran parte degli attuali Belgio e [[Lussemburgo]]<ref>{{Cita|Dupuy|pp. 34-35|Dupuy}}.</ref>.
 
Ovunque i francesi riuscirono a diffondere i loro ideali rivoluzionari: la Convenzione enunciò l'idea che le [[Alpi]] e il Reno erano le frontiere naturali della Francia, decretando nel dicembre [[1792]] l'annessione di tutti i Paesi occupati; questo approccio in politica estera fu poco coerente con gli ideali della rivoluzione, la quale voleva la liberazione dei popoli; l'Inghilterra, che già in passato aveva contrastato fortemente la politica imperialista di Luigi XIV, successivamente assumerà la guida nella lotta alla Rivoluzione francese.