Rasoio di Occam: differenze tra le versioni

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== Utilizzo ==
Il ''Rasoio di Occam'', nato per la filosofia e per la cultura, è giunto alla scienza, ed è stato solitamente usato come una regola pratica per scegliere tra ipotesi che avessero la stessa capacità di spiegare uno o più fenomeni naturali osservati.
 
Siccome per ogni [[teoria]] esistono generalmente infinite variazioni egualmente compatibili con i dati, ma che in alcune circostanze predicono risultati molto differenti, il ''Rasoio di Occam'' è usato implicitamente in ogni istanza della ricerca scientifica. Consideriamo ad esempio il famoso principio di [[Isaac Newton|Newton]] "a ogni azione corrisponde una reazione uguale e opposta".
Una [[teoria]] alternativa potrebbe essere: "Per ogni azione c'è una reazione uguale e opposta, eccetto il 10 ottobre 2064, quando la reazione avrà metà intensità." Questa aggiunta, a parte la sua assurdità, violavìola il principio di Occam perché è un'aggiunta gratuita, come lo sarebbero anche delle serie di infinite altre teorie alternative. Senza una regola come il ''Rasoio di Occam'' gli [[scienziato|scienziati]] non avrebbero mai alcuna giustificazione pratica o filosofica per far prevalere una [[teoria]] sulle infinite concorrenti; la scienza perderebbe ogni potere predittivo.
 
Sebbene il ''Rasoio di Occam'' sia la regola di selezione tra teorie, non basata sull'evidenza, più ampiamente usata e filosoficamente comprensibile, ci sono oggi approcci matematici simili basati sulla [[teoria dell'informazione]] che bilanciano il potere esplicativo con la semplicità. Uno di questi approcci è l'inferenza sulla [[minima lunghezza di descrizione]] (''minimum description length'').<ref>Alberto Strumia, ''Introduzione alla filosofia delle scienze'', Bologna, ESD, 1992.</ref>
 
=== Tema dell'esistenza di Dio ===
{{vedi anche|Esistenza di Dio}}
C'è chi sostiene che, in base a un utilizzo particolare dei principi di ragionamento indotti dal ''Rasoio di Occam'', sia inutile introdurre un [[Dio]] per spiegare l'esistenza del [[mondo]].<ref>{{en}} [http://www.infidels.org/library/modern/mathew/arguments.html#occam Occam FAQ di infidels]</ref><ref name=uaar>[http://www.uaar.it/ateismo/inesistenza-di-dio/argomenti-non-credenti.html#02 <nowiki>L'[in]esistenza di Dio: gli argomenti dei non credenti</nowiki>], da ''UAAR.it''</ref>
 
Infatti alla domanda "Chi ha creato il [[Mondo (filosofia)|mondo]]?" i credenti dei principali monoteismi<ref>Ebraismo, cristianesimo e islamismo.</ref> rispondono che "Il mondo è stato creato da Dio", ma non essendoci per sua stessa definizione nulla di più potente di questo Dio e quindi nulla che possa averlo creato, ne consegue che Dio, a differenza del mondo, è sempre esistito. A questo punto se è possibile che questo qualcosa sia sempre esistito, perché non anche il mondo? La risposta alla domanda iniziale "Il mondo è stato creato da Dio, che è sempre esistito" si semplifica quindi in "Il mondo è sempre esistito", o "la [[Materia (filosofia)|materia]] è sempre esistita", è [[Causa (filosofia)|causa]] incausata.
{{quote|Ci dicono con tono grave che «non c'è [[Effetto (filosofia)|effetto]] senza causa»; ci ripetono ogni momento che «il mondo non si è fatto da sé». Ma l'universo è una causa, non è per niente un effetto. Non è per niente un'opera, non è stato per niente «fatto», poiché era impossibile che lo fosse. Il mondo è sempre esistito; la sua esistenza è necessaria. (...) La materia si muove per la sua propria energia, per una conseguenza necessaria della propria eterogeneità.|[[Paul Henri Thiry d'Holbach]], ''Il buon senso, ossia idee naturali opposte alle soprannaturali''; paragrafo 39}}
Scienziati moderni vicini al movimento del "[[nuovo ateismo]]" ([[Stephen Hawking]], [[Lawrence Krauss]], [[Richard Dawkins]]) hanno trasposto il concetto dalla filosofia (dichiarata da essi superata) alla [[fisica]] (da "l'[[universo]] è stato [[Creazionismo|creato da Dio]]" a "l'universo è nato dal [[Big Bang]]-il Big Bang è un probabile [[Fluttuazione quantistica|effetto quantistico]]-gli effetti quantistici sono sempre esistiti"), riutilizzando il rasoio''Rasoio di Occam'' in un contestato amalgama<ref>{{Cita web|url=http://www.uaar.it/news/2011/04/18/filosofia-morta-eco-replica-hawking/|titolo =La filosofia è morta? Eco replica ad Hawking|autore=Stefano Marullo |data =18 aprile 2011|editore =UAAR|accesso=2 maggio 2015}}</ref> tra [[Cosmologia (astronomia)|cosmologia scientifica]] e filosofia.<ref>[[Stephen Hawking]] e [[Leonard Mlodinow]], ''[[Il grande disegno (Hawking)|Il grande disegno]]'', traduzione di Tullio Cannillo, 1ª ed., Arnoldo Mondadori Editore, 2011 [2010], ISBN 978-88-04-61001-4.</ref><ref>[[Lawrence Krauss]], ''[[L'universo dal nulla]]. Le rivoluzionarie scoperte che hanno cambiato le nostre basi scientifiche'', traduzione di Valeria Valli, postfazione di [[Richard Dawkins]], 1ª ed., Gruppo Editoriale Macro, novembre 2013 [2012], ISBN 978-88-6229-586-4.</ref>
 
In altri termini è superfluo e quindi, secondo il rasoio''Rasoio di Occam'', sbagliato in senso metodologico, introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo. Altri - come [[Immanuel Kant]] - hanno però obiettato la riduttività della tesi, nel senso che la spiegazione corretta della realtà non è necessariamente la più semplice, quella cioè che non ha bisogno di ipotizzare l'esistenza di Dio.<ref name=uaar/><ref>Nel pensiero kantiano comunque il rasoio''Rasoio di Occam'' non avrebbe potuto "tagliare" quella necessità dell'uomo che deve assumere quel "postulato" kantiano dell'esistenza di Dio per l'azione morale diretta al bene più completo.</ref>
 
Esemplificativo della posizione di Kant è l'aneddoto che ha come protagonisti [[Pierre Simon Laplace|Laplace]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. Quando Laplace presentò la prima edizione della sua opera ''Exposition du système du monde'' ([[1796]]) a Napoleone, questi osservò: "Cittadino, ho letto il vostro libro e non capisco come non abbiate dato spazio all'azione del Creatore". A queste parole Laplace replicò seccamente:<ref>[http://www.hawking.org.uk/does-god-play-dice.html Does God Play Dice?]</ref> "Cittadino [[Primo console]], non ho avuto bisogno di questa ipotesi."
 
D'altra parte un credente, oppure uno scettico, potrebbe aggiungere che una spiegazione è per definizione un'affermazione di un principio o di una causa ritenuta necessaria per rendersi conto dell'esistenza di una determinatezza, che da sola non soddisfa i requisiti di una evidenza (di una risposta a un "perché c'è"). Se si assume il mondo come spiegazione dello stesso, nel senso che il mondo deve avere una sua causa (per esempio Dio), nulla vieta di poter spiegare l'esistenza del mondo senza ricercare la sua causa, cioè mettendo in opera il ''Rasoio di Occam'' e tagliando la causa (Dio). E non manca chi sostiene, come [[Emanuele Severino]], che tutte le cose non hanno causa, ma sono eterne ed è quindi insensato andare alla ricerca di una causa prima che riguardi l'esistenza del mondo.<ref>«''di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte – dalle più umili e umbratili alle più nobili e grandi – tutte sono eterne. Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto ad esse.''» (E. Severino, ''La strada. La follia e la gioia'' (1983), Rizzoli Bur, 2008, pp. 103-104)</ref>
 
Tuttavia i principi di razionalizzazione del ragionamento indotti da Occam, che successivamente sono stati denominati dalla critica filosofica "rasoio''Rasoio di Occam"'', non furono utilizzati da frate Guglielmo per affrontare il tema dell'esistenza di Dio. Infatti, secondo quanto esposto nelle sue due opere ''Summa totius logicae'' e ''Expositio aurea super artem veterem'', egli illustra come la realtà sia eminentemente individuale e nessun universale esista fuori dell'anima; né le "idee" di [[Platone]], né l'[[Aristotelismo|aristotelico]] e [[Tomismo|tomistico]] ''quod quid est'' (essenza identificata come fondamento oggettivo dei processi astrattivi), né le [[Duns Scoto|scotistiche]] ''formalitates''; l'[[universale]] è solo nel soggetto conoscente, operazione di classificazione degli individuali. Nella realtà individuale non v'è distinzione di essenza ed esistenza, distinzione reale tra gli accidenti e la sostanza, essendo i primi modi di concepire la sostanza, e così per le relazioni che sono quindi oggetto della [[logica]], non della [[metafisica]]. Questa concezione della [[realtà]] e questo modo d'intendere il processo conoscitivo hanno le loro corrispondenze nella [[teologia]]: quindi non viene meno il concetto di Dio, ma decade il valore delle tradizionali prove della sua esistenza; neppure il [[principio di causalità]] può essere utilizzato nella prova dell'esistenza di Dio, non essendo possibile escludere un regresso all'[[Infinito (filosofia)|infinito]].
 
Secondo Occam, Dio è solo oggetto di fede.
 
=== Rapporti tra Stato e Chiesa ===
L'ormai famoso rasoio''Rasoio di Occam'': "''Non sunt multiplicanda entia sine necessitate''" non lo troviamo in questa formulazione nei suoi scritti, bensì nella seguente più precisa se dalla pura speculazione ci rivolgiamo anche alle sue applicazioni ecclesiologiche o politiche:
bensì nella seguente più precisa se dalla pura speculazione ci rivolgiamo anche alle sue applicazioni ecclesiologiche o politiche:
{{Citazione|Si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose.||Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.<ref>Guglielmo di Ockham, ''Scritti filosofici'', a cura di A. Ghisalberti, Firenze, 1991, p. 19</ref>|lingua=la}}
 
Occam parte da un profondo rispetto del "''dominium in communi''" concesso a tutti gli uomini da Dio, dal quale procedono le "''potestates''" e gli altri diritti. Costruendo le proprie teorie politiche su questa base non ritiene possibile un'estensione del potere papale a detrimento di quanto Dio ha concesso agli uomini. Estensione significa moltiplicazione dei privilegi e delle eccezioni, delle leggi e delle istanze intermediarie tra Dio e gli uomini, in modo da poter interferire maggiormente negli affari imperiali.
 
Occam preferisce ai molti i pochi diritti della Chiesa in campo politico e accusa apertamente il papa e i curialisti di quattro eresie:
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* quarta eresia: concedere al papa il diritto di privare i re dei loro regni.
 
Se il rasoio taglia i poteri papali, rinforza quelli imperiali garantendone l'autonomia nei confronti dell'arbitrio papale. Occorre dunque correlare di eccezioni il contestatissimo versetto "''Quodcumque ligaveris super terram'', etc."<ref>Mt16, 19</ref>. Infatti questo
enunciato, pur essendo stato proferito "''generaliter''", non possiamo in alcun modo intenderlo "''generaliter sine omni exceptione''". Le eccezioni o le limitazioni al potere papale nei confronti dell'Impero sono perlomeno tre, tre nuovi tagli apportati alla pretesa "''plenitudo potestatis''":
 
* il diritto legittimo dei re, degli imperatori e di altri<ref>Mt 22,21 e Gv 18,36</ref>;
* le libertà concesse ai mortali da Dio e dalla natura<ref>Lc 11,46 e Mt 23,4</ref>: eccezione derogabile solo in caso di necessità urgente e utilità manifesta;
* il "''modus nimis onerosus et gravis in ordinando''", affinché non risulti impossibile ai sudditi del papa, ciò che era loro possibile nella libertà evangelica.
 
Quel "''modus nimis onerosus et gravis in ordinando''" è la formulazione che troviamo nel ''Breviloquium de principatu tyrannico'' e che meglio esprime ciò che qui abbiamo definito "rasoio politico di Occam": rispettare il diritto prestabilito da Dio, limitare il proprio potere allo stretto necessario, trovare le modalità giuste per esprimere il potere legittimo. Si ribadisce comunque il diritto-dovere all'obiezione ed alla critica, quando diritti e libertà di terzi vengono calpestati con le parole del "Salmo 2" (versetto 3), «''Dirumpamus vincula eorum et proiciamus a nobis iugum ipsorum.''»<ref>[http://www.pievedirevigozzo.org/07latino/sacre_scritture/antico_test/03salmi/01libr1_sal_01-10.htm Sacre Scritture - Salmi]</ref> (Spezziamo le loro catene e gettiamo via il loro giogo da noi).
 
== Note ==