Socrate: differenze tra le versioni

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== Le fonti sulla vita ==
[[File:Socrate silenico.jpg|left|thumb|Busto di Socrate come Sileno risalente all'età di Traiano. Socrate fu descritto dai suoi contemporanei, Platone, Senofonte e Aristofane, come fisicamente "brutto"<ref>Platone, ''Simposio'' 215 B-C; Senofonte ''Simposio'', IV,197; Aristofane, ''Le nuvole''.</ref>. In particolare, nel ''Simposio'' Platone lo accosta alla figura dei "[[Sileno|Sileni]]" quegli esseri propri della cultura religiosa greca, a metà tra un dèmone e un animale, che formavano i cortei del dio dell'ebbrezza, [[Dioniso]]. Ma la "bruttezza" di Socrate cela, per mezzo di una maschera, qualcos'altro: {{citazione|Alcibiade paragona Socrate a quei Sileni che nelle botteghe degli scultori servono da contenitori per le raffigurazioni degli dèi. Così, l'aspetto esteriore di Socrate, l'apparenza quasi mostruosa, brutta, buffonesca, imprudente, non è che una facciata, una maschera.|Pierre Hadot, ''Elogio di Socrate'', Genova, Il Melangolo, 1999, p.13}}]]
 
È noto il fatto che Socrate non abbia lasciato alcuno scritto per sua scelta personale perché fece dell'oralità lo strumento essenziale del suo "fare filosofia" in forma dialogica. Ricaviamo quindi il pensiero di Socrate dalle opere dei suoi discepoli, tra cui spicca soprattutto il sopraccitato [[Platone]] che fu per lungo tempo uno di essi e che condivise, negli scritti giovanili, il pensiero del maestro, a tal punto che risulta difficile distinguere il pensiero socratico da quello platonico, che acquisì poi una maggiore originalità solo nella maturità e nella vecchiaia.<ref>[[Gabriele Giannantoni]], intervento contenuto in ''Le radici del pensiero filosofico'' VI puntata: Socrate (''Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche''). Sempre Gabriele Giannantoni, nell'opera monumentale ''Socratis et Socraticorum reliquiae'' (Collegit, disposuit, apparatibus notisque instruxit. Napoli, Bibliopolis, 1990, 4 voll.) ha raccolto le notizie e le fonti sulla figura storica di Socrate, incluso materiale attribuito a Eschine Socratico, Antistene e altri suoi contemporanei che lo avrebbero direttamente conosciuto.</ref><ref>Secondo Vlastos i dialoghi platonici sono comunque una fonte attendibile, perché tendono a riflettere l'immagine del vero Socrate. Giovanni Reale poi spiega in ''Socrate'' (v. bibliografia) i motivi per cui l'''[[Apologia di Socrate]]'' sia da considerare un testo fedele e attendibile. [[Giovanni Reale]] in varie opere ha offerto un'interpretazione di Socrate basata sul raffronto tra la filosofia greca prima e dopo Socrate: da tale confronto risulta così evidente, l'importanza attribuita da Socrate all'[[anima]] umana, l'attenzione rivolta ora alla dimensione interiore della persona, mentre prima era rivolta esclusivamente allo studio della natura e a stabilire i principi primi del cosmo (''[[archè]]'').</ref>
 
Un'altra fonte della vita e del pensiero di Socrate è rappresentata dalle opere cosiddette socratiche ''[[Apologia di Socrate (Senofonte)|Apologia di Socrate]]'' (Aπολογία Σωκράτους), ''[[Simposio (Senofonte)|Simposio]]'' (Συμπόσιον), ''[[Memorabili|Detti memorabili di Socrate]]'' (Άπομνευμονεύματα Σωκράτους) dello storico [[Senofonte (storico)|Senofonte]] discepolo di Socrate<ref>[[Diogene Laerzio]] racconta che Socrate avesse sbarrato la strada a Senofonte incontrato in un vicolo per domandargli come si potesse divenire virtuosi e al silenzio di Senofonte lo invitò a seguirlo. Lo stesso Diogene Laerzio e [[Strabone]] in un aneddoto, risultato falso, raccontano che Senofonte avrebbe salvato la vita a Socrate nella battaglia di Delio del [[424 a.C.]] (Cfr. [[Arnaldo Momigliano]], ''Enciclopedia Italiana'' (1936) alla voce "Senofonte")</ref> che la storiografia ottocentesca ha apprezzato per le notizie sulla vita del maestro mentre quella novecentesca le ha considerate di scarso interesse soprattutto se confrontate alle opere platoniche.<ref>«Ci rappresentano il filosofo rimpicciolito e immeschinito, per dir così, a immagine e somiglianza di Senofonte.» (In ''Enciclopedia Treccani'' alla voce "Senofonte"</ref> Dalle opere di Senofonte dedicate al maestro complessivamente l'immagine di Socrate che emergerebbe sarebbe quella di un uomo virtuoso e morigerato, cittadino modello, timorato degli dei, instancabile nel predicare la virtù e nell'esortare i giovani all'obbedienza verso i genitori e alle leggi dello Stato.<ref name="ReferenceA">Anna Santoni, Introduzione a: ''Senofonte, Memorabili'', a cura di A. Santoni, Milano 1997</ref> «La critica più recente guarda tuttavia con maggiore equilibrio agli scritti senofontei, riconoscendogli chiarezza e coerenza; la figura di Socrate che se ne ricava spicca per il carattere morale e una certa forma di ascetismo. Molto spazio viene dedicato all'intellettualismo socratico e alle nozioni di bene e di virtù, nonché alla dialettica del maestro...»<ref>''Enciclopedia Treccani'' in ''Dizionario di filosofia'' (2009) alla voce "Senofonte"</ref>
[[File:Socrates in a basket.jpg|thumb|Socrate nella cesta nella commedia ''Le nuvole'' di Aristofane. Stampa del [[XVI secolo]]]]
 
Un'altra testimonianza la troviamo ne ''[[Le nuvole (Aristofane)|Le nuvole]]'', [[commedia]] di [[Aristofane]] dove Socrate viene rappresentato come veniva visto da alcuni ad [[Atene]] e cioè come un pedante seccatore perso nelle sue discussioni astratte e campate in aria. Aristofane infatti mostra Socrate dentro una cesta che cala dalle nuvole mentre è tutto intento a delle ricerche strambe e ridicole, come calcolare quanto è lungo il salto della [[pulce]], o quale sia l'origine del ronzio delle [[zanzara|zanzare]]. Aristofane vuole evidentemente fare una caricatura di queste ricerche naturalistiche che egli impropriamente attribuisce a Socrate, e anche avvertire che chi si dedica allo studio della [[natura]] in genere è un [[ateo]], che rigetta la [[religione]] tradizionale, nella sua commedia ridicolmente sostituita dal [[culto]] delle Nuvole.
 
Testimone del pensiero socratico è [[Aristotele]] che però risulta poco attendibile poiché egli tende a esporre il pensiero dei filosofi precedenti interpretandolo secondo il suo personale punto di vista, operando distorsioni e fraintendimenti sui concetti originali. Aristotele infatti, presenta la dottrina socratica come incentrata, in un primo tentativo fallito, nell'individuare la [[definizione]] del concetto. A questo, secondo Aristotele, mirava la ricerca che si esprimeva nel continuo interrogare (''ti estì'', "che cos'è?") che Socrate effettuava nel dialogo: la definizione precisa della cosa di cui si stava parlando. In particolare Aristotele attribuiva a Socrate la scoperta del metodo della definizione e [[induzione]], che considerava l'[[essenza (filosofia)|essenza]] del [[metodo scientifico]]. Stranamente però, Aristotele affermava pure che tale metodo non fosse adatto all'[[morale|etica]]. Socrate invece avrebbe erroneamente applicato questo suo metodo all'esame dei concetti morali fondamentali del tempo, come ad esempio le [[virtù]] di ''[[pietà (sentimento)|pietà]]'', ''[[saggezza]]'', ''[[temperanza]]'', ''[[coraggio]]'', e di ''[[giustizia]]''.<ref>Da qui deriva l'interpretazione di [[Nietzsche]] che concepisce Socrate in senso aristotelico come l'iniziatore dello [[spirito apollineo]], del pensiero logico-razionale.</ref>
 
Probabilmente Socrate frequentò il gruppo degli amici di [[Pericle]] e conobbe le dottrine dei filosofi naturalisti [[Ionia|Ionici]] di cui apprezzava in particolare [[Anassimandro]], fattogli conoscere da [[Archelao (filosofo)|Archelao]]. Nel [[454 a.C.]] essendo presenti ad Atene [[Parmenide]] e [[Zenone di Elea]], Socrate ebbe modo di conoscere la dottrina degli [[eleati]] come pure fu in rapporti con i sofisti [[Protagora]], [[Gorgia]] e [[Prodico]].
 
Si sa che fu molto interessato al pensiero di [[Anassagora]] ma se ne allontanò per la teoria del ''Nous'' ("Mente") che metteva ordine nel caos primigenio degli infiniti semi. Secondo alcuni interpreti Socrate pensava che questo principio ordinatore dovesse essere identificato con il sommo principio del Bene, un principio morale alla base dell'[[universo]], ma quando invece si accorse che per Anassagora il Nous doveva invece rappresentare un principio fisico, una forza [[materia (filosofia)|materiale]], ne fu deluso e abbandonò la sua dottrina.
 
== Biografia ==