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In [[Erodoto]] il peso della tradizione logografica si fa ancora sentire, specialmente nella prima parte dell'opera, nell'impostazione per singoli ''lògoi'', cioè per sezioni su base etnica e territoriale, anche se essa appare contemperata dall'esigenza di presentare un evento come le guerre tra [[Grecia antica|Greci]] e [[Persia]]ni (combattute fra il 490 ed il 478 a.C.) nel contesto di una visione generale dell'uomo e della storia. Un primo enunciato di metodo si incontra nel proemio delle ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'':
 
{{Citazione|Questa è l'esposizione delle ricerche [''historìes''] di Erodoto di Alicarnasso, perché le imprese compiutedegli dauomini partecol degli uominitempo non siano con il passare del tempo dimenticate;, né le operegesta grandi e meravigliose compiutecosì siadei daGreci Ellenicome siadei daBarbari barbaririmangano restino prive disenza gloria;, e inoltre per mostrare per qualequal motivo vennero causaa combatteronoguerra fra loro.|[[Erodoto|Erodoto di Alicarnasso]], ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'', I proemio}}
 
In questo breve proemio, la comparsa del termine ''historìes'' (da connettere con la radice ''id-'' di "vedere", il cui perfetto ''òida'' assume il significato di "ho visto", quindi "conosco", "so") rende l'idea di una ricerca condotta in preparazione dell'opera: una ricerca che poteva abbracciare avvenimenti, tradizioni etnografiche, resoconti di viaggi, notizie geografiche, ma che, per il fatto stesso di sussistere, prendeva le distanze dall'oralità dei rapsodi e dei poeti lirici. Anche i [[rapsodo|rapsodi]] ed i [[poeta|poeti]] erano animati dal desiderio di non lasciare che si oscurasse la fama delle gesta compiute, ma la memoria collettiva tramandata da [[Erodoto]] è frutto di una indagine razionale che, pur non escludendo la dimensione religiosa del mito, pur registrando tradizioni e notizie stravaganti, ha messo in salvo una quantità enorme di preziosi materiali che costituiscono ancora oggi la fonte principale per lo studioso delle guerre persiane.
Di questa attitudine documentaria apparirà consapevole Erodoto stesso, quando, dopo aver presentato le origini mitiche del conflitto tra [[Grecia antica|Greci]] e popoli dell'[[Asia]], esprimeva una prima professione di imparzialità nel narrare gli avvenimenti:
 
{{Citazione|[3]Questo Questedunque cose raccontano inarrano Persiani e i Fenici. MaIo ioper nonparte intendomia parlarenon distarò questea cose,discutere se cioè questi fatti si siano svolti incosì questoo modoin oaltra diversamentemaniera, ma, dopo avereaver indicatosegnalato colui delche qualea quanto io so chepersonalmente fu il primo a compieredare inizio ad azioni ingiusteoffensive contro i Greci, continueròandrò avanti nel mio racconto, trattando ugualmente delle città piccole e delle grandi città degli uomini. [4] InfattiPerché quelle che anticamentein eranopassato furono grandi sonoper perlopiùla diventatemaggior parte sono divenute piccole, mentree quelle che ai miei tempi erano grandi eranoun primatempo erano state piccole. SapendoBen sapendo dunque che la prosperitàfortuna umana non resta mai nelferma medesimonello stesso luogo, ricorderò ugualmente ledelle une e ledelle altre farò ugualmente menzione.|[[Erodoto|Erodoto di Alicarnasso]], ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'', I 5, 3-4}}
 
Il definitivo superamento della [[Logografia (storia)|tradizione logografica]] si ebbe, alla fine del [[V secolo a.C.]], con le ''[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Storie]]'' che l'ateniese [[Tucidide]] dedicò ai primi vent'anni alla [[guerra del Peloponneso]] (431-411 a.C.), facendovi precedere una breve sintesi della più antica storia del mondo greco (la cosiddetta ''[[archeologia]]'') e un'ampia trattazione delle cause del conflitto, attraverso una dettagliata indagine del cinquantennio precedente. Tucidide si proponeva di ricostruire, attraverso un'indagine molto rigorosa, i fatti nella loro effettiva realtà, escludendo il favoloso e il soprannaturale e rifiutando programmaticamente ogni abbellimento retorico, fatta eccezione per discorsi fittizi, nei quali cercò di ricostruire il ''senso generale'' delle parole effettivamente pronunciate. In questo modo egli fondò la cosiddetta storiografia ''pragmatica'', che non intendeva fornire semplicemente un'interpretazione del passato, ma, pretendendo di avere individuato una serie di costanti nella natura umana e nel suo operato, si autoproclamava un'''acquisizione per sempre'', ossia un mezzo valido per comprendere ogni realtà futura e agire di conseguenza.