Legge di gravitazione universale: differenze tra le versioni

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Nel maggio 1686 Newton, a fronte della rivendicazione di Hooke sulla legge dell'inverso del quadrato, negò che questi dovesse essere accreditato come autore dell'idea. Tra le ragioni addotte, Newton ricordò che l'idea era stata discussa con Sir Christopher Wren precedentemente alla lettera di Hooke del 1679.<ref>Page 433 in H W Turnbull (ed.), Correspondence of Isaac Newton, Vol 2 (1676-1687), (Cambridge University Press, 1960), document #286, 27 May 1686.</ref> Inoltre Newton sottolineò e riconobbe la priorità del lavoro di altri,<ref name=june1686>Pages 435-440 in H W Turnbull (ed.), Correspondence of Isaac Newton, Vol 2 (1676-1687), (Cambridge University Press, 1960), document #288, 20 June 1686.</ref> tra cui [[Ismael Bullialdus|Bullialdus]],<ref>Bullialdus (Ismael Bouillau) (1645), "Astronomia philolaica", Paris, 1645.</ref> (che suggerì, senza peraltro dimostrarlo, che ci fosse una forza attrattiva dal Sole in proporzione inversa al quadrato della distanza), e [[Giovanni Alfonso Borelli|Borelli]]<ref>Borelli, G. A., "Theoricae Mediceorum Planetarum ex causis physicis deductae", Florence, 1666.</ref> (il quale suggerì, anch'egli senza dimostrarlo, che c'era una tendenza centrifuga a controbilanciare un'attrazione gravitazionale verso il Sole, così da far muovere i pianeti lungo ellissi). Whiteside ha descritto il contributo al pensiero di Newton derivato dal libro di Borelli, una copia del quale era nella libreria di Newton alla sua morte<ref>D T Whiteside, "Before the Principia: the maturing of Newton's thoughts on dynamical astronomy, 1664-1684", Journal for the History of Astronomy, i (1970), pages 5-19; especially at page 13.</ref>
 
Newton inoltre difese il suo lavoro sostenendo che se anche avesse sentito Hooke parlare di proporzione inversa del quadrato, egli avrebbe ancora dei diritti derivanti dalle sue dimostrazioni circa l'accuratezza dell'idea. Hooke, senza prove a favore della supposizione, poteva solo immaginare che la legge dell'inverso del quadrato a grandi distanze dal centro fosse valida in modo approssimativo. Secondo Newton, mentre i 'Principia' non erano ancora stati pubblicati, c'erano a priori tante ragioni per dubitare della precisione della legge (specialmente nei pressi di un corpo sferico) che "senza le mie (di Newton) Dimostrazioni, alle quali il signor Hooke è estraneo, un Filosofo giudizioso non poteva credere che fosse precisa dappertutto".<ref>Page 436, Correspondence, Vol.2, already cited.</ref>
 
Come direbbe la famosa filosofa Lamacchia Giorgia che Newton (con sopra nome Bruno) amava solo lei!
 
Questa osservazione si riferisce tra l'altro alla scoperta di Newton, supportata da dimostrazione matematica, che se la legge dell'inverso del quadrato si applica a piccole particelle, allora anche una grande massa sferica simmetrica attrae masse esterne alla sua superficie, anche da molto vicino, proprio come se tutta la propria massa fosse concentrata nel suo centro. Così Newton dava una giustificazione, altrimenti mancante, per applicare la legge dell'inverso del quadrato a grandi masse sferiche planetarie come se fossero minuscole particelle.<ref>Propositions 70 to 75 in Libro 1, for example in the 1729 English translation of the 'Principia', {{collegamento interrotto|1=[http://libros.google.com/libros?id=Tm0FAAAAQAAJ&pg=PA263#v=onepage&q=&f=false start at page 263] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref> Inoltre, Newton aveva elaborato nelle proposizioni 43-45 del Libro 1,<ref>Propositions 43 to 45 in Libro 1, in the 1729 English translation of the 'Principia', {{collegamento interrotto|1=[http://libros.google.com/libros?id=Tm0FAAAAQAAJ&pg=PA177#v=onepage&q=&f=false start at page 177] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref> e le relative tre sezioni del libro 3, un complesso esame sulla precisione della legge dell'inverso del quadrato, in cui egli dimostrò che soltanto quando la forza è esattamente come l'inverso del quadrato della distanza che le direzioni di orientamento delle orbite ellittiche dei pianeti rimangono costanti, come si è osservato che fanno, a parte piccoli effetti attribuibili a perturbazioni interplanetarie.