Epigramma: differenze tra le versioni

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===Origini===
Nella letteratura classica l'epigramma - dal [[Lingua greca|greco]] {{polytonic|ἐπί-γράφω}} (letteralmente: "scrivere su", "scrivere sopra") - era un'iscrizione funeraria o commemorativa, destinata ad essere incisa su materiali durevoli quali la pietra e il [[bronzo]]: da questa circostanza derivava il carattere della brevità, conservatosi anche quando l'epigramma divenne un vero e proprio [[genere letterario]] in [[Ellenismo|età ellenistica]] e [[letteratura bizantina|bizantina]], trattando temi diversi. In [[Impero romano|epoca imperiale]] l'epigramma assunse anche un carattere [[Satira|satirico]] <ref> Un ottimo ''excursus'' è quello di G. Tarditi, ''Epigrammatici (Poeti)'', in ''Dizionario degli scrittori greci e latini'', diretto da F. Della Corte, Milano 1987, vol. II, pp. 797-820. </ref>.<br>
Tra le prime attestazioni di epigrammi si ritrova l'[[epigrafe]] incisa sulla cosiddetta ''[[coppa di Nestore]]'' (seconda metà dell'[[VIII secolo a.C.]]), nella quale un [[trimetro giambico]] precede due [[esametri]] epici:
{{citazione| Di Nestore io son la bella coppa:<br>
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desiderio d'Afrodite coronata | trad. A. D'Andria}}
A partire dal [[V secolo a.C.]] venne, però, quasi sempre adoperato il [[distico elegiaco]], che si compone di un esametro e di un [[pentametro]].<br>
Sebbene la tradizione faccia risalire ad [[Omero]] la composizione di epigrammi <ref> Nella pseudo-erodotea ''Vita Homeri'' si ritrovano 17 componimenti del genere, chiaramente pseudepigrafi, compresi tra due e 23 versi. </ref>, le attestazioni più antiche non risalgono oltre l'[[VIII secolo a.C.]]. Il metro adoperato era prevalentemente il distico elegiaco, che sarebbe stato usato per la prima volta da [[Archiloco]] e che divenne in seguito il verso tipico della poesia epigrammatica. Famosi furono, in età classica, gli epigrammi di [[Simonide di Ceo]], [[V secolo a.C.]], tra i quali quelli in cui si celebrano le gesta e la gloriosa morte dei combattenti caduti nella [[battaglia di Maratona]] e di quelli delle [[Battaglia delle Termopili|Termopili]] <ref> Sui cosiddetti epigrammi simonidei, cfr. J. H. Molyneux, ''Simonides. A historical study'', London 1992, pp. 81-96 e 147-211.</ref>, e gli epigrammi attribuiti a [[Platone]].
===Epigramma ellenistico===
Tuttavia, il genere epigrammatico conobbe il suo periodo di massimo splendore in [[età alessandrina]]: è proprio durante questo periodo, infatti, che l'epigramma diede i suoi frutti più squisiti, con poetesse e poeti come [[Anite di Tegea]], [[Nosside]], [[Teocrito]], [[Asclepiade di Samo]], [[Meleagro di Gadara]], [[Posidippo di Pella]]<ref> Nella vasta letteratura sull'epigramma ellenistico, cfr. almeno P. Bing, J. S. Bruss, ''Brill's companion to Hellenistic epigram'', Leiden, Brill, 2007. </ref>: tra l'altro, questi poeti portarono la classica iscrizione dedicatoria ad una specializzazione e variazione tematica notevole, dall'epitimbio (epigramma sepolcrale propriamente detto) all'anatema (epigramma dedicatori), dall'epigramma erotico (od omoerotico) a quello scoptico (di tipo satirico, spesso con attacchi politici, come in Alceo di Messene, o critico-letterari, come negli stessi [[Callimaco]] ed [[Asclepiade di Samo]]). Un particolare tipo di epigramma, squisitamente alessandrino, molto utilizzato, è l'[[ecfrasi]] (dal gr. έκφρασις, descrizione elegante), con la quale il poeta vuole descrivere luoghi e opere d'arte, composta con stile virtuosisticamente elaborato in modo da gareggiare in forza espressiva con la cosa stessa descritta: tra le più note sono le ecfrasi di Posidippo di Pella.
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[[File:Martialis.jpg|thumb|upright=1.5|[[Marco Valerio Marziale]]]]
Tra gli [[letteratura latina|scrittori latini]] furono scrittori di epigrammi [[Quinto Ennio]] o [[Gaio Lucilio]], del quale alcuni frammenti satirici richiamano per forma l'epigramma. Fu, comunque, in età cesariana che l'epigramma divenne un genere ampiamente coltivato a Roma, con i ''poetae novi'': oltre a [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]] che usò i [[Distico elegiaco|distici elegiaci]], abbiamo testimonianza di epigrammi di Ticida, [[Licinio Calvo|Calvo]], [[Valerio Catone]], che li utilizzarono tutti non solo come espressione fulminea ed intensa di sentimenti, ma anche come pungente attacco ai politici dell'epoca.<br>
In età imperiale, sono pervenuti circa settanta epigrammi di tipo filosofico-autobiografico attribuiti (con molti dubbi) a [[Seneca]], anche se l'autore latino meglio noto e valente risulta soprattutto [[Marco Valerio Marziale|Marziale]] che, con tono arguto, pungente e veloce utilizzò, come Catullo, il metro distico o l'[[endecasillabo falecio]] <ref> Cfr. lo studio dei modelli di Marziale nel classico O. Autore, ''Marziale e l'epigramma greco'', Palermo 1937. </ref>.<br>
In questo periodo, comunque, l'epigramma greco, pur non conoscendo soluzioni di continuità, ebbe un regresso di ispirazione: la fioritura tardorepubblicana e giulio-claudia dell'epigramma è testimoniata da una corrente che si potrebbe definire "retorica", con retori-poeti greci operanti a Roma, spesso alla corte dei [[Dinastia giulio-claudia|Giulio-Claudi]], come Crinagora, [[Marco Argentario]], [[Filippo di Tessalonica]], [[Antifilo di Bisanzio]]<ref>Cfr. E. Degani, ''L'epigramma'', in ''Lo spazio letterario della Grecia antica'', a cura di G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza, I/2, Roma, Salerno Editrice, 1993, pp. 228-231.</ref>.<br>
In seguito, gli epigrammisti furono anche antologisti: ad esempio, [[Stratone di Sardi]], in età adrianea, compose epigrammi ed una raccolta tematica, la ''Musa Puerilis'' ({{lang|grc|Μοῦσα Παιδική}}), di contenuto pederotico, o ancora, sempre tematicamente organizzata, ma anche per metri, fu la ''Pammetros'' ({{lang|grc|Πάμμετρος}}) di [[Diogene Laerzio]], del III secolo, da cui lo stesso autore incluse epigrammi funebri per i filosofi nelle sue ''Vite''. Infine, il ''Ciclo di nuovi Epigrammi'' ({{lang|grc|Κύκλος τῶν νέων ἐπιγραμμάτων}}), di [[Agatia]], in età giustinianea<ref>Cfr. E. Degani, ''L'epigramma'', in ''Lo spazio letterario della Grecia antica'', a cura di G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza, I/2, Roma, Salerno Editrice, 1993, p. 233.</ref>, che preserva gli epigrammisti del secolo precedente e contemporanei all'autore, tra i quali spicca [[Paolo Silenziario]], con cui l'epigramma entra nel Medioevo.
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Gli antichi epigrammisti vennero imitati nel [[XV secolo|Quattrocento]] da [[Angelo Poliziano]] e dal [[Jacopo Sannazaro|Sannazaro]] e nel [[XVI secolo|Cinquecento]] dall'[[Luigi Alamanni|Alamanni]], che nei suoi ''Epigrammi'' riproduce il distico elegiaco con una coppia di endecasillabi a rima baciata o a rima zero<ref>Sull'epigramma italiano fino all'Ottocento, cfr. J. Hutton, ''The Greek Anthology in Italy to the year 1800'', New York 1935.</ref>.<br />
[[File:Nicolas Boileau.jpg|thumb|upright=1.0|[[Nicolas Boileau]]]]
Dal [[Seicento]] si distinsero, per i loro epigrammi, a carattere satirico e politico, soprattutto i francesi del "secolo d'oro" e del primo [[Illuminismo]], quali [[Nicolas Boileau|Boileau]], [[Jean Racine|Racine]], [[Voltaire]] e [[Jean-Baptiste Rousseau]] <ref> Sull'epigramma in Francia in età moderna, cfr. J. Hutton, ''The Greek Anthology in France and in the Latin writers of the Netherlands to the year 1800'', New York 1946.</ref>.<br />
Un celebre poeta statunitense vissuto tra il 1868 e il 1950, [[Edgar Lee Masters]], è l'autore dell'[[Antologia di Spoon River]], che racchiude centinaia di epigrammi, i quali raccontano la vita degli abitanti dei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a [[Springfield (Illinois)|Springfield]] nell'[[Illinois]]. Gli epigrammi da lui composti narrano la vita di persone comuni, come quelli di [[Posidippo di Pella]]: da essi possiamo ricavare le caratteristiche delle persone descritte e capire il loro modo di vivere <ref> Cfr. O. Murphy, ''The Dialogical Voices of Edgar Lee Masters' Spoon River Anthology'', in "Studies in the Humanities", n. 15 (1988), pp. 13-32. </ref>.<br>
In epoca contemporanea usano l'epigramma [[Pier Paolo Pasolini]] in ''Umiliato e offeso,'' composto di un distico a rima baciata simile all'[[alessandrino (metrica)|alessandrino]], [[Franco Fortini|Fortini]] in "L'ospite ingrato", e in ''[[Carlo Bo]]./No'', dove ''Carlo Bo'' è il titolo e il monosillabo "no" costituisce il testo: è la più breve poesia [[Lingua italiana|italiana]] che sia stata concepita fino ad ora. Titolo e testo formano inoltre una [[rima]] tronca, di un carattere comico che s'addice perfettamente alla struttura e al genere epigrammatico. Un altro epigramma contemporaneo è quello di [[Ennio Flaiano]]: "[[Elémire Zolla]]/preferisco la folla". Questi esempi di Fortini e di Flaiano mostrano che l'epigramma è spesso utilizzato come formulazione icastica di un'opinione critica e, oggi, quasi sempre sostituito dall'aforisma.<br>
 
== Note ==