Giornata dell'Aspromonte: differenze tra le versioni

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Sopraggiunse dalle linee del [[Regio Esercito]] il tenente Rotondo a cavallo: senza salutare intimò a Garibaldi la resa. Il Generale lo rimproverò e lo fece disarmare. Intervenne allora il comandante colonnello Pallavicini che ripeté la richiesta, ma dopo essere sceso da cavallo, parlandogli all'orecchio e con la dovuta cortesia. Tra i bersaglieri Garibaldi riconobbe soldati ed ufficiali che erano stati con lui in campagne precedenti: li vide rattristati e contriti.
 
Il Generale venne adagiato su una barella di fortuna e trasportato a braccia in direzione di Scilla. A tarda sera venne ricoverato nella capanna di un pastore di nome Vincenzo, bevve brodo di capra e dormì su un letto improvvisato fatto dei cappotti offerti dagli ufficiali del suo Stato Maggiore. All'alba riprese la marcia e il Generale venne riparato dal sole con un improvvisato ombrello di rami d'alloro. Arrivati verso le 14 del giorno 30 nella grande spiaggia di Marina grande di Scilla, dove, nonostante l'occupazione militare, l'intera popolazione si era concentrata, Garibaldi venne coricato con cautela su un letto e, tramite un paranco sospeso a delle funi, lentamente sollevato a bordo del Duca di Genova, la stessa nave militare italiana che si trovava nel porto di Catania al momento della partenza per la costa continentale. L'operazione non fu facile, tanto che lo stesso Garibaldi dovette aiutarsi reggendosi con le mani ad una corda. Sul suo volto triste ma sereno nulla trapelò per la mancata accettazione della sua richiesta relativa alla nave inglese. Tanto meno sembrò turbato per non essere stato portato in qualche ospedale della zona. Assisteva, dalla tolda della Stella d'Italia, il generale Cialdini incaricato straordinario della direzione politica e militare della Sicilia, e che il 26 agosto, incontrando a Napoli la Marmora, si era riservato anche il comando della zona dove operava Garibaldi. Cialdini non si degnò neppure salutare il vinto, il che testimonia l'ostilità con la quale l'avventura era stata vaccolta dai moderati. Garibaldi nelle sue memorie cercò di giustificare il comportamento governativo asserendo che da Torino la preda la si voleva vicino al sicuro. A bordo oltre ai tre medici del seguito, fu permesso di seguire Garibaldi al fiiglio Menotti ed ad alcuni suoi ufficiali, tra cui Bruzzesi, Cattabeni, Enrico Cairoli e Nullo. Gli altri volontari fatti prigionieri furono portati a Gaeta e da qui trasportati sul piroscafo Italia e rimorchiati fino a La Spezia dalla fregata Garibaldi, indi smistati in varie prigioni del nord Italia.
 
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== La permanenza del Garibaldi in fortezza ==