Progetto:WikiDonne/Condizione economica femminile: differenze tra le versioni

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Recenti studi [[statistica|statistici]] sulla '''condizione economica femminile''' affermano che il grado di [[povertà]] femminile è superiore a quello degli uomini (''impoverimento'') e che tra i poveri il numero delle [[donna|donne]] in condizioni disagiate è superiore a quello degli uomini (''femminilizzazione della povertà'')
{{q|''...un recente studio del Parlamento Europeo, [...] rileva come il rischio povertà con figli a carico sia più alto rispetto agli uomini nella stessa situazione: 19% contro il 17 %. Le percentuali di povertà delle donne varia notevolmente nei diversi paesi membri dal 7% della Danimarca al 30% in Romania. In Italia il 24 %. In Europa si contano 123 milioni di persone che rischiano la povertà. Sebbene il numero delle donne sia stabilmente superiore, circa 65.1 milioni contro i 58.8 milioni di uomini, tra il 2008 e il 2013 si evidenzia anche un progressivo aumento del rischio miseria per gli uomini, di circa 3,6 milioni in più rispetto agli anni precedenti, secondo ultimi dati Eurostat. Impressionante è il dato riguardante le persone che al momento sono prive di beni materiali essenziali in Europa : 47,6 milioni. Dall’inizio della crisi sono cresciute di circa 6 milioni in Ue, e le donne sono le più colpite anche in questo caso, 2,2 milioni in più del genere maschile.'' <ref>[https://eastwest.eu/it/opinioni/european-crossroads/ue-la-poverta-e-donna ''La vita delle donne e degli uomini in Europa. Un ritratto statistico'' Edizione 2017]</ref>}}
 
[[File:Povertà.jpg|thumb|Nomade mendicante in una via di Roma]]
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===Povertà ed esclusione sociale===
Le donne sono svantaggiate in diversi aspetti della [[Società (sociologia)|vita sociale]] ed economica, soltanto in termini di [[aspettativa di vita]] esse superano gli uomini. Spesso il disagio consiste in una vera e propria violazione dei diritti delle donne.
{{q|''La povertà e l'esclusione sociale delle donne sono una violazione dei [[Diritti dell'Uomo]]. È questa una delle conclusioni della relazione presentata da Anna Záborská, socialista [[Slovacchia|slovacca]], che solleva anche il problema della disparità dei salari e dell'occupazione tra uomini e donne. È rilevato inoltre che le donne guidano l'85% delle famiglie monoparentali e rappresentano i due terzi della popolazione di età superiore ai 65 anni. Entrambi questi gruppi patiscono in modo particolare la povertà.'' <ref>[http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/014-1330-286-10-41-902-20051007IPR01172-13-10-2005-2005-true/default_it.htm in: Parlamento Europeo - Attualità - Servizio Stampa] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071017065914/http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/014-1330-286-10-41-902-20051007IPR01172-13-10-2005-2005-true/default_it.htm |data=17 ottobre 2007 }}</ref>}}
 
==="Il soffitto di cristallo"===
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===La disoccupazione femminile===
I dati forniscono elementi che confermano tali analisi: infatti, le donne costituiscono il 70% dei poveri del mondo e hanno, in media, il 90% dello [[retribuzione|stipendio]] di un uomo a parità di [[lavoro]], [[educazione]] e [[formazione]].
Il numero delle donne presenti sul mercato del lavoro, siano esse occupate o in cerca di occupazione, è 1/3 della forza-lavoro riconosciuta, ma il lavoro effettivamente svolto dalle donne a livello mondiale, rappresenta il 2/3 del totale <ref> ''Dati globali [[ISTAT]], Statistiche in breve'' Comunicato stampa del 5 luglio 2007</ref>.
 
Il tasso di disoccupazione femminile in Italia è più elevato ({{chiarire|circa 4%|scostamento? dato assoluto?}} Istat, 2005) di quello maschile. Il [[tasso di occupazione]] femminile è nettamente inferiore a quello maschile, risultando occupate nel 2010 solo circa 46 donne su 100, contro una percentuale del 67% degli uomini<ref name=istat-occupati2010>{{Cita web |url=http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110401_00/testointegrale20110401.pdf |titolo=Istat: Occupati e disoccupati, Anno 2010 |accesso=7 marzo 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304090208/http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110401_00/testointegrale20110401.pdf |dataarchivio=4 marzo 2016 |urlmorto=sì }}</ref>. Nel Mezzogiorno le differenze sono più accentuate e l'occupazione delle donne arriva a appena a superare il 30%. Il [[tasso di inattività]] è, di contro, molto alto, arrivando a sfiorare la metà di tutta la popolazione femminile in età lavorativa.<ref>[http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_TAXINATT1Tra Dati Istat]</ref> le principali cause di questo fenomeno va citata l'indisponibilità per motivi familiari, motivazione che è quasi inesistente per la popolazione maschile<ref name=istat-occupati2010/>. Ad esempio il 15% delle donne dichiara di aver abbandonato il posto di lavoro a causa della nascita di un figlio. Spesso si tratta di una scelta imposta, infatti in oltre la metà dei casi sono state licenziate o messe in condizione di lasciare il lavoro perché in gravidanza<ref name=istat-rapporto-sintesi2010>{{Cita web |url=https://www.istat.it/it/files/2016/05/Avvio2010-edizione2011.pdf |titolo= Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2010. Sintesi |sito= [[ISTAT]] |formato = pdf |accesso=15 ottobre 2018}}</ref>.
 
===La pianificazione della gravidanza===
«''Ma è altrettanto sconvolgente scoprire quali sono gli effetti della povertà sulle donne, che non possono permettersi una pianificazione familiare [...]. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nei paesi in via di sviluppo il 43 per cento delle gravidanze sono impreviste e non desiderate. In un anno, 89 milioni di donne restano incinte senza pianificarlo, 48 milioni ricorrono all’interruzione volontaria della gravidanza, dieci milioni abortiscono per altre cause. Il numero dei bambini nati morti raggiunge un milione [...]. E’ nelle aree povere, soprattutto nelle zone rurali, che la gran parte delle adolescenti restano incinte. Ancora una volta, il 95 per cento dei casi è registrato nei paesi poveri.'' <ref>Giampaolo Cadalanu, ''Disuguaglianze in crescita nel mondo, le donne prime vittime della povertà'', ''La Repubblica'', 18 ottobre 2017</ref>
Le occupazioni delle donne nel mercato del lavoro rappresentano in gran parte prolungamenti delle attività eseguite in [[famiglia]], delineando settori lavorativi ampiamente femminilizzati e sottovalutati. Questo porta ad un aumento dell'informalizzazione dei lavori, un processo che porta alla [[deregolamentazione]] e alla [[precariato|precarizzazione]] dei lavori una volta protetti, in particolar modo per le donne che sono maggiormente protagoniste nei lavori part-time, in nero, a redditi minimi o in imprese familiari. <ref>[http://bancadati.anpalservizi.it/bdds/download?fileName=C_21_Strumento_4916_documenti_itemName_0_documento.pdf&uid=54f0d288-ea3e-4cf6-afc9-c6d387095124 International Labour Office, p.4]</ref>
 
===Rappresentatività politica e dirigenziale===
Si ritiene che uno degli elementi che favoriscono la povertà delle donne sia una profonda discrepanza tra i diritti garantiti a livello politico e quelli effettivamente praticati nella convivenza civile, sottolineando particolarmente l'impossibilità di ottenere la proprietà delle terre, concessione di crediti, libertà di movimento e una poca rappresentatività in seno alla classe [[politica]] e dirigenziale.<ref>[https://eastwest.eu/it/opinioni/european-crossroads/ue-la-poverta-e-donna ''La vita delle donne e degli uomini in Europa. Un ritratto statistico'' Edizione 2017 pp.16-17-18]</ref> <ref>[http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/014-1330-286-10-41-902-20051007IPR01172-13-10-2005-2005-true/default_it.htm in Parlamento Europeo - Attualità - Servizio Stampa] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071017065914/http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/014-1330-286-10-41-902-20051007IPR01172-13-10-2005-2005-true/default_it.htm |data=17 ottobre 2007 }}</ref> <ref>Vedi per l'Italia: Senato della Repubblica-XIV legislatura-N. 3051 Disegno di legge presentato dal Ministro per le pari opportunità Prestigiacomo di concerto col Ministro dell'interno(Pisanu) comunicato alla Presidenza il 19 luglio 2004: "Misure per promuovere le pari opportunità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive"</ref>
Secondo la lista [[Fortune 500]], nel periodo 2012-2014 è cresciuto il numero delle donne [[amministratore delegato|amministratrici delegate]]<ref>{{Cita web |url=http://www.catalyst.org/knowledge/fortune-500-ceo-positions-held-women |titolo= Fortune 500 CEO Positions Held By Women |autore=jcombopiano |data= 27-11-2012 |sito=Catalyst |accesso= 15 novembre 2016}}</ref>, ma ironicamente il tasso di partecipazione alla forza lavoro delle donne è diminuita dal 52,4% al 49,6% tra il 1995 e il 2015 a livello globale. Sebbene alcuni paesi come l'Australia abbiano aumentato la partecipazione alla forza lavoro delle donne di oltre il 27% dal 1978, tuttavia nel 2014, solo il 19,2% dei posti dell'indice [[S&P 500]] erano ricoperti dalle donne, di cui oltre l'80% da donne bianche<ref>{{Cita web |url=http://www.catalyst.org/knowledge/statistical-overview-women-workforce |titolo= Statistical Overview of Women in the Workforce |autore=acostigan |data=17-10-2012 |sito=Catalyst |accesso=15 novembre 2016}}</ref>.
 
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Alcune categorie di donne sono particolarmente vulnerabili alle disuguaglianze nel [[mercato]] del lavoro e quindi più facilmente soggette alla povertà.
Tra queste troviamo le bambine, le adolescenti e le donne anziane.
Nella maggior parte dei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo vi sono discriminazioni verso le bambine: circostanza evidenziata da una sostanziale diversità di opportunità educative e di cure mediche che le società in via di sviluppo o sottosviluppate concedono alle loro donne. In [[Condizione della donna in Pakistan|Pakistan]], ad esempio, uno studio rivela che il 71% dei bambini sotto i due anni di età ricoverati in [[ospedale]] sono maschi, il che fa supporre che se le femmine si ammalano ricevono meno cure. Spesso i genitori scelgono di mandare a [[scuola]] i figli maschi perché le femmine sono più utili in casa nei lavori domestici e così via.<ref>{{cita web |url= https://www.unicef-irc.org/files/documents/d-3040-Discriminazione-contro-le.pdf |titolo= Discriminazioni contro le bambine: questione di vita o di morte |sito= Unicef |accesso= 15 ottobre 2018 }}</ref><ref>Dati in ''Rapporto sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale'' a cura di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, Maurizio Franzini, Luciano Marcello Milone, Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi. Edito a cura della ''Fondazione Premio Napoli''. 2004</ref>
 
Una seconda categoria a rischio è costituita dalle ragazze: in casi estremi esse sono soggette al traffico di esseri umani, sono vittime delle forme peggiori di [[lavoro minorile]], della [[schiavitù]] e della [[prostituzione]].
{{q|''L'UE si è già adoperata per prevenire la tratta delle donne... Da un lato, ha adottato misure più specificamente finalizzate alla prevenzione, come le campagne informative e il Forum europeo per la prevenzione della criminalità organizzata, e, dall'altro, ha varato iniziative aventi una portata più generale, come la promozione della parità sessuale e la lotta contro la [[povertà]], che possono contribuire a ridurre il numero delle donne comprate e vendute a fini di sfruttamento.'' <ref> [http://ec.europa.eu/justice_home/news/8mars_it.htm#a3 Documento della Commissione Europea, Giustizia e Affari Interni] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071025061135/http://ec.europa.eu/justice_home/news/8mars_it.htm |data=25 ottobre 2007 }}</ref>}}
Le donne giovani conoscono un [[Tasso (economia)|tasso]] di [[disoccupazione]] superiore a quello dei loro coetanei maschi. In più le epidemie di HIV/[[AIDS]], in particolare in alcune aree dove particolarmente forte è stato l'impatto di tale malattia, hanno aumentato la vulnerabilità delle donne, limitando il loro accesso alla protezione sociale e alla sicurezza economica.<ref>Angelo Stefanini, docente di Medicina delle Comunità all'Università di Bologna, vicepresidente dell'Osservatorio sulla salute globale. Pubblicato su "Va' Pensiero n° 248"</ref>
Le donne adulte, infine, sono spesso vittima di discriminazioni sul mercato del lavoro e sono spesso indotte a svolgere oltre al lavoro fuori di casa, attività di assistenza, sostegno all'interno della famiglia e nella comunità.
{{q|''Il dominio degli uomini nelle loro relazioni con le donne si è manifestato in molti modi: discriminate nella possibilità di accedere ai mezzi educativi, costrette a portare pesi sproporzionati nella vita familiare, pagate con [[salario|salari]] inferiori per il medesimo lavoro, limitate nell'accesso a posizioni di rilievo pur se ammesse alla vita pubblica, sottoposte purtroppo (e non così infrequentemente) alla violenza esercitata direttamente contro di loro. In alcune parti del mondo, questa violenza comprende la [[circoncisione]] femminile, la messa a morte per mancanza di [[dote]], e l'uccisione di neonati di sesso femminile non desiderati. Le donne sono generalmente trattate come oggetti nella [[pubblicità]] e nei [[mass media]] e, in casi estremi, ad esempio per pubblicizzare il [[turismo sessuale]] internazionale, considerate come merce da trafficare.'' <ref>Decreti della 34ª Congregazione Generale dell'Ordine dei [[Gesuiti]]</ref>}}
 
== Situazione economica delle donne in Italia ==
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[[File:Manifestazione sindacale e sciopero di operaie del Cotonificio di Gorizia, 1960 - san dl SAN IMG-00002909.jpg|thumb|Manifestazione sindacale e sciopero di operaie di un cotonificio, Gorizia, 1960 circa]]
 
Le profonde modifiche della società e della struttura familiare avvenuta nel corso del ‘900 hanno profondamente mutato le condizioni economiche, sociali e politiche della donna.
 
L'accesso sempre più massiccio delle donne al mondo del lavoro, nel corso degli anni, ha consentito la rilevazione di un coefficiente di povertà dedicato alle donne. Il reddito di queste ultime era prima indissolubilmente legato al reddito monofamiliare del capofamiglia.
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== Soluzioni della povertà delle donne ==
Nel Documento conclusivo della 51ª [[Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne]] <ref>[http://www.flcgil.it/files/pdf/20070329/onu-documento-conclusivo-status-donne-3140691.pdf ''Documento conclusivo 51ª commissione [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] sullo status delle Donne'']</ref>
si indica tra le soluzioni proposte per eliminare la povertà quella per cui bisogna partire dal presupposto che è opportuno e doveroso consentire alle donne e alle loro famiglie di uscire da questa situazione creando opportunità di [[lavoro]] dignitoso che permetta loro di svolgere un'attività produttiva e giustamente remunerata in condizioni di [[libertà]], [[sicurezza]] e [[dignità]] umana.
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La parità di partecipazione di uomini e donne a tutte le fasi dello sviluppo economico e sociale costituisce, infine, un prerequisito per la realizzazione della [[giustizia]] di genere. Questo obiettivo può essere attuato incitando l'inserimento in ruoli di decision-making, ma soprattutto sollevando le donne da incombenze quali l'approvvigionamento dell'acqua, il lavoro nei campi e il trasporto a piedi di beni.
In questo senso si eviterebbe che il processo di femminizzazione dei lavoratori poveri continui ad essere un problema quotidiano per le generazioni future. <ref>[http://www.flcgil.it/files/pdf/20070329/onu-documento-conclusivo-status-donne-3140691.pdf ''Documento conclusivo 51ª commissione [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] sullo status delle Donne'']</ref>
 
== La povertà femminile nei media ==
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== Bibliografia ==
* ''Rapporto sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale'', a cura di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, Maurizio Franzini, Luciano Marcello Milone, Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi. Edito a cura della ''Fondazione Premio Napoli''. 2004
* Einaudi L. (1964), Lezioni di politica sociale, con una nota introduttiva di F. Caffè, Einaudi, Torino.
* Istituto Nazionale di Statistica (2002), La povertà in Italia nel 2001, Roma.
* Calabrò A. Rita, ''Madri sole. I processi di femminilizzazione della povertà'', Editore Franco Angeli 1998, ISBN 88-464-1098-X
 
== Voci correlate ==