Achille Occhetto: differenze tra le versioni

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Si avvicinò al PCI grazie alla passione politica del padre e decise di iscriversi alla FGCI ([[Federazione Giovanile Comunista Italiana]]) nel 1953 dopo un comizio di [[Umberto Terracini]] durante la festa dell'Unità milanese, definendosi già a quel tempo un «libero pensatore comunista»<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 155.</ref>. Sempre nel 1953 dette vita al Circolo Universitario Antonio Banfi, al quale nel [[1956]] fece approvare un documento di protesta per l'[[Rivoluzione ungherese del 1956|intervento sovietico in Ungheria]]. Nei primi [[Anni 1960|anni sessanta]], nei quali a [[Milano]] fu eletto segretario provinciale della FGCI e ricoprì incarichi di responsabilità nell'UGI (Unione Goliardica Italiana), celebrò il suo primo matrimonio con la giovane architetto [[Nina Ravelli]] (figlia del commissionario della Borsa di Milano, Aldo Ravelli)<ref name="MontanelliCervi">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993}}</ref>.
[[File:Achille Occhetto giovane.jpg|thumb|left|Achille Occhetto in un'immagine degli anni '70.]]
 
Nel [[1961]] si trasferisce a [[Roma]] dove, prima di diventare Segretario Generale della FGCI, assume la direzione nazionale degli universitari comunisti e diventa Direttore del settimanale ''[[Nuova generazione]]''. Conduce attraverso questo strumento le prime battaglie per il distacco dalla politica di Mosca, per la democratizzazione dei paesi socialisti, per la riabilitazione di [[Lev Trockij]], [[Nikolaj Ivanovič Bucharin]], [[Rosa Luxemburg]] e tutti i perseguitati della Rivoluzione d'Ottobre.