Caduta dell'Impero romano d'Occidente: differenze tra le versioni

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Nel VI secolo, tuttavia, si cominciò a prendere coscienza che l'Impero di Roma, nonostante la sopravvivenza della parte orientale, fosse ormai storia passata. La ''Cronaca'' di [[Conte Marcellino]], un cronista romano-orientale di epoca giustinianea, riporta, sotto l'anno 476:
{{Citazione|L'Impero romano d'Occidente, che per primo degli Augusti resse Ottaviano Augusto nell'anno 709 dalla fondazione dell'Urbe, perì con questo Augustolo, dopo che erano trascorsi 522 anni dalla sua fondazione. Da quel momento in poi Roma sarebbe stata governata dai re goti.|Conte Marcellino, s.a. 476.|lingua=la|Hesperium Romanae gentis imperium, quod septingentesimo nono Vrbis conditae anno primus Augustorum Octauianus Augustus tenere coepit, cum hoc Augustulo periit, anno decessorum regni imperatorum quingentesimo uigesimo secundo, Gothorum dehinc regibus Romam tenentibus. }}
La stessa frase è presente nella ''[[Getica]]'' dello storico goto [[Giordane]], che aveva evidentemente utilizzato Marcellino come una delle sue fonti. È da notare che l'anno 799709 della fondazione dell'Urbe coincide con il 43/42 a.C., dunque Marcellino poneva l'inizio dell'Impero romano e del [[principato (storia romana)|principato augusteo]] non nel 27 a.C. ma nel 43/42 a.C., conformandosi alla versione tramandata dalla cronografia bizantina posteusebiana, secondo cui il principato augusteo sarebbe cominciato subito dopo l'assassinio di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]. Una incongruenza che emerge a un'attenta analisi del testo è che, se si prende per veritiero il dato dei 522 anni di durata, è possibile dedurre da ciò che l'Impero sarebbe caduto nel 480 (522-42=480). Dunque Marcellino probabilmente riprese il dato dei 522 anni di durata da una fonte che poneva la caduta dell'Impero d'Occidente nel 480, anno dell'assassinio di [[Giulio Nepote|Nepote]], ma, essendo determinato a considerare la deposizione di [[Romolo Augusto]] come l'evento che cagionò la caduta dell'Impero, collocò questa informazione sotto l'anno 476, non curandosi di correggere il conteggio degli anni. Secondo una congettura di Zecchini, è possibile che Marcellino possa aver preso il dato dei 522 anni da Eustazio di Epifania, la cui opera si è perduta, mentre l'interpretazione della deposizione di Romolo Augusto come evento che cagionò la caduta di Roma sarebbe stata tratta da una fonte occidentale, probabilmente quella di [[Quinto Aurelio Memmio Simmaco|Simmaco]], andata anch'essa perduta. Secondo l'opinione di Zecchini, sarebbe da escludere che «prima di Marcellino fosse già stato stabilito in Oriente il nesso "deposizione di Augustolo-fine di Roma": esso sembra riconfermarsi [..] di derivazione occidentale e probabilmente simmachiana».<ref>Zecchini, p. 78.</ref>
 
Nel 519, infatti, Simmaco, un senatore romano che collaborava con il governo ostrogoto in Italia di [[Teodorico il Grande|Teodorico]], aveva redatto la ''Historia Romana'', un'opera andata perduta, che, secondo alcune congetture, sarebbe stata la fonte comune di Marcellino e Giordane. Secondo tali congetture, sarebbe partita da Simmaco l'opinione di considerare la deposizione di Romolo Augusto come l'evento che cagionò la fine dello Stato romano. La presunta opinione di Simmaco esprimerebbe l'opinione del [[senato romano]], o almeno di una frangia di esso (costituita dalla ''[[gens Anicia]]''), che mal tollerava il governo di Teodorico, constatava con amarezza che il trono d'Occidente era vacante dal 476, e che con il passare del tempo la possibilità che potesse rinascere diventava sempre più flebile. Marcellino non avrebbe fatto che attingere da tale opera perduta, diventando così il primo autore bizantino a riconoscere nella deposizione di Romolo Augusto la caduta dell'Impero d'Occidente. Le parole di Marcellino sembrano descrivere la caduta dell'Impero come un processo ormai irreversibile.