Storia di Siracusa in epoca greca: differenze tra le versioni

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[[File:Aleksander-d-store.jpg|thumb|upright=0.9|Busto di Alessandro Magno]]
 
La testimonianza certamente più importante che rende l'idea del legame intercorso tra i mecedonimacedoni e il potere, la politica di Siracusa è data dalla notizia di [[Plutarco]] il quale informa che il macedone Alessandro, ormai lontano da [[Babilonia]] e immerso nelle più lontane terre d'[[Asia]], volle con sé come unico libro storico della civiltà greca le ''Storie'' di [[Filisto]], teorico e militare della tirannide siracusana dei Dionisii;<ref>Gli altri libri erano rappresentati da tragedie e poesie dell'arte greca. Cit. Plut. ''Alex.'' 8, 3 = FGrHist 556, T 22.</ref> notizia che acquista ancor più significato se si mette in correlazione la chiara similitudine tattica militare tra l'[[Assedio e caduta di Mozia|assedio dionisiano di Mozia]] (roccaforte di Cartagine in Sicilia) e il successivo [[Assedio di Tiro (332 a.C.)|assedio alessandrino di Tiro]] (madrepatria di Cartagine), architettato molto probabilmente con le notizie contenute nei libri siracusani.<ref>Cfr. [[Marta Sordi]], ''Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico'', vol. 23, 1997, p. 192, n. 101.</ref>
 
Resta estremamente interessante la presenza di un misterioso personaggio, di presunta origine siracusana, a cui Alessandro Magno avrebbe affidato il compito di convincere i suoi compagni macedoni a venerarlo come un [[dio]]: costui, di nome [[Cleone di Sicilia|Cleone]], viene descritto con disprezzo dallo storico [[Quinto Curzio Rufo|Curzio]] e contestato da [[Callistene]]; fortemente contrario alla ''[[proskýnesis]]'' (antica usanza d'orgine [[Assiria|assira]], poi divenuta [[persia]]na e infine macedone):