Portuno: differenze tra le versioni

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Il suo culto pubblico era curato a [[Roma]] da uno dei dodici [[flamini]] minori, il ''flamen Portunalis''. La sua festività era denominata ''Portunalia'' e si celebrava il [[17 agosto]]. Nel tardo calendario [[Furio Dionisio Filocalo|filocaliano]], la festa del 17 agosto è chiamata ''Tiberinalia'', nome derivato dall'essere celebrata al [[Porto Tiberino]], dove si trova il [[tempio di Portuno]].
 
Negli ''Scholia Veronensia'' si ha un breve accenno a ciò che accadeva durante la cerimonia dei Portunalia, ma non è chiaro di cosa si trattasse a causa delle differenti tradizioni manoscritte. Secondo l'edizione curata da [[Heinrich Keil]] sembra che si gettassero delle chiavi nel fuoco<ref>''huius dies festus Portunalia, qua apud veteres claves in focum add(ere prope) more institutum'': citato da G. Vaccai, ''Le feste di Roma antica'', pag. 164. Roma, Edizioni Mediterranee, 1986.</ref>; secondo quella di [[Angelo Mai]] (e accettata da [[Ludwig Preller]]), invece, si sarebbe trattato di portare le chiavi nel [[Foro (archeologia)|Foro]] per un sacrificio di espiazione<ref name="mai">''Portunalia qua apud veteres claves in forum adductas piare institutum'': Vaccai, ibidem.</ref>. In ogni caso le chiavi avrebbero avuto una parte nella festa, forse come simbolo della casa da purificare<ref name="vaccai">È l'opinione di G. Vaccai, ibidem.</ref>.
; secondo quella di [[Angelo Mai]] (e accettata da [[Ludwig Preller]]), invece, si sarebbe trattato di portare le chiavi nel [[Foro (archeologia)|Foro]] per un sacrificio di espiazione<ref name="mai">''Portunalia qua apud veteres claves in forum adductas piare institutum'': Vaccai, ibidem.
</ref>. In ogni caso le chiavi avrebbero avuto una parte nella festa, forse come simbolo della casa da purificare<ref name="vaccai">È l'opinione di G. Vaccai, ibidem.
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Il tempio di Portuno era stato dedicato proprio il giorno dei Portunalia, secondo quanto riferito da [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]<ref name="varro2">[[Marco Terenzio Varrone]], ''De lingua latina'', VI, 19: "Portunalia si dicono da Portuno cui in quel giorno fu dedicato un tempio nel porto del Tevere, ed istituita una festa".</ref>, e si trovava presso il [[Ponte Emilio]], come indicano alcuni antichi calendari romani<ref name="cal">Nel calendario di Capranica si legge: ''Portuno ad pontem Aemiliano ad theatrum Marcelli''; in quello di Amiterno: ''Feriae Portuno Portun... ad pontem Aemilium''.</ref>.
</ref>, e si trovava presso il [[Ponte Emilio]], come indicano alcuni antichi calendari romani<ref name="cal">Nel calendario di Capranica si legge: ''Portuno ad pontem Aemiliano ad theatrum Marcelli''; in quello di Amiterno: ''Feriae Portuno Portun... ad pontem Aemilium''.
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Nell'[[Eneide]], Portuno viene invocato da [[Cloanto]] durante la gara delle navi e il dio risponde spingendo la nave in avanti<ref name="eneide">[[Publio Virgilio Marone]], ''Eneide'', V, 241: ''et pater ipse manu magna Portunus euntem impulit'' ("il padre stesso Portuno con grande mano sospinse la nave in corsa").</ref>.
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Durante il processo di reinterpretazione delle divinità romane sulla base della [[mitologia greca]], il dio Portuno fu identificato con [[Palemone]], anch'egli protettore dei porti, assorbendone anche i miti, cosicché a Portuno fu attribuita come madre la dea [[Mater Matuta]], che a sua volta era stata assimilata a [[Leucotea]], la madre di Palemone<ref name="fasti">[[Publio Ovidio Nasone]], ''Fasti'', VI, 545-547: ''Leucothea Grais, Matuta vocabere nostris; in portus nato ius erit omne tuo, quem nos Portunum, sua lingua Palaemona dicet'' ("tu sarai chiamata Leucòtea dai Greci, e dai nostri Matuta, e il potere sui porti sarà interamente di tuo figlio, che noi diremo Portuno, e la sua lingua originaria Palèmone").</ref>.
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==Studi moderni su Portuno==
Nell'iconografia Portuno veniva rappresentato con le chiavi in mano, in quanto protettore delle porte. Questo aspetto del dio, in passato, ha fatto ritenere ad alcuni studiosi che Portuno potesse essere un duplicato o una "specializzazione" di Giano. Secondo [[Georg Wissowa]]<ref name="wiss">Georg Wissowa, ''Religion und Kultus der Römer'', seconda edizione, 1912, p. 112.
</ref>, il senso di protettore dei porti sarebbe solo una funzione secondaria, mentre quella originaria sarebbe la protezione delle entrate. L'opinione di Wissowa è condivisa da [[Kurt Latte]]<ref name="latte">Kurt Latte, ''Römishe Religionsgeschichte'', 1960, p. 132.</ref>, mentre per Albert Grenier<ref name="gren">Albert Grenier, "Les religions étrusque et romaine", in ''Mana'', 2, III, 1948, p. 101.</ref>, Portuno è un "[[genio (divinità)|genio]] della navigazione" ed è lui stesso una specie di Giano perché il porto è una specie di porta. Paul Fabre<ref name="fabre">Paul Fabre, "La religion romaine", in ''Histoire des religions'' di Maurice Brillant e René Aigrain, 1955.</ref>, in modo simile, afferma che Portuno è una indigitazione di Giano e che in origine sarebbe stato ''numen'' dei passaggi ma poi si sarebbe "specializzato" nella protezione del porto di Roma. [[Georges Dumézil]], invece, rifiuta queste assimilazioni e ritiene che sia un processo secondario derivato dalla vicinanza delle funzioni delle due divinità<ref name="dum1">Georges Dumézil, ''Feste romane'', nota 3, pag. 241. Genova, Il Melangolo, 1989. ISBN 8870180913.</ref>.
</ref>, mentre per Albert Grenier<ref name="gren">Albert Grenier, "Les religions étrusque et romaine", in ''Mana'', 2, III, 1948, p. 101.
</ref>, Portuno è un "[[genio (divinità)|genio]] della navigazione" ed è lui stesso una specie di Giano perché il porto è una specie di porta. Paul Fabre<ref name="fabre">Paul Fabre, "La religion romaine", in ''Histoire des religions'' di Maurice Brillant e René Aigrain, 1955.
</ref>, in modo simile, afferma che Portuno è una indigitazione di Giano e che in origine sarebbe stato ''numen'' dei passaggi ma poi si sarebbe "specializzato" nella protezione del porto di Roma. [[Georges Dumézil]], invece, rifiuta queste assimilazioni e ritiene che sia un processo secondario derivato dalla vicinanza delle funzioni delle due divinità<ref name="dum1">Georges Dumézil, ''Feste romane'', nota 3, pag. 241. Genova, Il Melangolo, 1989. ISBN 8870180913.
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==Etimologia e significato originario==
Secondo Dumézil, i termini latini ''portus'' e ''porta'' (dai quali viene il nome del dio) sarebbero eredi di una radice [[indoeuropeo|indoeuropea]] ''*pr<sub>o</sub>tu-''.
 
Da questa radice sarebbe derivato l'[[avestico]] ''peretu'', che ha il significato di "passaggio", specialmente di "ponte" e talvolta di "guado"; nelle [[lingue celtiche]] abbiamo il [[gallico]] ''ritu-'', il [[Lingua gallese|gallese]] ''ryd'', l'[[lingua irlandese|irlandese]] ''rith'' che hanno l'esclusivo significato di "guado"; tra le [[lingue germaniche]], abbiamo il [[norreno|norreno]] ''fjörðr'' (da ''*ferthu-''), [[antico inglese|anglosassone]] ''ford'', [[antico alto tedesco]] ''furt'', che hanno il significato di "guado"<ref name="dum2">Georges Dumézil, ''Feste romane'', pag. 42. Genova, Il Melangolo, 1989. ISBN 8870180913.</ref>.
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Secondo una tesi di [[Giuliano Bonfante]], poi ripresa anche da [[Georges Dumézil]], Portuno sarebbe stato in origine il dio degli attraversamenti d'acqua, cioè dei guadi e tale interpretazione risalirebbe ai tempi in cui gli antenati dei [[Latini]] vivevano in villaggi [[palafitta|palafitticoli]] nell'area centro-europea. In quel contesto, l'accesso al villaggio sarebbe stato contemporaneamente un porto (per l'attracco delle imbarcazioni) e una porta (per l'entrata al villaggio)<ref name="bonfante">Giuliano Bonfante, "Tracce di terminologia palafitticola nel vocabolario latino?", ''Atti dell'Istituto Veneto di scienza, lettere e arti'', 97, 1937, pp. 53-70.</ref>.
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==Note==