Guerra d'inverno: differenze tra le versioni

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Ho sostituito "mappa" con "carta" perché usato in modo improprio: una mappa è una carta geografica con scala > 1:10 000; e non è questo il caso.
Ha ragione 2.35.76.36: considerando la vastita del territorio considerato, le carte geografiche militari non potevano che essere in scala minore di 1:10.000; pertanto, in italiano, è "carta" non "mappa"
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=== Il secondo incontro a Mosca ===
Quando le nuove proposte furono presentate ai negoziatori sovietici il 23 ottobre, Stalin espresse la propria delusione dichiarandole inadeguate e rimarcando più volte che le richieste sovietiche erano minime e non potevano essere ridotte. Poi, presa una mappacarta militare, cominciò a tracciare a mano libera alcune possibili linee di frontiera sull'istmo che, però, lasciavano tutte l'isola di Koivisto dal lato sovietico: un punto sul quale la delegazione finlandese non aveva il potere di trattare. Dopo due ore di colloqui infruttuosi, la discussione era virtualmente finita; mentre la delegazione finlandese si preparava a lasciare il Cremlino, Molotov chiese come stupito: «È vostra intenzione provocare un conflitto?».<ref name="tanner40-42">{{cita|Tanner|pp. 40-42}}.</ref> La sessione terminò e Paasikivi e Tanner si prepararono a ritornare a Helsinki, ma poche ore dopo Molotov telefonò chiedendo un nuovo incontro. Quando la delegazione finlandese ritornò al Cremlino, Molotov offrì una riduzione delle truppe di terra da schierare a Hanko (da {{formatnum:5000}} a {{formatnum:4000}}), con la condizione che sarebbero state mantenute solo fino al termine della guerra franco-anglo-tedesca in Europa, una riduzione delle richieste territoriali sull'istmo di Carelia e l'accettazione della proposta finlandese di modifica del patto di non aggressione.<ref name="tanner40-42" />
 
Anche così, le richieste sovietiche rimanevano molto al di là di ciò che i finlandesi erano disposti a concedere. Non potendo impegnarsi su queste proposte, Paasakivi e Tanner ritornarono a Helsinki. Nello stesso tempo, Tanner, inviò una lettera al governo svedese chiedendo se, in caso di guerra, la Finlandia avrebbe potuto contare sull'aiuto di Stoccolma: il primo ministro svedese [[Per Albin Hansson]] rispose che la Svezia avrebbe continuato a rifornire la Finlandia di armi e cibo, avrebbe consentito il passaggio sul proprio territorio dei rifornimenti di paesi terzi e avrebbe offerto il proprio supporto diplomatico, ma solo finché ciò non avesse implicato un proprio diretto coinvolgimento in un conflitto armato.<ref>{{cita|Keravuori|p. I-10}}.</ref>
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Il 3 novembre alla presenza di Molotov e del vicecommissario agli esteri [[Vladimir Petrovič Potëmkin]] (Stalin era assente), Paasikivi lesse la risposta finlandese: le domande riguardo Hanko e la baia di Lappohja non potevano essere accettate; le isole di Seiskari, Peninsaari, Lavansaari e Tytärsaaris potevano essere cedute contro compensazione territoriale; sull'istmo venne proposta una nuova linea di frontiera che andava dal golfo di Finlandia, alla foce del fiume Vammerljoki e fino a quella esistente; a Petsamo la Finlandia era pronta a cedere la parte occidentale della penisola di Rybachi, ma solo a nord del fiordo di Pummanki; sulle compensazioni territoriali doveva essere preso in conto l'ineguale valore delle aree cedute e di quelle proposte in compensazione (su questo punto i sovietici si dichiareranno disposti a pagare in denaro la differenza di valore dei territori<ref>{{cita|Tanner|p. 69}}.</ref>); nessuna concessione sulla distruzione delle fortificazioni in Carelia. L'incontro fu molto breve, Molotov ascoltò le dichiarazioni finlandesi e le dichiarò non adeguate. Alla fine aggiunse: «Noi civili non abbiamo alcun ulteriore ruolo nella questione; ora tocca ai militari dire la loro».<ref>{{cita|Tanner|pp. 65-66}}.</ref>
 
Invece, il giorno dopo, i finlandesi vennero di nuovo convocati al Cremlino; questa volta erano presenti sia Molotov che Stalin. Stalin insistette per la cessione di Hanko, in qualsiasi forma i finlandesi volessero (affitto, vendita o scambio), rimarcando la sua importanza per la difesa dell'Unione Sovietica e di come, a suo tempo, l'Unione Sovietica avesse assicurato l'indipendenza alla Finlandia<ref group=nota>La Finlandia aveva presentato una formale petizione per l'indipendenza alla Russia sovietica, petizione approvata dal Consiglio dei Commissari del Popolo il 31 dicembre 1917 e suggellata da una stretta di mano fra Lenin e il rappresentante finlandese Pehr Edvind Svinhufund. Cfr. {{cita|Lunde|p. 8}}.</ref> al contrario di ciò che avevano fatto il governo zarista e [[Governo provvisorio russo|quello di Kerenskij]]. Ora però il governo sovietico chiedeva garanzie per la propria sicurezza: in questo senso il golfo di Finlandia era di estrema importanza per l'Unione Sovietica ed era per questa ragione che chiedevano Hanko e la baia di Lappohja. Quando i finlandesi ribadirono l'impossibilità di trattare su Hanko, con loro sorpresa Stalin propose in alternativa un gruppo di isole a est di Hanko (Hermansö, Koö, Hästo e Busö) e dopo aver tracciato sulla mappacarta una linea rossa intorno a esse chiese: «Avete necessità di queste isole?». Paasakivi rispose che si trattava di una nuova questione riguardo alla quale non avevano istruzioni.<ref>{{cita|Tanner|pp. 67-68}}.</ref>
 
L'8 novembre un telegramma cifrato fu ricevuto dalla delegazione finlandese con nuove istruzioni. Il telegramma non era firmato e faceva riferimento a posizioni espresse dal presidente [[Kyösti Kallio]] delle quali i gruppi parlamentari erano stati informati: la cessione di Hanko, in qualsiasi forma, era fuori discussione; lo stesso valeva per le altre isole proposte dai sovietici in alternativa a Hanko e per l'isola di Jussarö. Interrogato in proposito alla linea da tenersi nel caso nessun accordo potesse essere raggiunto su queste basi, il governo, in un successivo telegramma firmato da Erkko, dava ai delegati il potere di interrompere i negoziati. La paternità del primo telegramma restò oscura: in una riunione segreta del Consiglio di stato del 25 febbraio 1940, il presidente Kallio dichiarò di non essere stato a conoscenza dell'invio del telegramma; nel suo libro sulla guerra d'inverno, Väinö Tanner adombrò la possibilità che fosse opera di Erkko, che aveva firmato il secondo telegramma.<ref>{{cita|Tanner|p. 74}}.</ref> Il 9 novembre Paasikivi e Tanner misero i sovietici al corrente della risposta del proprio governo. Stalin e Molotov li guardarono stupiti; Stalin indicò sulla mappacarta l'isola di Russarö e chiese: «Potreste forse cedere questa?» Al diniego finlandese, disse: «Quindi non sembra che possa venirne fuori qualcosa. Non ne verrà fuori nulla». Dopo un'ora di discussioni inconcludenti, non avendo l'autorità di negoziare oltre, la delegazione finlandese lasciò il Cremlino.<ref>{{cita|Tanner|p. 76}}.</ref>
 
Incapaci di rassegnarsi al fallimento dei negoziati, Paasikivi e Tanner attesero invano per quattro giorni una qualche comunicazione da parte di Molotov che riaprisse il dialogo ma poi, la sera del 13 novembre, ripartirono per Helsinki. Per Tanner e Paasikivi la responsabilità principale della rottura del negoziato e dell'aver, in tal modo, spinto la Finlandia in un vicolo cieco fu della posizione intransigente di Erkko e Cajander; in seguito Paasikivi si riferì al conflitto come alla "guerra di Erkko".<ref>{{cita|Venviläinen|p. 45}}.</ref> Sembra anche che, alla vigilia della partenza per l'ultimo viaggio a Mosca, Erkko avesse detto a Paasikivi: «Dimentica che la Russia è una grande potenza».<ref>{{cita|Rintala|p. 99}}; {{cita|Jussila, Hentilä, Nevakivi|p. 179}}.</ref>