Filosofia della natura: differenze tra le versioni
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Leibniz si propone di correggere la concezione [[Cartesio|cartesiana]], che aveva postulato una rigida separazione tra ''[[res cogitans]]'' e ''[[res extensa]]'', in base alla quale si avrebbe da una parte il [[pensiero]] (o la coscienza), e dall'altra la materia inerte, concepita in forma meccanica, al punto da equiparare gli organismi naturali a degli [[automa meccanico|automi]].<ref>Così si esprimeva Cartesio nel ''Le Monde ou traité de la lumière'' (1667) parlando degli esseri viventi: «Tutte le funzioni di questa macchina sono la necessaria conseguenza della disposizione dei suoi soli organi, così come i movimenti di un orologio o di un altro automa conseguono dalla disposizione dei suoi contrappesi ed ingranaggi; sicché per spiegarne le funzioni non è necessario immaginare un'anima vegetativa o sensibile nella macchina».</ref> Ma postulare due sostanze è per Leibniz una visione irrazionale, per rimediare alla quale si deve necessariamente supporre che anche la materia apparentemente inorganica abbia proprie [[percezioni]]. Leibniz si contrappone anche alla corrente [[meccanicismo|meccanicista]] che si stava sviluppando in Inghilterra sull'onda di [[Isaac Newton|Newton]], secondo cui, in maniera simile ai democritei, la natura è assimilabile a un ingranaggio, sottoposto a leggi esteriori che determinano persino la volontà dei singoli individui.
[[File:Boscovich - Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium, 1758 - 4699554.tif|
===Ripresa del meccanicismo===
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[[Friedrich Schelling|Schelling]] riprende questi concetti, cercando di costruire una filosofia della natura (''Naturphilosophie'') che superasse i limiti della scienza sperimentale e si occupasse della natura nella sua totalità.<ref>[http://www.swif.uniba.it/lei/filmod/testi/schelling.htm Filosofia della natura e idealismo trascendentale nel giovane Schelling (1796-1801)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060516112300/http://www.swif.uniba.it/lei/filmod/testi/schelling.htm |data=16 maggio 2006 }}.</ref>
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Schelling vede la Natura in un'ottica finalista, ritenendo che essa sia il luogo dove si manifesta l'aspetto oscuro e [[inconscio]] dello [[Spirito (filosofia)|Spirito]]. Schelling dirà che la Natura è un'intelligenza addormentata, che mira però a risvegliarsi, evolvendosi dagli organismi inferiori e passando man mano a quelli superiori, fino a diventare pienamente [[autocoscienza|autocosciente]] nell'uomo. Si tratta anche qui di una visione antitetica al meccanicismo perché l'intelligenza è già presupposta fin nei livelli più bassi e apparentemente inorganici della natura: riprendendo la terminologia [[Plotino|neoplatonica]], Schelling chiama ''[[anima del mondo]]'' (''Weltseele'') la forza [[Uno (filosofia)|unitaria]] che ad essi presiede. Scopo della [[scienza]] è proprio quello di riflettere la volontà della natura di rendersi manifesta a se stessa.<ref>Un discepolo di Schelling, [[Johann Jakob Wagner]], basandosi sull'idea che pensare è calcolare, concepì che fosse possibile tradurre la filosofia della natura in termini matematici realizzando così l'esigenza di una scienza della natura perfetta.</ref> Analizzando i fenomeni dell'[[elettricità]] e della [[luce]], nella quale soprattutto sembra risolversi la [[materia (filosofia)|materia]], Schelling ritrova nella natura la [[polarità (filosofia)|polarità]] tipica dell'Assoluto, fenomeno attestato anzitutto dal [[magnetismo]]. Riabilitando anche il concetto di analogia, egli indica così i principi fondamentali che reggono la Natura:
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