Museo Thyssen-Bornemisza: differenze tra le versioni

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===Offerte e negoziazioni===
La notizia che il barone era disponibile a “cedere” i suoi quadri circolò rapidamente e stimolò offerte più o meno ufficiali. [[Bonn]] e [[Londra]] manifestarono interesse, [[Parigi]] propose come sede il [[Petit Palais]], si parlò di offerte dal Giappone e si diceva che la [[Museo J. Paul Getty|Fondazione Getty]] di [[Los Angeles]] offrisse la favolosa cifra di 300 000 milioni di pesetas per ''Villa Favorita'' e il suo contenuto, con l'obiettivo di farne la sede europea del museo. Perfino il parco ''[[Disneyworld]]'' di [[Orlando (Florida)]] si interessò alla collezione.
Gli esperti consideravano la collezione la più importante al mondo in mani private, a livello della ''[[Royal Collection]]'' britannica, ed era decisamente insolito che fosse in cerca di una sede. Per le città interessate si trattava di un’occasione unica per arricchire il loro patrimonio, assicurandosi in un solo “colpo” una serie impressionante di opere di altissimo valore. Per la Spagna in particolare l'interesse era ancor più forte dato che molti degli artisti compresi nel suo catalogo erano scarsamente presenti nelle collezioni nazionali, e le opere di alcuni (come [[Jan van Eyck]] e [[Hans Holbein il Giovane |Holbein]]) non erano più presenti sul mercato.
 
D'altra parte, le condizioni poste dal barone non erano solo economiche: la collezione doveva restare unita in un museo proprio e conservare il nome e il carattere di collezione familiare. Ciò impediva, ad esempio, una ipotetica fusione con il [[Museo del Prado|Prado]] ed escludeva anche l'offerta milionaria del [[Museo J. Paul Getty]], che voleva semplicemente aggiungere le opere alle proprie.<ref> Per di più il barone rifiurava qualsiasi accordo con il museo californiano con il quale si era spesso trovato a competere per le stesse opere nelle aste pubbliche: avrebbe considerato una umiliazione cedere le sue opere ai Getty.</ref>
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L'accordo tra il barone Thyssen-Bornemisza ed il governo spagnolo dell'aprile 1988 era molto particolare e fu ampiamente commentato dalla stampa internazionale. Prevedeva infatti il prestito di un'ampia selezione di opere, in regime di affitto (cinque milioni di dollari l’anno) per un periodo massimo di nove anni e mezzo. Il termine non era casuale: in Spagna le opere d’arte vengono registrate come beni di interesse culturale se restano nel Paese per dieci anni. In questo caso ne è vietata la successiva esportazione. I Thyssen si riservavano così la possibilità di riportare i quadri in Svizzera se non fossero stati soddisfatti della nuova situazione.<ref>La ''premier'' britannica [[Margaret Thatcher]] considerò l'accordo spagnolo una sconfitta in campo culturale, dato che sperava di portare la colleizone a Londra nell’area di [[Canary Wharf]], antica zona portuale in via di ristrutturazione</ref>.
 
Il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid aprì al pubblico nell’ottobre 1992. dopoDopo soli otto mesi, verificata l'idoneità della nuova sistemazione, l'accordo di affitto fu superato con la vendita al Governo spagnolo (giugno 1993) della parte principale della collezione: 775 pezzi compresi i più importanti (definiti «''core''» indivisibile) al prezzo di 350 milioni di dollari. La somma elevata provocò discussioni alla Camera dei Deputati spagnola, benché il valore della collezione fosse stimato da ''[[Sotheby's]]'' nell'ordine di 2000 milioni di dollari. Contrariamente a quanto molti credevano, quindi, l'obiettivo del barone non era il profitto, che sarebbe stato assai maggiore vendendo separamente le opere. Il suo desiderio, come spiegò all’epoca, era di mantenere unita la collezione, tanto che divise il ricavato tra i suoi eredi per prevenire ogni possibile controversia o pretesa successiva. La famiglia cedette in deposito al museo anche varie opere rimaste di sua proprietà, come il [[San Sebastiano (Bernini)|San Sebastiano]] di Bernini.
Nel 2004 il museo fu ampliato in un edificio contiguo: al piano terreno si organizzano mostre temporanee, mentre il primo piano ospita le 250 opere della Collezione Carmen Thyssen-Bornemisza, che non fanno parte di quelle cedute allo Stato ma costituiscono un deposito temporaneo.
Nel 2017 il Ministero della Cultura ha aggiunto la qualifica di “Nacional” alla denominazione del museo, equiparandolo al vicino Museo del Prado e al Museo Reina Sofia.