Insorgenze antifrancesi in Italia: differenze tra le versioni

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==== 1798 ====
Alla fine del [[XVIII secolo]] la [[Valtellina]] era sotto il dominio dei [[Cantone dei Grigioni|Grigioni]] [[riforma protestante|protestanti]], sotto i quali era aumentato il potere della famiglia Salis.<ref>{{collegamentoCita web interrotto|1url=[http://www.valtellina.it/info/18310/5_dodicennio_francese_e_dominazione_grigione.html |titolo=l dodicennio francese e la dominazione grigione] |dateaccesso=marzo31 luglio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130613075328/http://www.valtellina.it/info/18310/5_dodicennio_francese_e_dominazione_grigione.html |dataarchivio=13 giugno 20182013 |boturlmorto=InternetArchiveBot }}</ref> Sin [[1794]] serpeggiavano moti di protesta a sostegno di rivendicazioni comunitarie contro le famiglie patrizie al grido di "Viva la libertà e vivano i francesi"<ref>Vedi pag. 552, G.B. Crollalanza (1867)</ref>. Con l'ingresso di Napoleone in Italia venne costituito un circolo giacobino repubblicano a [[Sondrio]], in collegamento con quello bresciano. Il circolo si diffuse al punto che i Grigioni inviarono nella valle 9.000 uomini armati. I valtellinesi li respinsero senza ricorrere alle arme; successivamente il Consiglio di Valle decise di inviare a Napoleone una richiesta di protezione e di intervento per sistemare la contesa coi Grigioni. Inizialmente Napoleone suggerì che la valle si riscattasse con un compenso dato ai Grigioni e quindi ne entrasse a far parte a pieno titolo come {{chiarire|"quarta lega"}}, tuttavia la contrarietà di alcune componenti dei Grigioni fece fallire il progetto.<br />
Il 4 luglio [[1797]] i giacobini locali tentarono il colpo di mano innalzando l'[[albero della libertà]] a [[Chiavenna]] ed organizzando un governo provvisorio. La reazione degli abitanti fu immediata: con moti di piazza destituirono le autorità grigionesi e le sostituirono con rappresentanti locali, anche col sostegno del basso clero locale<ref>Vedi pag. 553-573, G.B. Crollalanza (1867)</ref>. Venne abbattuta la statua del governatore Pietro Salis, cancellati gli stemmi delle famiglie patrizie e del dominio protestante.<ref>{{collegamentoCita web interrotto|1url=[http://www.valtellina.it/info/18311/6_repubblica_cisalpina.html |titolo=Repubblica Cisalpina] |dateaccesso=marzo31 luglio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130613092321/http://www.valtellina.it/info/18311/6_repubblica_cisalpina.html |dataarchivio=13 giugno 20182013 |boturlmorto=InternetArchiveBot }}</ref> Infine, il 10 ottobre 1797 la Valtellina venne sottratta ai Grigioni ed annessa alla [[Repubblica Cisalpina]] con un decreto napoleonico. Opposizione all'annessione si ebbe in [[val San Giacomo]] e [[Piuro|Villa di Chiavenna]], entrambe collocate sul confine grigionese e aventi con questi forti vincoli commerciali.<br />
Nel [[1798]] la Valtellina fu coinvolta in un ampio moto controrivoluzionario. Nella valle scoppiarono disordini e tumulti a [[Teglio]] e a [[Grosio]]. A [[Valdisotto|Cepina]] gli insorti arrestarono e fucilarono il nobile bresciano Galeano Lechi, esponente giacobino. L'anno seguente si sollevò la bassa Valle e, per la seconda volta, Teglio; a [[Delebio]] fu fucilato dai controrivoluzionari il sacerdote filo-giacobino don Andrea Parravicini.<ref>{{cita libro | Massimo | Viglione | Rivolte dimenticate: le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815 | 1999 | Città Nuova | Roma}}</ref><ref name="sanguinetti" />