Filippo De Ferrari: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Filippo De Ferrari (in seguito trasformò il nome in Philippe de La Renotière von Ferrary) fu uno dei più grandi filatelisti della storia.
Nacque a [[Parigi]] nella casa in Rue d'Astorg, che era la residenza parigina dei suoi genitori - [[Raffaele De Ferrari]] e [[Maria Brignole Sale De Ferrari|Maria Brignole Sale]], duchi di [[Galliera]], nobili di [[Genova]] - . Allo stato civile francese venne denunciato come "Louis-Philippe Antoine-Marie Augustin Raoul de Ferrari"<ref name="ref_A">[[#EnciclopedFil|Enciclopedia dei Francobolli]], p. 100, i grandi collezionisti</ref>.
 
Filippo fu il maschio secondogenito e nacque tre anni dopo la morte, avvenuta a 16 anni, del primogenito Andrea. Sin da ragazzo rivelò un carattere difficile, chiuso e ribelle, che lo portò, ancora adolescente, a distaccarsi affettivamente dalla famiglia, della quale non sopportava i rigidi principi educativi; il suo equilibrio fu anche minato dal comportamento della madre, rimasta sconvolta dalla morte prematura del suo adorato Andrea. Si fece allestire un grande appartamento separato dal resto della casa, al pianterreno dell'[[Hôtel Matignon]], che restò poi la sua abitazione principale per tutta la vita<ref> [http://www.acompagna.org/wit/chisiamo/iniziative/martedi/2009-2010/091117.pdf Biografia della famiglia De Ferrari Galliera]</ref>.
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Preso atto di questo definitivo distacco, i Duchi di Galliera assegnarono un enorme appannaggio al figlio, ma decisero di dedicare la gran parte del loro immenso patrimonio a opere di filantropia, soprattutto verso la città e i cittadini di Genova. Dopo la morte del marito Raffaele, avvenuta nel 1876, la [[Maria Brignole Sale De Ferrari|Duchessa di Galliera]], dispose di destinare all'Austria l'Hôtel Matignon, che diventò la sede dell'ambasciata dell'[[Impero austro-ungarico]] in Francia, con la clausola che il figlio Filippo potesse restare nella sua residenza occupando il padiglione a destra della portineria, dove infatti sarebbe vissuto fino al 1914.
 
Filippo, dopo la morte del padre adottivo, continuando a rivelare la sua inquietudine interiore, assunse la cittadinanza austriaca e subì quindi tutti i contraccolpi della [[prima guerra mondiale]]. Viaggiò molto, soprattutto alla ricerca di rarità filateliche e, alla fine, poco prima di morire, chiese e ottenne la cittadinanza [[svizzera]]. Si spense a [[Losanna]] nel [[1917]], ancora celibe e {{citazione necessaria|dopo aver rinunciato a trasmettere il proprio cognome a un discendente }}. Lasciò tutti i suoi averi, costituiti soprattutto dalla gigantesca collezione di francobolli, al Museo Postale di [[Berlino]]. La decisione di lasciare la collezione al Museo Postale di Berlino non venne però rispettata dal governo francese che fece sequestrare i francobolli per venderli in asta pubblica<ref name="ref_B">[[#EnciclopedFil|Enciclopedia dei Francobolli]], p. 101, i grandi collezionisti</ref>.
 
==La passione per la filatelia==
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Nel [[1863]], a soli 13 anni, incontrò uno dei più grandi commercianti filatelici del tempo, il parigino [[Pierre Mahé]], che, insieme allo studioso J.B. Moens, furono i precettori di Filippo, indirizzandolo verso la [[filatelia]]. Con i propri grandissimi mezzi finanziari, e coltivando quasi esclusivamente la passione per i francobolli, De Ferrari mise insieme la più straordinaria raccolta filatelica privata che la storia abbia conosciuto, superata forse solo dalla collezione della [[Regno d'Inghilterra|Corona d'Inghilterra]].
 
La sede adibita alla conservazione dei francobolli fu fissata in tre stanze del Palazzo Galliera. Le stanze erano rivestite di scaffalature divise in reparti, ogni reparto conteneva un fascio di fogli di cartoncino e in ogni foglio erano applicate due file di francobolli corredati da una sommaria descrizione. Mahè riceveva ogni lunedì 50.000 franchi<ref>[[#EnciclopedFil|Enciclopedia deiname="ref_A" Francobolli]], p. 100, i grandi collezionisti</ref> che dovevano servire agli acquisti filatelici, dunque ogni sette giorni la collezione si ampliava fino a raggiungere cifre impensabili.
 
Ferrari non amava le lettere, i fogli interi o i blocchi di francobolli: la sua passione era rivolta principalmente ai valori singoli sia nuovi che usati. Nella sua collezione erano presenti anche molti falsi che, in base a varie testimonianze, erano stati acquistati a ragion veduta per motivi di studio o per scopi di beneficenza.
 
Ferrari fece rilevare le raccolte di molti noti filatelisti dell'epoca: Sir [[Daniel Cooper]], il barone [[Athur de Rothschild]], il giudice [[Philbrick]], ecc.
Nel 1880 dal commerciante Thomas Ridpath di Liverpool riuscì a comprare uno dei francobolli più rari: l'esemplare da 1 centesimo della [[Guyana|Guiana Britannica]], nero su fondo magenta <ref> Fulvio Apollonio, ''Il francobollo'', op. cit. </ref>pagandolo 150 sterline <ref>[[#EnciclopedFil|Enciclopedia deiname="ref_B" Francobolli]], p. 101, i grandi collezionisti</ref>.
 
La sua collezione fu dispersa attraverso una serie di aste pubbliche che si svolsero tra il 1921 e il 1925 <ref name="ref_C">[[#EnciclopedFil|Enciclopedia dei Francobolli]], p. 103, i grandi collezionisti</ref>. Prima del loro inizio la ditta [[Stanley Gibbons]] si era offerta di acquistare in blocco il patrimonio per una somma di 12.000.000 di franchi, ma l'offerta venne respinta e il realizzo effettivo fu di 26.482.964 franchi<ref>[[#EnciclopedFil|Enciclopedia deiname="ref_C" Francobolli]], p. 103, i grandi collezionisti</ref>.
 
==Note==
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* Fulvio Apollonio, ''Il francobollo'', 1964, [[Vallecchi]] Editore
*<cite id=EnciclopedFil></cite> {{cita libro|cognome=Apollonio |nome=Fulvio | coautori=Nino Barberis, Alberto Diena, Enzo Diena, Carlo Cerrutti, Luigi Raybaudi, altri |curatore=Roberto Arcaleni|titolo=Enciclopedia dei Francobolli|annooriginale= 1968 |tipo=2 volumi|edizione=unica edizione |anno=1968 |editore=Sadea Sansoni |città= Firenze |isbn={{NoISBN}}|pagine= 800}}
* Wolfang Maassen, ''Philippe de Ferrari, cet inconnu, collectionneur, philatéliste et philanthrope'', Monaco, Le Musée des Timbres et des Monnaies di Monaco, 2017 ISBN 978-90-823987-1-7
 
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