Storia del fascismo italiano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 2001:B07:6441:D0B:25D6:9174:FCD7:C12 (discussione), riportata alla versione precedente di WalrusMichele
Etichetta: Rollback
Riga 9:
All'indomani della [[prima guerra mondiale]] il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] si trovò in una situazione economica, politica e sociale precaria e difficile. Il drammatico conto presentato dalla guerra in termini di perdite umane fu pesantissimo, con oltre 650.000 caduti e circa 1.500.000 tra mutilati, feriti e dispersi, senza contare le distruzioni occorse nell'[[Italia nord-orientale]], divenuta fronte bellico con il dislocamento e, sovente, la perdita della casa e di ogni bene da parte di centinaia di migliaia di profughi che erano fuggiti dalle loro case trovatesi nel mezzo di assalti e bombardamenti.
 
Il sorgere del [[Regno di Jugoslavia]] alle frontiere orientali pose una pesante e decisiva ipoteca sulle idee di [[irredentismo]] italiano, con l'acquisizione dei territori promessi e inclusi nel [[patto di Londra]]: gli altri Alleati si erano appoggiati ai [[quattordici punti]] del presidente statunitense [[Woodrow Wilson]] per assegnare al Regno di Jugoslavia stesso (in slavo ''SHS'', Srbija-Hrvatska-Slovenija) la [[Dalmazia]], [[Fiume (città)|Fiume]] (che secondo il trattatoiltrattato del [[1915]] sarebbe dovuto restare all'[[Impero austro-ungarico]] o, in subordine, a un piccolo Stato croato) e l'[[Istria]] Orientale. La città - dal canto suo - aveva espresso fin dagli ultimi fuochi della guerra la volontà di essere riunita all'Italia, ponendo così il [[Governo Orlando|governo di Roma]] nell'imbarazzo di dover accettare i voti della cittadinanza fiumana e contemporaneamente entrare in urto con [[Francia]], [[Regno Unito]], [[Stati Uniti d'America]] e Regno di Jugoslavia. Infine, nonostante la fine delle ostilità con gli [[Imperi centrali]], l'Italia restava coinvolta nella [[campagna di Albania]], dai contorni incerti e dagli obiettivi ancora più incerti, mentre il [[Montenegro]], stato vincitore della guerra e col quale l'Italia per motivi dinastici e strategici intratteneva rapporti privilegiati, veniva annesso alla Jugoslavia con il consenso delle altre potenze alleate e ciò venne recepito come un'altra grave ferita alla politica adriatica italiana.
 
Alla situazione politica internazionale difficile, faceva da contraltare una situazione economica interna drammatica: l'Italia dipendeva in gran parte dalle importazioni oltremare di grano e carbone e aveva contratto pesantissimi debiti con gli Stati Uniti. Le casse statali erano quasi vuote anche perché la [[lira italiana|lira]] durante il conflitto aveva perso buona parte del suo valore, con un costo della vita aumentato di almeno il 450%.{{senza fonte}} Alla mancanza di materie prime faceva seguito anche la progressiva smobilitazione del [[Regio Esercito]] (dopo averne impiegato una grandissima parte come manodopera per le immediate necessità del dopoguerra e nel primo raccolto del [[1919]]) e la fine della produzione bellica, che implicava una riconversione delle fabbriche. La mancanza di un solido mercato interno e la crisi di quelli esteri impediva - tuttavia - che la produzione potesse trovare sfogo, e di conseguenza molte manifatture semplicemente chiusero.