Sbarco in Normandia: differenze tra le versioni

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|Comandante1={{bandiera|USA 1912-1959}} [[Dwight Eisenhower]] <small>(comandante supremo [[Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force|SHAEF]])</small><br />{{bandiera|GBR}} [[Bernard Law Montgomery|Bernard Montgomery]] <small>(21º Gruppo di armate)</small><br />{{bandiera|GBR}} [[Trafford Leigh-Mallory]] <small>(forze aeree)</small><br />{{bandiera|GBR}} [[Bertram Ramsay]] <small>(forze navali)</small><br />{{bandiera|USA 1912-1959}} [[Omar Bradley]] <small>(1ª Armata statunitense)</small><br />{{bandiera|GBR}} [[Miles Dempsey]] <small>(2ª Armata britannica)</small>
|Comandante2=[[Adolf Hitler]]<br />[[Gerd von Rundstedt]] <small>([[Oberbefehlshaber West|OB West]])</small><br />[[Erwin Rommel]] <small>([[Heeresgruppe B|Gruppo di Armate B]])</small><br />[[Friedrich Dollmann]] <small>(7ª Armata)</small>
|Effettivi1= {{formatnum:156000}} uomini<ref>{{Cita web|url=http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#troops|titolo=How many Allied troops were involved in D-Day?|editore=D day museum |lingua=en|accesso=9 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151209135211/http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#troops|dataarchivio=9 dicembre 2015|urlmorto=no}}</ref>
|Effettivi2= Circa {{formatnum:50000}} uomini
|Perdite1= {{formatnum:7844}} tra morti, feriti e dispersi sulle spiagge<br />{{formatnum:3799}} tra morti, feriti e dispersi tra le truppe aviotrasportate<ref name="Ddaymuseumcasualties">{{Cita web|url=http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#casualities|titolo=How many Allied and German casualties were there on D-Day, and in the Battle of Normandy?|editore=D day museum|lingua=en|accesso=9 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151209135211/http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#casualities|dataarchivio=9 dicembre 2015|urlmorto=no}}</ref>
|Perdite2= Tra {{formatnum:4000}} e {{formatnum:9000}} tra morti, feriti e dispersi<ref name = "Ddaymuseumcasualties" />
}}
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Negli ultimi giorni del 1941 si verificò una svolta significativa nello svolgimento del conflitto mondiale, [[Attacco di Pearl Harbor|l'attacco giapponese a Pearl Harbor]], al quale seguì la dichiarazione di guerra della [[Germania nazista]] e dell'[[Storia del fascismo italiano|Italia fascista]] agli Stati Uniti. Con grande sollievo dei britannici, il presidente [[Franklin Delano Roosevelt]] e i suoi [[Joint Chiefs of Staff|capi di stato maggiore]] aderirono subito al principio del ''[[Germany first]]'' ("la Germania per prima"), riconoscendo che la potenza bellica tedesca rappresentava il pericolo maggiore e che, dopo la sua sconfitta, l'[[Impero giapponese]] sarebbe presto capitolato. La [[Guerra del Pacifico (1941-1945)|guerra nel Pacifico]] divenne quindi un impegno prioritario per la marina statunitense, mentre lo sforzo massimo delle forze di terra si sarebbe concentrato contro la Germania e l'Italia. Tale decisione fu ribadita durante la prima grande conferenza angloamericana di guerra, apertasi a [[Washington]] il 31 dicembre 1941 e denominata ''[[Conferenza Arcadia|Arcadia]]'', nella quale gli Stati Uniti si impegnarono nell'attuazione del piano ''Bolero'', ossia il progressivo concentramento di forze statunitensi in [[Gran Bretagna]] in vista di un'invasione dell'Europa<ref>{{cita|Hastings|p. 19}}.</ref>.
 
Nei mesi che seguirono ''Arcadia'', gli statunitensi cominciarono a orientarsi verso un'invasione oltre [[la Manica]] in tempi brevi: su questo punto incominciò il dibattito e una considerevole quantità di discussioni politiche e militari tra gli Alleati. L'impazienza dei comandanti statunitensi si contrapponeva alla cautela da parte britannica, e questo scontro di vedute caratterizzò il crescente dissenso tra i capi dello stato maggiore combinato per tutto il 1942 e per gran parte del 1943. In un primo momento l'atteggiamento statunitense fu determinato dal timore del rapido crollo dell'[[Unione Sovietica|alleato sovietico]], se gli alleati non avessero creato al più presto una imponente azione diversiva a occidente, cui si sommava la pressione di [[Iosif Stalin]] che accusava gli Alleati occidentali di lasciare isolate le forze armate sovietiche dinanzi alla macchina da guerra tedesca<ref>{{cita web | 1 = http://www.maxhastings.com/2011/arma-speech/ | 2 = Armageddon: The Battle For Germany 1944-45 | 3 = 21 aprile 2015 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150529222338/http://www.maxhastings.com/2011/arma-speech/ | dataarchivio = 29 maggio 2015 | urlmorto = no }}</ref>. Fu perciò avviato lo studio del piano ''Round-up'', che incontrò la disapprovazione dei britannici, maggiormente propensi a spostare le risorse militari verso obiettivi più modesti ma più realistici: con riluttanza, nel 1942 Washington acconsentì all'[[Operazione Torch|invasione dell'Africa settentrionale francese]]. Dal momento, però, che il concentramento di truppe in Gran Bretagna non si stava svolgendo nei tempi stabiliti, la [[campagna del Nordafrica]] iniziava a trascinarsi senza risultati e la disfatta del [[raid su Dieppe]] (19 agosto) aveva dimostrato i rischi di uno sbarco anfibio su coste fortificate. Divenne evidente per i comandi anglo-americani che, nel 1943, non ci sarebbe potuta essere una campagna di Francia e l'apertura del secondo fronte<ref>{{cita|Hastings|p. 20}}.</ref>.
 
== Pianificazione ==
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Nel novembre 1943 il [[feldmaresciallo]] [[Erwin Rommel]], trasferito in Francia dal [[Campagna d'Italia (1943-1945)|fronte italiano]], assunse per volere di [[Adolf Hitler]] il nuovo incarico di supervisore delle difese occidentali, primariamente di quelle costiere, delle quali avrebbe dovuto riferire direttamente al Führer. Agli occhi del generale, l'unica alternativa alla completa disfatta militare era quella di proseguire la guerra su soli due fronti, a oriente e occidente: pensava che, in Italia, truppe esigue avrebbero potuto opporre resistenza per molto tempo all'avanzata alleata, appoggiandosi alla complessa morfologia del territorio (Appennini, fiumi montani, il [[Po]] e come ''[[extrema ratio]]'' le [[Alpi]]). Strategicamente, Rommel considerava essenziale evitare un crollo irreversibile del fronte orientale e l'irruzione in Germania dell'[[Armata Rossa]] e, in base a questo assunto, ritenne fondamentale opporsi in ogni modo all'imminente invasione attraverso la Manica, generando così uno stallo a ovest, e rivolgere tutte le forze a oriente per arrestare l'avanzata sovietica: questi sarebbero stati i presupposti per trattare una pace ragionevole. Se, invece, anche il fronte occidentale si fosse tramutato in un teatro di guerra di movimento, ogni speranza sarebbe andata perduta<ref>{{cita|Fraser|p. 436}}.</ref>.
 
Il feldmaresciallo Rommel, dopo le prime ricognizioni condotte sulle coste della [[Danimarca]], trovò ampiamente vulnerabili le difese del cosiddetto [[Vallo Atlantico]], che secondo la propaganda tedesca avrebbe dovuto essere insuperabile, e si impegnò con energia e determinazione a migliorarle. Complessivamente il fronte, dai [[Paesi Bassi]] fino alla parte mediterranea della Francia, era sotto il controllo dell'[[Oberbefehlshaber West|OB West]] del feldmaresciallo [[Gerd von Rundstedt]]. Il 15 gennaio 1944 Rommel fu messo al comando del [[Heeresgruppe B|Gruppo di Armate B]] ([[15. Armee (Wehrmacht)|15ª Armata]] del ''[[Gradi militari della Germania|Generaloberst]]'' [[Hans von Salmuth]] nella zona del Pas de Calais e [[7. Armee (Wehrmacht)|7ª Armata]] del ''Generaloberst'' [[Friedrich Dollmann]] in Normandia), che controllava il settore lungo la costa di [[Belgio]] e Francia settentrionale<ref>{{cita|Fraser|p. 437}}.</ref>, mentre l'LXXXVIII. Armeekorps (un corpo d'armata dipendente inizialmente direttamente dal [[Heeresgruppe D|Gruppo d'armate D]], e da maggio 1944 dal Gruppo d'Armate B) controllava i Paesi Bassi<ref>{{cita web|url= http://www.lexikon-der-wehrmacht.de/Gliederungen/Korps/LXXXVIIIKorps.htm|titolo= LXXXVIII. Armeekorps (88.)|sito= Lexikon der Wehrmacht|lingua= de|accesso= 12 maggio 2015|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150518082454/http://www.lexikon-der-wehrmacht.de/Gliederungen/Korps/LXXXVIIIKorps.htm|dataarchivio= 18 maggio 2015|urlmorto= no}}</ref>. La linea principale di difesa fu fissata sulla spiaggia, dove iniziarono vaste opere di fortificazione: Rommel fece erigere bunker e piazzole rinforzate per l'[[artiglieria costiera]] e stendere immensi [[Mina terrestre|campi minati]] lungo i tratti favorevoli a uno sbarco, protetti a loro volta dal tiro di capisaldi fortificati. Allo scopo, inoltre, di ingannare il nemico, predispose postazioni ben camuffate e organici di stato maggiore e mappe di movimento fittizie, da coordinare a un falso piano operativo del gruppo di armate<ref name=Fraser438>{{cita|Fraser|p. 438}}.</ref>.
 
In mare furono dislocate quattro cinture di ostacoli subacquei, posizionate in modo tale da essere efficaci in qualunque situazione di marea. A contrasto delle operazioni delle divisioni aviotrasportate, del quale sospettava il coinvolgimento, Rommel ritenne opportuno allagare ampi tratti di terre basse vicino alla costa, in prossimità di fiumi e paludi, e di piantare nei campi migliaia di lunghi pali sulla cui sommità era assicurata una mina (i cosiddetti "[[asparagi di Rommel]]"), per impedire l'atterraggio degli alianti. Le operazioni aviotrasportate avrebbero, ovviamente, richiesto un contrattacco, ma il feldmaresciallo riteneva che si sarebbe potuto contrastare gli attacchi dal cielo con relativa facilità a patto che le difese costiere avessero ricacciato in mare le fanterie alleate o, quantomeno, le avessero tenute confinate sulla [[battigia]]<ref name=Fraser438/>. I suoi subalterni erano, da nord a sud, il generale della Luftwaffe [[Friedrich Christiansen]] (responsabile del comando supremo ''Wehrbereich Niederlande'' nei Paesi Bassi), il generale von Salmuth e il generale Dollmann. Il confine fra le zone di operazione della 15ª Armata e della 7ª Armata correva a ovest della Senna verso sud, fino a [[Le Mans]]: alla 15ª Armata era assegnata la difesa del Pas de Calais e della Normandia orientale, la 7ª Armata controllava la Normandia occidentale e la [[Bretagna]]. Nell'area del Gruppo di armate B, esclusi i Paesi Bassi, erano schierate trentadue divisioni di fanteria, di cui otto formate da personale della Luftwaffe o da paracadutisti, anch'essi appartenenti alla Luftwaffe. Di queste grandi unità, diciassette dipendevano dalla 15ª Armata e tredici dalla 7ª Armata. Le divisioni presenti nell'area aumentarono durante i mesi successivi: a giugno si contavano cinquantotto divisioni complessive, comprese undici [[Panzer-Division]] o ''[[Panzergrenadier]]'', che furono rinforzate durante la campagna. Alla fine, comunque, dopo ulteriori cambiamenti, si ebbero nella Francia nord-occidentale cinquantuno divisioni, di cui tredici corazzate o meccanizzate<ref>{{cita|Fraser|p. 440}}.</ref>. La qualità di queste divisioni variava grandemente: nei due anni e mezzo precedenti, l'importanza del fronte occidentale fu sminuita dinanzi alle impellenti necessità del fronte orientale e, in minor misura, di [[Campagna del Nordafrica|quello nordafricano]]; i territori occupati a ovest furono utilizzati come area di riposo per le licenze, destinazione per chi aveva superato i limiti di età o per i convalescenti. Anche gli equipaggiamenti erano di mediocre qualità e scarsa quantità. Perciò la seconda priorità del feldmaresciallo Rommel fu assicurare un incremento numerico delle truppe, nonché un miglioramento di addestramento, qualità dei soldati e materiali<ref>{{cita|Fraser|p. 441}}.</ref>.
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[[File:Silent tribute to an American soldier at Carentan, Normandy, France - 19440617.jpg|thumb|left|''Mort pour la France'', Carentan, 6 giugno 1944]]
 
Il numero delle perdite totali per gli Alleati il 6 giugno fu complessivamente di circa {{formatnum:10300}} uomini, di cui {{formatnum:2500}} morti. Gli statunitensi contarono {{formatnum:6600}} perdite, di cui {{formatnum:1465}} morti, {{formatnum:3184}} feriti, {{formatnum:1928}} dispersi e 26 prigionieri; circa {{formatnum:2750}} furono invece le perdite dei britannici e quasi {{formatnum:1000}} quelle dei canadesi. Nel 2014 ricerche più accurate sulle singole vittime del D-Day alzarono il totale dei morti, portandolo a circa {{formatnum:4400}} fra gli Alleati ({{formatnum:2500}} morti statunitensi e {{formatnum:1900}} anglo-canadesi). Nello specifico, per quanto riguarda le {{formatnum:6600}} perdite statunitensi, almeno {{formatnum:2500}} (238 morti accertati) furono quelle delle due divisioni aviotrasportate, mentre le vittime a Utah furono circa 200, compresi 60 dispersi; la maggior parte delle perdite statunitensi, circa {{formatnum:4000}}, fu sofferta dalla 1ª e dalla 29ª Divisione impegnate a Omaha. I canadesi a Juno ebbero 359 morti, 574 feriti e 47 prigionieri; i britannici persero circa {{formatnum:1280}} soldati sulle spiagge dell'invasione: 410 uomini sulla spiaggia Gold, circa 240 soldati del Nr. 48 Commando a Juno e circa 630 uomini a Sword. Questa stima, però, non tiene conto delle vittime dei combattimenti del D-Day una volta che le truppe britanniche penetrarono nell'entroterra. Circa {{formatnum:1400}} vittime (600 uccisi o feriti durante il D-Day, 800 dispersi) soffrì invece la 6ª Divisione aviotrasportata. Novantacinque furono le vittime tra i soli piloti di alianti della ''6th Airlanding Brigade'' (la brigata da sbarco aereo composta da circa {{formatnum:3500}} uomini), buona parte della quale traversò il Canale su 250 alianti<ref>{{cita libro|cognome=Tugwell|nome=Maurice|titolo=Airborne to Battle: A History of Airborne Warfare, 1918–1971|editore=Kimber|città=London|anno=1971|isbn=0-7183-0262-1}}</ref>. Il numero totale delle perdite tedesche non è conosciuto, ma si stima sia stato tra i {{formatnum:4000}} e i {{formatnum:9000}} uomini<ref>{{Cita web|url=http://warchronicle.com/numbers/WWII/ddaycasualtyest.htm|titolo=D-Day Casualties Estimates|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110828090940/http://warchronicle.com/numbers/WWII/ddaycasualtyest.htm|dataarchivio=28 agosto 2011}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#casualities |titolo=D-Day and the Battle of Normandy: Your Questions Answered|lingua=en|accesso=9 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151209135211/http://www.ddaymuseum.co.uk/d-day/d-day-and-the-battle-of-normandy-your-questions-answered#casualities|dataarchivio=9 dicembre 2015|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Lo sbarco nella cultura di massa ==
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=== Il ricordo ===
I visitatori della Normandia odierna trovano molti ricordi di quel 6 giugno 1944. I più notevoli sono le spiagge, che vengono ancora indicate sulle cartine e sui cartelli con i nomi in codice assegnati durante l'invasione; sulla costa sono inoltre visibili diversi bunker del Vallo Atlantico e i [[Mulberry Harbour]] con i loro [[frangiflutti Phoenix]], presso Arromanches. Nella regione sono stati istituiti numerosi cimiteri di guerra anglo-americani e tedeschi: a [[Colleville-sur-Mer]] file di identiche croci bianche e stelle di David commemorano i morti statunitensi. A Bayeux il cimitero di guerra del [[Commonwealth]], mantenuto dalla [[Commonwealth War Graves Commission]], raccoglie le spoglie di {{formatnum:4648}} soldati britannici e, accanto, sorge il più grande cimitero della Normandia, il [[La Cambe German war cemetery]] in cui riposano {{formatnum:21222}} soldati tedeschi. Le vie vicino alle spiagge portano ancora il nome delle unità che vi combatterono e occasionali paletti ricordano gli scontri più importanti. In luoghi significativi come [[Pointe du Hoc]] e il [[Ponte Pegasus]] ci sono delle placche, memoriali o piccoli musei<ref>{{cita web|url=http://www.battlefieldsww2.50megs.com/normandy_cemeteries.htm|titolo=Normandy War Cemeteries|accesso=8 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150208202421/http://www.battlefieldsww2.50megs.com/normandy_cemeteries.htm|dataarchivio=8 febbraio 2015|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Note ==