Dissoluzione dell'Unione Sovietica: differenze tra le versioni

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Nel 1986 Gorbačëv continuò a premere per una maggiore liberalizzazione. il 23 dicembre 1986 il maggior dissidente sovietico, [[Andrej Dmitrievič Sacharov|Andrei Sacharov]], ritornò a Mosca dopo aver ricevuto personalmente una chiamata telefonica da parte di Gorbačëv che gli diceva che gli oltre sette anni del suo esilio interno per sfidare le autorità erano finiti.<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/23/newsid_2540000/2540121.stm |titolo=BBC ON THIS DAY &#124; 23 &#124; 1986: Sakharov comes in from the cold |editore=BBC News |data=23 dicembre 1972 |accesso=30 marzo 2013}}</ref>
 
I Paesi Baltici, incorporati nell'[[Unione Sovietica]] nel [[1940]],<ref name="Elsuwege"/> cominciarono a spingere per il ripristino dell'indipendenza, iniziando dall'[[Estonia]] nel novembre [[1988]], quando il legislatore estone approvò delle leggi nonostante l'opposizione del governo centrale.<ref>{{Cita news|url=httphttps://www.nytimes.com/1988/11/28/world/gorbachev-says-ethnic-unrest-could-destroy-restructuring-effort.html |titolo=Gorbachev Says Ethnic Unrest Could Destroy Restructuring Effort - New York Times |editore=Nytimes.com |data=28 novembre 1988 |accesso=30 marzo 2013}}</ref> L'11 marzo [[1990]] la [[Lituania]] fu la prima delle tre repubbliche baltiche a dichiarare il ripristino della propria indipendenza,<ref>{{Cita news|url=httphttps://www.nytimes.com/1990/03/16/world/upheaval-in-the-east-soviet-congress-rejects-lithuanian-secession-move.html |titolo=Upheaval in the East; Soviet Congress Rejects Lithuanian Secession Move - New York Times |editore=Nytimes.com |data=16 marzo 1990 |accesso=30 marzo 2013}}</ref> sulle basi della continuità di stato.<ref name="Elsuwege">{{Cita libro|cognome=Van Elsuwege|nome=Peter|titolo=From Soviet Republics to Eu Member States: A Legal and Political Assessment of the Baltic States' Accession to the EU|serie=Studies in EU External Relations|volume=1|anno=2008|editore=BRILL|isbn=978-90-04-16945-6|p=xxii}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Estonia |cognome=Smith |nome=David James |anno=2001 |editore=Routledge |città= |isbn=0-415-26728-5 |p=20 |url=http://books.google.com/?id=lx-UmTnLJv0C&pg=PR20&dq}}</ref>[[File:Freedom Monument Riga closeup.jpg|thumb|upright|[[Riga]]: [[Monumento alla Libertà]], il luogo di ritrovo delle manifestazioni pro-indipendentiste.|alt=]]
La CTAG Helsinki-86 (''Cilvēktiesību aizstāvības grupa'', Gruppo di difesa dei diritti umani) fu fondata nel luglio [[1986]] nella città portuale [[lettonia|lettone]] di [[Liepāja]] da tre operai: Linards Grantiņš, Raimonds Bitenieks e Mārtiņš Bariss; il nome fa riferimento agli [[accordi di Helsinki]] e all'anno della sua fondazione. Helsinki-86 fu la prima organizzazione apertamente anti-comunista e apertamente in opposizione al regime in Unione Sovietica, facendo da esempio per altri movimenti indipendentisti delle minoranze etniche.{{Citazione necessaria}}
 
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Nel 1988 Gorbačëv iniziò a perdere il controllo in due piccole regioni dell'Unione Sovietica: le tre repubbliche baltiche, che furono conquistate dai rispettivi fronti popolari, e il [[Caucaso]] (dove già da anni c'erano forti tensioni in [[Nagorno Karabakh|Nagorno-Karabakh]], che sfociarono nella violenza e nella guerra civile).
 
Il 1º luglio 1988, il quarto e ultimo giorno della 19ª conferenza del partito, Gorbačëv vinse la resistenza dei delegati alla sua proposta di creare un nuovo organo legislativo supremo chiamato [[Congresso dei Deputati del Popolo dell'Unione Sovietica]]. Frustrato dalla resistenza della vecchia guardia ai suoi tentativi di liberalizzazione, Gorbačëv intraprese una serie di riforme costituzionali per separare il Partito dallo Stato e quindi isolare i suoi avversari conservatori. Proposte dettagliate per il nuovo Congresso vennero pubblicate il 2 ottobre 1988,<ref>{{Cita news|url=httphttps://www.nytimes.com/1988/10/02/world/government-in-the-soviet-union-gorbachev-s-proposal-for-change.html?scp=4&sq=NEW+SOVIET+CONGRESS&st=nyt |pubblicazione=The New York Times |titolo=Government in the Soviet Union: Gorbachev's Proposal for Change |data=2 ottobre 1988}}</ref> e, per consentire l'apertura della nuova legislatura del Soviet Supremo, durante le sessioni tra il 29 novembre ed il 1º dicembre, attuò degli emendamenti alla [[Costituzione sovietica del 1977|Costituzione del 1977]], promulgando una legge sulla riforma elettorale e fissando come data delle elezioni il 26 marzo 1989.<ref name="ipu.org">{{Cita web|url=http://www.ipu.org/english/parline/reports/arc/2263%5F89.htm|titolo=UNION OF SOVIET SOCIALIST REPUBLICS: parliamentary elections Congress of People's Deputies of the USSR, 1989|editore=Ipu.org|accesso=11 dicembre 2011}}</ref>
 
Il 29 novembre 1988 l'Unione Sovietica cessò di [[jamming|interferire]] con le trasmissioni radio straniere consentendo ai cittadini sovietici l'accesso a fonti di informazioni diverse da quelle istituzionali.<ref>{{collegamento interrotto|1=http://www.radiojamming.puslapIai.It/article_en.htm |date=settembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>
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== 1990 ==
=== Unione Sovietica centrale – Perdita di sei repubbliche ===
Il 7 febbraio [[1990]], nel suo 70º anniversario di lungo monopolio di potere politico, il [[Comitato Centrale del PCUS]] accettò le raccomandazioni di [[Michail Gorbačëv]].<ref>{{Cita web|url=httphttps://www.history.com/this-day-in-history/soviet-communist-party-gives-up-monopoly-on-political-power |titolo=Soviet Communist Party gives up monopoly on political power – History.com This Day in History – 2/7/1990 |editore=History.com |accesso=23 giugno 2011}}</ref> Come conseguenza, durante il [[1990]] tutte e quindici le repubbliche che costituivano l'URSS tennero le loro prime libere elezioni: riformatori e [[nazionalismo etnico|nazionalisti etnici]] ottennero la maggioranza dei seggi. Il PCUS perse le elezioni nelle seguenti sei repubbliche:
* [[Lituania]] il 24 febbraio (con ballottaggio il 4, 7, 8 e 10 marzo), vinse [[Sąjūdis]]
* [[Moldavia]] il 25 febbraio, vinse il [[Fronte Popolare Moldavo]]
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La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.
 
L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrarono a [[Foresta di Białowieża|Belavežskaja pušča]] per firmare l'[[accordo di Belaveža]], che dichiarava dissolta l'Unione Sovietica e la sostituiva con la [[Comunità degli Stati Indipendenti]]<ref>[httphttps://www.bbc.com/news/magazine-38416657].</ref>.
 
Il 12 dicembre 1991 fu completata la secessione della Russia dall'Unione.