Guerra fredda: differenze tra le versioni

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Sul ''[[The Observer]]'' del 10 marzo 1946, Orwell scrisse, "dopo la conferenza di Mosca dello scorso dicembre, la Russia iniziò una guerra fredda contro la [[Gran Bretagna]] e l'[[Impero britannico]]."
 
Il primo uso del termine per descrivere lo specifico scontro geopolitico del dopoguerra tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti fu in occasione di un discorso di [[Bernard Baruch]], un influente consigliere dei presidenti democratici, tenuto il 16 aprile 1947. un estratto del discorso, scritto dal giornalista Herbert Bayard Swope,<ref>{{Cita news|nome=William|cognome=Safire|url=https://www.nytimes.com/2006/10/01/opinion/01iht-edsafire.2988871.html|titolo=Islamofascism Anyone?|opera=The New York Times|data=1º ottobre 2006|lingua=en}}</ref> afferma: "Non lasciamoci ingannare: siamo oggi nel bel mezzo di una guerra fredda".<ref>{{Cita web|autore1=History.com Staff|titolo=This Day on History – April 16, 1947: Bernard Baruch coins the term “Cold War”|url=httphttps://www.history.com/this-day-in-history/bernard-baruch-coins-the-term-cold-war|editore=A+E Networks|accesso=23 agosto 2016|data=2009|lingua=en}}</ref> L'editorialista del giornale [[Walter Lippmann]] diede al termine una portata più ampia grazie al suo libro ''The Cold War'' (guerra fredda in [[lingua inglese]]). Quando nel 1947 gli venne chiesta l'origine del termine, Lippmann la ricondusse a un termine francese degli anni 1930, ''la guerre froide''.<ref>{{en}} Strobe Talbott, ''The Great Experiment: The Story of Ancient Empires, Modern States, and the Quest for a Global Nation'' (2009) p.441 n.3; il libro di Lippmann è {{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=Ydc3AAAAIAAJ&q=walter+lippmann+cold+war&dq=walter+lippmann+cold+war|autore=Lippmann, Walter|titolo=The Cold War|editore=Harper|anno=1947}}</ref>
 
==Fine della seconda guerra mondiale==
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I sovietici organizzarono una campagna di pubbliche relazioni contro il cambiamento di politica. Ancora una volta i comunisti di [[Berlino Est]] tentarono di interrompere le elezioni municipali della città (come avevano fatto nelle elezioni del 1946)<ref name="miller13"/>, che comunque si svolsero il 5 dicembre 1948 con un'affluenza dell'86,3% e una vittoria schiacciante per i partiti non comunisti.<ref>{{cita|Turner, 1987|p. 29}}.</ref> I risultati elettorali divisero effettivamente la città in est e ovest. 300.000 berlinesi dimostrarono a favore del proseguimento del ponte aereo internazionale.<ref>{{en}} Fritsch-Bournazel, Renata, ''Confronting the German Question: Germans on the East-West Divide'', Berg Publishers, 1990, {{ISBN|0-85496-684-6}}, page 143</ref> Nel maggio del 1949, Stalin fece ritirare il blocco.<ref name="Gaddis 2005, p. 34">{{cita|Gaddis, 2005|p. 34}}.</ref><ref>{{cita|Miller, 2000|pp. 180–81}}.</ref>
 
Nel 1952, il leader sovietico propose a più riprese un piano per unificare la Germania dell'Est e dell'Ovest sotto un unico governo scelto tramite elezioni controllate dalle [[Nazioni Unite]] a patto che la nuova Germania così costituita rimanesse fuori dalle alleanze militari dei paesi occidentali. Le potenze di quest'ultimi, tuttavia, si opposero a tale proposta.<ref>{{en}} Van Dijk, Rudd. [httphttps://www.wilsoncenter.org/sites/default/files/ACFB54.pdf The 1952 Stalin Note Debate: Myth or Missed Opportunity for German Reunification?] Woodrow Wilson International Center for Scholars. Cold War International History Project, Working Paper 14, May 1996.</ref>
 
===Inizio della NATO e della ''Radio Free Europe''===
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Il 18 novembre 1956, mentre si rivolgeva agli ambasciatori occidentali ad un ricevimento presso l'ambasciata polacca a Mosca, Chruščëv disse la famosa frase "Che vi piaccia o meno, la storia è dalla nostra parte. Vi seppelliremo" scioccando i presenti.<ref>{{Cita web|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,867329,00.html|titolo=We Will Bury You!|editore=Time magazine|data=1956-11-26|accesso=2008-06-26|lingua=en}}</ref> In seguito affermò che non aveva parlato di guerra nucleare, ma piuttosto della vittoria, storicamente determinata, del comunismo sul capitalismo.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 84}}.</ref> Nel 1961, Chruščëv dichiarò che anche se in quel momento l'Unione Sovietica era in ritardo rispetto all'Occidente, entro un decennio la sua carenza di alloggi sarebbe colmata, i beni di consumo sarebbero stati abbondanti e nel giro di due decenni la "costruzione di una società comunista" URSS sarebbe stata completata per la maggior parte.<ref>{{cita|Tompson, 1997|pp. 237–239}}.</ref>
 
Il segretario di stato di Eisenhower, [[John Foster Dulles]], dette impulso ad un "''[[New look]]''" per la strategia di contenimento, chiedendo una maggiore fiducia nelle armi nucleari contro i nemici statunitensi in tempo di guerra.<ref name="Karabell" /> Dulles enunciò anche la dottrina della "rappresaglia massiccia", minacciando una severa risposta da parte degli Stati Uniti a qualsiasi aggressione sovietica. Possedere una superiorità nucleare permise, ad esempio, ad Eisenhower di far fronte alle minacce sovietiche riguardo ad un possibile intervento in Medio Oriente durante la [[crisi di Suez]] del 1956.<ref name="Lafeber 1993" /> I piani statunitensi della fine degli [[anni 1950]] per una eventuale guerra nucleare includevano la "distruzione sistematica" dei 1200 maggiori centri urbani appartenenti al Blocco Orientale e alla Cina, tra cui Mosca, Berlino Est e Pechino, con le loro popolazioni civili annoverate tra gli obiettivi primari.<ref>{{Cita web|lingua=en|autore=Eric Bradner|data=2015-12-23|url=httphttps://www.cnn.com/2015/12/23/politics/cold-war-u-s-nuclear-target-list/ Newly released documents reveal U.S.|titolo=Cold War nuclear target list|sito=CNN|accesso=2015-12-27}}. Vedi anche: [http://nsarchive.gwu.edu/nukevault/ebb538-Cold-War-Nuclear-Target-List-Declassified-First-Ever/ U.S. Cold War Nuclear Target Lists Declassified for First Time], National Security Archive, 22 dicembre 2015.</ref>
 
===Patto di Varsavia e rivoluzione ungherese===
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Mentre la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, contribuì ad allentare leggermente le tensioni, la situazione in Europa permaneva in una sorta di difficile tregua armata.<ref name="Palmowski">{{cita|Palmowski|year=2004}}</ref> I sovietici, che avevano già creato una rete di trattati di assistenza reciproca nel blocco orientale nel 1949,<ref>{{Cita|Feldbrugge|p. 818}}</ref> nel 1955 dettero vita ad un'alleanza formale al suo interno: il [[Patto di Varsavia]].<ref name="Byrd" />
 
Poco dopo che Chruščëv ebbe rimosso il leader Stalinista [[Repubblica Popolare d'Ungheria|ungherese]] [[Mátyás Rákosi]] scoppiò la [[rivoluzione ungherese del 1956]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/4/newsid_2739000/2739039.stm|titolo=Soviet troops overrun Hungary|editore=BBC News|data=4 novembre 1956|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> In seguito alla rivolta popolare, il nuovo regime sciolse formalmente [[Államvédelmi Hatóság|la polizia segreta]], dichiarando l'intenzione di ritirarsi dal Patto di Varsavia ed impegnandosi a ristabilire elezioni libere. In risposta alla rivoluzione l'[[Sovetskaja Armija|esercito sovietico]] iniziò l'invasione del paese ribelle;<ref name=troops>{{en}} UN General Assembly ''Special Committee on the Problem of Hungary'' (1957) {{Cita web|url= http://mek.oszk.hu/01200/01274/01274.pdf |titolo=Chapter IV. E (Logistical deployment of new Soviet troops), para 181 (p. 56) }} (1,47 MB)</ref> migliaia di ungheresi vennero arrestati, imprigionati e deportati in Unione Sovietica<ref>{{Cita web|titolo=Report by Soviet Deputy Interior Minister M. N. Holodkov to Interior Minister N. P. Dudorov (15 November 1956) |opera=The 1956 Hungarian Revolution, A History in Documents |editore=George Washington University: The National Security Archive |data=4 novembre 2002 |url=httphttps://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB76/doc8.pdf |formato=PDF |accesso=2 settembre 2006|lingua=en}}</ref> e circa 200.000 ungheresi dovettero fuggire dal paese natale ormai sprofondato nel caos.<ref name="Cseresneyes">{{Cita pubblicazione|autore=Ferenc Cseresnyés|titolo=The '56 Exodus to Austria|rivista=The Hungarian Quarterly|volume=XL|numero=154 |pp=86–101|editore=Society of the Hungarian Quarterly |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041127172402/http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |url=http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |dataarchivio=27 novembre 2004 |data=Summer 1999 |accesso=9 ottobre 2006|lingua=en}}</ref> Il leader ungherese [[Imre Nagy]] venne giustiziato, insieme ad altri ribelli, in seguito a processi segreti.<ref name="BBCJune16">{{Cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/june/16/ |titolo=On This Day June 16, 1989: Hungary reburies fallen hero Imre Nagy|editore=BBC|accesso=2006-10-13}}</ref> Dal 1957 al 1961, Chruščëv, apertamente e ripetutamente, minacciò l'occidente con l'annientamento nucleare. Egli, infatti, sosteneva che le capacità missilistiche sovietiche fossero di gran lunga superiori a quelle statunitensi ed in grado di spazzare via qualsiasi città americana o europea. Tuttavia, Chruščëv respinse la convinzione di Stalin riguardo all'inevitabilità della guerra e dichiarò che il suo nuovo obiettivo fosse quello di stabilire una "pacifica convivenza".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 70}}</ref> Questa formulazione modificò la posizione sovietica dell'era di Stalin, dove il [[Prospettiva del conflitto|conflitto di classe]] internazionale significava che i due fronti opposti si trovassero in una inevitabile rotta di collisione in cui il comunismo avrebbe trionfato in seguito ad una guerra globale; la visione di adesso invece prevedeva che la pace avrebbe permesso al capitalismo di crollare da solo,<ref>{{cita|Perlmutter, 1997|p. 145}}</ref> oltre che a dare ai sovietici il tempo di potenziare le proprie capacità militari.<ref>{{cita|Njolstad, 2004|p. 136}}</ref> Tale teoria rimase valida per decenni, fino a quando il "nuovo pensiero" di [[Michail Gorbačëv]] immaginò una coesistenza pacifica come fine a se stessa piuttosto che una forma di lotta di classe.<ref name="Cseresneyes"/>
 
[[File:Szétlőtt_harckocsi_a_Móricz_Zsigmond_körtéren.jpg|left|thumb|Un [[carro armato]] sovietico distrutto a Budapest durante la [[rivoluzione ungherese del 1956]].]]
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[[File:SDIO Delta Star.jpg|thumb|left|upright|Il veicolo di lancio Delta 183 decolla trasportando il sensore sperimentale dello ''[[Strategic Defense Initiative]]''.]]
 
All'inizio degli anni ottanta, l'Unione Sovietica aveva costruito un arsenale militare e un esercito che superava quello degli Stati Uniti. Subito dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, il presidente Carter iniziò a rafforzare massicciamente l'esercito degli statunitense. Questo incremento venne accelerato dall'amministrazione Reagan che portò le spese militari dal 5,3% del PIL nel 1981 al 6,5% nel 1986,<ref>{{Cita libro|autore1=Geoffrey Carliner|autore2=Alberto Alesina|titolo=Politics and Economics in the Eighties |editore=University of Chicago Press |anno=1991 |p=6 |isbn=0-226-01281-6|lingua=en}}</ref> il più grande potenziamento relativo alla difesa che si sia mai registrato in tempo di pace nella storia degli Stati Uniti.<ref>{{Cita news|opera=The Boston Globe|editore=Boston.com|accesso=28 maggio 2014|data=29 marzo 2006|titolo=Caspar W. Weinberger, 88; Architect of Massive Pentagon Buildup|url=httphttps://www.boston.com/news/globe/obituaries/articles/2006/03/29/caspar_w_weinberger_88_architect_of_massive_pentagon_buildup/|autore=Mark Feeney|lingua=en}}</ref>
 
Nei primi anni ottanta le tensioni continuarono ad intensificarsi quando Reagan rianimò il programma [[B-1 Lancer]] precedentemente cancellato dall'amministrazione Carter, mise in produzione l'[[LGM-118 Peacekeeper]],<ref>{{Cita web|url=https://fas.org/nuke/guide/usa/icbm/lgm-118.htm|titolo=LGM-118A Peacekeeper|accesso=10 aprile 2007|data=2000-08-15|editore=Federation of American Scientists|lingua=en}}</ref> fece installare missili da crociera statunitensi in Europa e annunciò la sperimentazione di una [[Strategic Defense Initiative|iniziativa di difesa strategica]] (''Strategic Defense Initiative''), soprannominata "''Star Wars''" dai media, un programma di difesa per abbattere i missili nemici a metà volo.<ref name="ShieldSpace?">{{cita|Lakoff|p. 263}}.</ref>