Iglesias (Italia): differenze tra le versioni

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Nel [[1258]], a seguito della spartizione del giudicato, la parte occidentale corrispondente al "''terzo''" del territorio giudicale (curatorie del Cixerri, Sulcis, Nora, Decimo) venne assegnata alla famiglia pisana dei [[Della Gherardesca]]. Questo terzo fu diviso poi nel [[1282]] in due "''sesti''" ; un sesto comprendente le due curatorie meridionali e Decimo andò agli eredi di [[Gherardo della Gherardesca]] mentre il sesto corrispondente alla curatoria del Cixerri passò al conte [[Ugolino della Gherardesca]]<ref>{{Cita|Francesco Cesare Casula|p.291|Casula}}</ref>; per incentivare lo sfruttamento delle ricche risorse argentifere del territorio, grazie alle sue iniziative venne fondata una nuova città, '''''Villa di Chiesa''''' (in [[lingua latina|latino]] ''Villa Ecclesiae'', ''Bidda de Cresias'' in sardo antico), ristrutturando e ampliando gli insediamenti preesistenti<ref name=C0/> e favorendo l'afflusso di nuovi abitanti. I Della Gherardesca ugoliniani vi costruirono un [[castello]] (pesantemente modificato e restaurato nei secoli), detto di Salvaterra o di San Guantino<ref>{{cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17914&v=2&c=2488&c1=2128&t=1|titolo=Iglesias, castello di Salvaterra|sito=SardegnaCultura.it|accesso=18 aprile 2015}}</ref>, le [[mura (fortificazione)|mura]], palazzi, un ospedale e un [[acquedotto]]<ref name=C0/>; finanziarono inoltre la costruzione di diverse chiese: fra le più importanti si possono citare la chiesa di [[Cattedrale di Santa Chiara|Santa Chiara]], edificata fra il [[1284]] e il [[1288]], e quella di [[Chiesa di Nostra Signora di Valverde|Nostra Signora di Valverde]], costruita tra il [[1285]] e il [[1290]]; molte altre chiese sorsero negli anni a venire, in virtù del forte attaccamento spirituale e religioso degli allora abitanti della città.
[[File:Sardegna,_villa_di_chiesa,_grosso_tornese,_dal_1285.jpg|thumb|I [[Tornese|tornesi]] fatti coniare da Guelfo nella [[zecca di Villa di Chiesa]]. Sul fronte si legge: +GVELF ET LOTT' COMITES D'DONORATICO/ ET T(er)CIE P(ar)TIS REGNI KALL DNI sul retro: +VILLA ECCLIE ARGENTERIE D'SIGERRO/+SIT NOMEN DNI BENEDICTVM<ref>Medieval European Coinage: Volume 14, South Italy, Sicily, Sardinia: With a Catalogue of the Coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge pp.289-290</ref>]]
Dopo la morte del conte Ugolino avvenuta nel marzo del [[1289]] nella ''[[Torre della Muda]]'' di Pisa, dove era stato imprigionato l'estate del [[1288]] a causa dell'accusa di sedizione e alto tradimento, i suoi possedimenti sardi del Cixerri furono ereditati dal figlio [[Guelfo della Gherardesca]] che, sfuggito all'autorità di Pisa nel 1288, si era stabilito a Villa di Chiesa<ref name=Casula94>{{Cita|Francesco Cesare Casula|p.294|Casula}}</ref>. Guelfo, assieme ai fratelli Lotto e il piccolo Matteo che lo raggiunsero in Sardegna<ref name=Tangh1>{{Cita|Marco Tangheroni|p.81|Tangheroni}}</ref>, sostenuto politicamente e militarmente da [[Genova]]<ref name=Tangh1 /> portò avanti una politica di ostilità verso il potere centrale della [[Repubblica di Pisa|repubblica]] e coniò nella neonata [[Zecca (moneta)|zecca]] di Villa di Chiesa una moneta propria in argento ([[Tornese|tornesi]]) sulla quale campeggiava la scritta in latino "''GUELFUS ET LOTTUS COMITES DE DONORATICO ET TERCIE PARTIS REGNI KALLARI''"<ref name=Casula94 /> (in [[Lingua italiana|italiano]] ''Guelfo e Lotto conti di [[Donoratico]] e della terza parte del regno di Calari''); in seguito tentò di impadronirsi con la forza del "''sesto''" (curatorie del [[Sulcis]], Nora e Decimo) che dopo la divisione del 1282 era passato agli eredi di Gherardo della Gherardesca, occupando il [[castello di Gioiosa Guardia]] presso [[Villamassargia]]. [[File:Mura Iglesias.png|thumb|left|Cinta muraria]]La risposta di Pisa non si fece attendere e nel [[1295]] lo zio avversario Ranieri Della Gherardesca, Lupo Villani e [[Mariano II di Arborea]], al comando di più di 1000 uomini, assalirono Villa di Chiesa e la espugnarono<ref>{{Cita|Marco Tangheroni|p.82|Tangheroni}}</ref>. Guelfo venne ferito da una "''verga sardesca''" nei pressi di [[Domusnovas]] e fatto prigioniero. Riscattato da Lotto, si diresse con il fratello verso [[Sassari]], morendo di lì a poco; secondo una fonte del [[XV secolo]] a causa di un'infezione presso Siete Fontanas, forse l'ospedale di [[San Leonardo de Siete Fuentes|Siete Fuentes]], situato nel territorio del [[giudicato di Arborea]], o la località sassarese oggi nota come ''Li Setti fontani''<ref name =fine>{{Cita web|cognome=|nome= |url= httphttps://www.academia.edu/16550370/_Fonti_sulla_fine_della_signoria_di_Guelfo_e_Lotto_della_Gherardesca_in_Sardegna_in_Templari_Cavalieri_Architetture_nella_Sardegna_medioevale._Ricerche_A.R.S.O.M._2013_Cagliari_Condaghes_2013_pp._23-38/|titolo=Fonti sulla fine della signoria di Guelfo e Lotto della Gherardesca in Sardegna|accesso= 16 gennaio 2017|sito= academia.edu|anno= 2013}}</ref>; Lotto fece ritorno in Toscana, morendo anch'egli qualche tempo dopo<ref>{{Cita|Marco Tangheroni|p.83|Tangheroni}}</ref>. Villa di Chiesa venne amministrata per un breve periodo dagli arborensi per poi passare sotto il controllo del comune di Pisa tra il [[1301]] e il [[1302]]<ref name="Casula94"/>.
 
Al tempo della dominazione diretta di [[Pisa]], Villa di Chiesa era già diventata una delle città più importanti e popolose della Sardegna, grazie al forte impulso dato all'estrazione del [[piombo]] e in particolare dell'argento; si calcola infatti che al principio del [[XIV secolo]] nelle miniere di Villa di Chiesa si producesse circa il 10% dell'argento in circolazione in [[Europa]]<ref>{{Cita|Enrico Artifoni, Storia medievale|p.471|Artifoni}}</ref>, ricchezza argentifera testimoniata da una predica di [[Giordano da Pisa]] del [[1309]]: "''Et questo veggiamo in delle cose del mondo, che li homini sempre cercano le fonti del mondo unde vegnono alcune cose del mondo. Unde che è? Ove si cava l'argento? Di Villa di Chiesa''"<ref>{{Cita web |url=http://www.cuec.eu/index.php/2011/12/il-breve-di-villa-di-chiesa/ |titolo=Scheda del libro Il breve di Villa di Chiesa, Sara Ravani (2011) |accesso=18 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150418134537/http://www.cuec.eu/index.php/2011/12/il-breve-di-villa-di-chiesa/ |dataarchivio=18 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>. La città, popolata in maggioranza da sardi e pisani, ospitava anche altre comunità provenienti dal resto della [[Toscana]] e della [[Penisola italiana|penisola]], dalla [[Corsica]]<ref>{{Cita|Marco Tangheroni|p.226-227-228|Tangheroni}}</ref> e dall'area tedesca<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=PVtE1FnphtYC&pg=PA200&lpg=PA200&dq=gherardo+della+gherardesca+fratello+ugolini&source=bl&ots=2VU7TdkrUs&sig=1o2ahXPXpcizPRGol8om-Rjp51c&hl=it&ei=F0fxTNCnLs7oOcaVsJ8K&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CCcQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false|titolo=Sardegna |formato=|autore=Touring club italiano|accesso=18 aprile 2015}} p.200</ref><ref>"[...''si noti che "guelco" o "guerco", ad indicar tuttavia il compratore e fonditore della vena cavata nel territorio trovasi, insieme con molte altre parole di sicura o presumibile origine germanica nel Breve di Villa di Chiesa, in Sardegna, città che deve la sua origine alle ricche vene di piombo argentifero e che ebbe fra i suoi lavoratori anche tedeschi, come maestri e soci''...]" da "''Medio Evo italiano''", [[Gioacchino Volpe]] - Sansoni 1961</ref>. Fiore all'occhiello della città medioevale è il [[Breve di Villa di Chiesa]], il più antico [[codice di leggi]] della città, redatto in [[Lingua volgare|volgare]] toscano, esistente in una copia del [[1327]] perfettamente conservata e custodita presso l'Archivio Storico Comunale<ref>{{Cita|Francesco Cesare Casula|p.298|Casula}}</ref>.
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Durante la fase di transizione tra il governo di Pisa e quello aragonese la popolazione cittadina si aggirava attorno le 6000-7000 persone ma venne decimata dall'epidemia di [[peste nera]] del [[1348]] che sconvolse gran parte del [[continente europeo]]<ref>Roberto Farinelli, Giovanna Santinucci, ''I codici minerari nell’Europa preindustriale: archeologia e storia'' p.46</ref>.
 
Verso la fine del [[1353]] gli ecclesienti si rivoltarono contro il governo aragonese e si schierarono dalla parte di [[Mariano IV di Arborea]], il quale aveva iniziato le [[Guerra sardo-catalana|ostilità]] contro i [[Regno di Sardegna|regnicoli]]; durante l'occupazione degli Arborea la città subì un vasto incendio che provocò gravi danni<ref>{{Cita|Marco Tangheroni|p.335|Tangheroni}}</ref>. Dopo la pace di [[Sanluri]] del [[1355]] la città ritornò in mano aragonese ma nel [[1365]], con la ripresa del conflitto tra il [[giudicato di Arborea]] e il [[regno di Sardegna]], Villa di Chiesa fu riconquistata da Mariano. Rimase in mano arborense fino al [[1388]] quando, a seguito del trattato tra [[Eleonora d'Arborea]] e [[Giovanni I di Aragona]], fu restituita agli aragonesi. Nel [[1391]] la città si rivoltò nuovamente contro gli aragonesi, accogliendo fra le sue mura le armate giudicali di [[Brancaleone Doria]]. Venne ripresa definitivamente dagli iberici nell'estate del [[1409]]<ref name=C0>{{cita web|url=httphttps://www.academia.edu/5937867/Il_medioevo_di_Villa_di_Chiesa_appunti_di_storia_e_archeologia|titolo=Il medioevo di Villa di Chiesa appunti di storia e archeologia|sito=Academia.edu|accesso=18 aprile 2015}}</ref>.
 
Nel [[1436]] [[Alfonso V d’Aragona]] la cedette in feudo ad Eleonora [[Carroz]] per 5000 [[fiorini d'oro]], tuttavia già nel [[1450]], dopo il pagamento di un riscatto, riaquisì lo status di città regia. Con la [[bolla pontificia|bolla]] ''Aequum reputamus'' dell'8 dicembre [[1503]], [[papa Giulio II]] trasferì ufficialmente la sede episcopale della diocesi di Sulci da [[Tratalias]], ormai spopolata, a Iglesias<ref>{{Cita|Marco Tangheroni|p.403|Tangheroni}}</ref>.