Missa solemnis (Beethoven): differenze tra le versioni

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Una data, da 1923 a 1823. La data chiaramente era errata in quanto Beethoven morì nel 1827 e la lettera non poteva essere del 1923.
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{{Citazione|La Messa può essere eseguita anche come oratorio, e, come tutti sanno, al giorno d'oggi le società di beneficenza hanno bisogno di opere di questo genere!|Beethoven, lettera a Goethe dell'8 febbraio 1823<ref>{{cita|Beethoven 1996|p. 87}}.</ref>}}
 
La prima esecuzione integrale ebbe luogo a [[San Pietroburgo]] il 7 aprile [[1824]]<ref name="imslp2">{{IMSLP2|id=Missa_Solemnis,_Op.123_(Beethoven,_Ludwig_van)|cname=Beethoven - Missa Solemnis}}</ref>, sotto forma di oratorio; una esecuzione parziale ebbe luogo, alla presenza dell'autore, il 7 maggio 1824, quando ne furono eseguiti solo il ''Kyrie'', il ''Credo'' e l'''Agnus Dei'', sotto il titolo di ''Tre Grandi Inni per coro e voci soliste''<ref name="Solomon_2010">{{cita|Solomon 2010|p. 342}}.</ref>, con [[Carolina Ungher]] e [[Anton Haizinger]], al [[Theater am Kärntnertor]] di [[Vienna]] (la stessa sera della ''première'' della [[Nona sinfonia]])<ref>[http://www.amadeusonline.net/almanacco?r=&alm_sett=&alm_giorno=7&alm_mese=5&alm_anno=1824&alm_testo=missa+solemnis Almanacco a cura di Gherardo Casaglia: venerdì 7 maggio 1824, in "Amadeus on line"].</ref>.
 
== Analisi ==
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Secondo Maynard Solomon le ricerche di Beethoven sull'antica musica sacra lo condussero ad un'originale fusione di stile antico e stile moderno, che affonda le sue radici nella tradizione pur mantenendo il dinamismo e la libertà di linguaggio musicale che caratterizzano le sinfonie dello stesso Beethoven<ref name="solomon343"/>. Nello stesso tempo l'uso «di arcaismi e reminiscenze - i [[Modo (musica)|modi dorici e misolidi]], i "fossili" [[Canto gregoriano|gregoriani]], le citazioni del ''[[Messiah]]'' di [[Händel]] nel Gloria e nell'Agnus Dei - e l'impiego di procedimenti e immagini musicali derivate da stili liturgici precedenti rappresentano, nel contesto, procedimenti modernistici che servono anche a sottolineare l'espressività della musica beethoveniana al di là dei limiti posti dallo stile della musica liturgica di epoca classica matura e tardoclassica»<ref>{{cita|Solomon 2010|p. 344}}.</ref>.
 
Sempre secondo Solomon, l'opera, pur rivestendo per il suo autore un «significato sacrale» e pur essendo l'espressione di profondi sentimenti religiosi, «non fu concepita come atto d'omaggio al cristianesimo» e denota da parte di Beethoven un «atteggiamento aconfessionale»<ref>{{cita|Solomon 2010|p.name="Solomon_2010" 342}}.</ref>. Secondo Ugo Morale, il fatto che il musicista «non segua rigorosamente l'origine e le forme della liturgia cristiano-cattolica, ma metta in rilievo ciò che maggiormente gli preme – lasciando per esempio in ombra i [[Dogma|dogmi]] che si riferiscono allo Spirito Santo e alla Chiesa – conferma che in Beethoven l'omaggio al Divino trascende ogni confessione, ponendosi come la voce di un “puro” che crede nella potenza e nella bontà di un essere supremo, la cui essenza è patrimonio comune a tutti i popoli»<ref>{{cita|Morale 1999|p. 248}}.</ref>.
 
Si è interpretato come prova di un atteggiamento di distanza nei confronti del [[Chiesa cattolica|cattolicesimo]], se non addirittura di dubbio nei confronti della chiesa, il fatto che Beethoven, nel musicare il testo del ''[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Credo]]'', si sia soffermato pochissimo sulle parole ''Credo in unam sanctam catholicam et apostolicam ecclesiam'' («Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica»). [[Nikolaus Harnoncourt]] ha contestato tale interpretazione, osservando che «Beethoven conosceva assai bene il significato dei testi e sapeva anche che in questo caso “catholicam” non significa la chiesa di Roma, ma la chiesa “universale”, come del resto è anche il caso della [[Messa in si minore]] di Bach. Beethoven inoltre ha scritto nella partitura del Credo: “Dio sopra tutto – Dio non mi ha mai abbandonato”. Nessun ateo parlerebbe in questa maniera. Questo voler distinguere a ogni costo se Beethoven era o non era fedele alla chiesa, mi sembra veramente privo di senso»<ref>Nikolaus Harnoncourt, note di copertina all'edizione discografica da lui diretta: Beethoven, ''Missa Solemnis'', CD Teldec 9031-74884-2 (1993).</ref>.