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[[File:Bentley badge and hood ornament-BW.jpg|upright=1.3|thumb|Il caratteristico marchio con la ''flying B'']]
 
La '''Bentley''' è una storica [[azienda automobilistica]] britannica di [[autovettura|autovetture]] di prestigio fondata nel [[1919]] da [[Walter Owen Bentley]] a Cricklewood, nei dintorni di Londra, nonché uno dei principali fornitori della [[Casa reale di Windsor|Casa Reale inglese]] e vincitrice della ''24 Ore di Le Mans'' nel 1924, 1927, 1928, 1929, 1930 e 2003.
 
Dopo un iniziale periodo di indipendenza e di successo, la Bentley fu successivamente acquistata dall'acerrima concorrente [[Rolls-Royce Limited|Rolls-Royce]], che la rese suo malgrado una sorta di sottomarca dei propri prestigiosi modelli per quasi settant'anni.
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[[File:1930 Bentley Speed Six Nutting Coupe 3828596053.jpg|upright=1.3|thumb|La ''Speed Six Blue Train Special'' fatta realizzare dal pilota Woolf Barnato nel 1930]]
 
Il suo apprendistato presso le officine ferroviarie e l'illuminante esperienza pionieristica nella progettazione di [[motori aeronautici]] in [[alluminio]]<ref>[[Walter Owen Bentley|W.O.]] fu un pioniere nella progettazione del motore in [[alluminio]] a tal punto che si crede che ne sia lui l'inventore. Nel 1914 fu chiamato dalla [[Royal Naval Air Service]] a partecipare ad un progetto, dove conobbe anche [[Lord Hives]], celebre ingegnere della [[Rolls-Royce plc|Rolls-Royce]].</ref> durante il [[Prima guerra mondiale|periodo bellico della Grande Guerra]], lo spinsero a sperimentare e a realizzare analoghi motori automobilistici leggeri e performanti.
 
Dalla prima officina di ''Mews Street'' uscì il [[prototipo]] ''3 Litre'', che montava un motore in alluminio da tre litri a quattro cilindri, progettato dallo stesso W.O. e, nel gennaio [[1920]], la vettura completa compì un iniziale collaudo lungo le strade dell'[[Inghilterra]]. Questo primo modello si guadagnò presto una buona reputazione poiché la linea era semplice e riconoscibile, con due soli sportelli, uno dal lato guidatore e l'altro dal lato passeggeri, i sedili anteriori erano separati e scorrevoli, il motore era piuttosto potente ma leggero poiché realizzato in alluminio e, nel complesso la vettura si rivelava affidabile e robusta.<ref name="ref_A">W O Bentley, ''An Illustrated History Of The Bentley Car 1919–1931'' 1964, London, George Allen and Unwin Limited.</ref>
 
===Il trasferimento a Cricklewood, le competizioni sportive e i ''Bentley Boys''===
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Nel [[1923]] la Bentley, con un nuovo team rinominato ''Bentley Boys'',<ref>Capitanati da [[Richard Sidney Witchell]], un vecchio compagno di scuola di W.O.</ref> partecipò con la medesima ''3 Litre'' alla celebre ''[[24 Ore di Le Mans]]'', raggiungendo il quarto posto; tuttavia la vittoria non tardò ad arrivare quando, nel [[1924]], lo stesso modello ''3 Litre'' fu pilotato da [[Woolf Barnato]], erede del magnate sudafricano proprietario delle miniere di [[Kimberley (Sudafrica)|Kimberley]], classificandosi al 1º posto.
 
Nel [[1926]] l'evoluzione della ''3 Litre'' portò alla realizzazione della ''4½ Litre'', dotata di un nuovo motore a [[Motore in linea a quattro cilindri|quattro cilindri in linea]] da 4398 [[Centimetro cubo|cm³]] di cilindrata, 110 [[Cavallo vapore britannico|BHP]] per la versione stradale e 130&nbsp;BHP per quella da competizione, che le fece raggiungere i 160&nbsp;km/h, conquistando il primato assoluto di «vettura più veloce del mondo».<ref>W Oname="ref_A" Bentley, ''An Illustrated History Of The Bentley Car 1919–1931'' 1964, London, George Allen and Unwin Limited.</ref> Questo modello ebbe anche un buon successo commerciale tanto da dimostrarsi degna erede della ''3 Litre'', di cui aveva in comune il [[Telaio (meccanica)|telaio]], le [[Sospensione (meccanica)|sospensioni]] a [[Balestra (meccanica)|balestra]] semiellittica e i [[Freno|freni]] a tamburo sulle quattro ruote.
 
Escludendo l'esperienza negativa del 1925, la Bentley tornò a vincere la ''[[24 Ore di Le Mans]]'' nel [[1927]] e nel [[1928]] con una ''4½ Litre'' pilotata da [[Woolf Barnato]] e [[Bernard Rubin]].
 
Nel [[1928]] W.O. progettò un innovativo motore in alluminio a sei cilindri e con sei velocità, che consentiva alte prestazioni con consumi più contenuti. Al tempo stesso la scuderia dei ''Bentley Boys'' capitanata da Woolf Barnato si mise all'opera per elaborare una versione sovralimentata della ''4½ Litre'' denominata ''Blower'', che sul circuito di [[Brooklands]] battè il suo stesso primato, raggiungendo la velocità di ben 222.03&nbsp;km/h.<ref>W Oname="ref_A" Bentley, ''An Illustrated History Of The Bentley Car 1919–1931'' 1964, London, George Allen and Unwin Limited.</ref> Benché la ''Blower'' non fosse ancora pronta per gareggiare, nello stesso anno e in quello seguente la Bentley vinse nuovamente la ''24 Ore di Le Mans'' con la ''6½ Litre Speed Six'' dotata del nuovo motore a sei marce concepito da W.O., a tal punto da diventare uno dei marchi automobilistici sportivi più celebri del tempo, il cui motto divenne: ''«Build a good car, a fast car, the best in class.»''<ref>W Oname="ref_A" Bentley, ''An Illustrated History Of The Bentley Car 1919–1931'' 1964, London, George Allen and Unwin Limited.</ref>
 
====I modelli Bentley prodotti a Cricklewood dal 1922 al 1931====
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A partire dagli anni trenta del Novecento il destino della Bentley mutò inevitabilmente ed ebbe inizio un lungo periodo buio per l'azienda, che aveva accumulato perdite per 136.220 [[Sterlina britannica|sterline]], tanto da essere messa in liquidazione dal British Central Equitable Trust.<ref>Graham Robson, ''60 years of Bentley'', Thoroughbred and Classic Cars, September 1979</ref>
 
Nell'ottobre del 1931 la casa automobilistica britannica [[Napier & Son|Napier]] si propose di rilevare la Bentley ma, inaspettatamente, il 20 novembre successivo pervenne una nuova richiesta d'acquisto anonima, un cui vincolo stabiliva la rivelazione dell'acquirente soltanto ad affare concluso. Fu così che, siglato l'accordo, si scoprì che ad acquistare la Bentley era stata la celebre azienda rivale [[Rolls-Royce Limited|Rolls-Royce Ltd.]]<ref>W Oname="ref_A" Bentley, ''An Illustrated History Of The Bentley Car 1919–1931'' 1964, London, George Allen and Unwin Limited.</ref>
A seguito di questa operazione, i debiti della Bentley vennero appianati ma la produzione subì un momentaneo arresto e gli storici stabilimenti di Cricklewood vennero chiusi; il nuovo accordo prevedeva anche un contratto di consulenza per W.O. della durata di quattro anni, con il quale egli svolse numerosi collaudi delle nuove vetture in giro per l'Europa: incarichi concreti e impegnativi che tuttavia si rivelarono mirati prevalentemente a estrometterlo quasi subito dalla dirigenza Rolls-Royce, con cui presto non mancarono inevitabili dissapori.
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Nonostante le numerose vittorie degli anni passati, le competizioni sportive erano state completamente abbandonate, così come la progettazione di motori, mentre l'ipotetica produzione di nuovi modelli venne dapprima destinata agli impianti Rolls-Royce di [[Derby]], poiché gli storici stabilimenti di Cricklewood furono venduti.
 
Tuttavia il primo modello Bentley a essere prodotto dalla nuova gestione fu soltanto nel 1946, dopo la guerra, nei nuovi stabilimenti Rolls-Royce di [[Crewe]] ma da allora la Bentley, di fatto, divenne suo malgrado soltanto una sorta di marchio minore dei medesimi modelli della casa madre che, come unico elemento riconoscibile superstite, si distingueva soltanto per la tipica calandra arrotondata sormontata dal marchio della ''flying B''.<ref>Soltanto nel [[1998]] tornò a esserci un modello Bentley non più un clone di un modello [[Rolls-Royce Motors|Rolls-Royce]].</ref>
 
[[File:SC06 1962 Bentley S2 Continental Flying Spur.jpg|upright=1.3|thumb|Una ''S2'' del 1964, del tutto simile alla [[Rolls-Royce Silver Cloud]]]]
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==Competizioni sportive==
Forte dell'originaria vocazione sportiva della Bentley e delle storiche vittorie della ''24 Ore di Le Mans'', la nuova strategia aziendale orientata alla rinascita del marchio ha voluto celebrare il ritorno al panorama mondiale delle competizioni sportive su pista.
 
Nel 2002, dopo ben settantadue anni di assenza, la Bentley è tornata a partecipare alla ''24 Ore di Le Mans'' con la [[Bentley Speed 8|''Speed 8'']] che con i piloti [[Rinaldo Capello]], [[Tom Kristensen]] e Guy Smith del ''Team Bentley'' ha conquistato la vittoria classificandosi al 1° posto nel 2003.