Origene: differenze tra le versioni

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È considerato uno tra i principali [[Scrittore|scrittori]] e teologi [[Cristianesimo|cristiani]] dei primi tre secoli. Di famiglia greca, fu direttore della «scuola catechetica» di Alessandria (''[[Didaskaleion]]''). Interpretò la transizione dalla filosofia pagana al cristianesimo e fu l'ideatore del primo grande sistema di filosofia cristiana.
 
Scrisse molti testi di natura teologica, anche se, per umiltà, non alluse quasi mai a se stesso nelle sue opere. Tuttavia, [[Eusebio di Cesarea]] gli dedicò quasi l'intero sesto libro della ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'', inoltre, in collaborazione con [[Panfilo di Cesarea]] compose l'"Apologia per Origene"; tale opera, che pure ai suoi tempi poteva essere considerata di parte, dimostra tuttavia che Eusebio era ben informato sui dettagli della vita e del pensiero di Origene. Delle sue opere si trovano tracce anche nelle opere di [[Gregorio Taumaturgo]], nelle controversie tra [[Sofronio]], [[Eusebio di Cesarea]], [[Girolamo]] e [[Tirannio Rufino]], in [[Epifanio di Salamina]]<ref>''Panarion'', LXIV.</reFref> e in [[Fozio I di Costantinopoli]]<ref>''Bibliotheca'' Cod. 118.</ref>.
 
Origene Adamanzio non dev'essere confuso con l'omonimo [[Origene (filosofo)|filosofo pagano]].
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Presto fu nuovamente circondato di discepoli. Il più famoso di questi fu, sicuramente, [[Gregorio Taumaturgo]], che, insieme a suo fratello Apollodoro, seguì i corsi di Origene per cinque anni. Durante la persecuzione di [[Massimino il Trace]] ([[235]]-[[237]]), Origene si recò presso il suo amico Firmiliano, vescovo di [[Cesarea in Cappadocia]], che lo trattenne per un lungo periodo. In questa occasione, fu ospitato da una signora cristiana chiamata Giuliana, che aveva ereditato gli scritti di [[Simmaco l'Ebionita]], traduttore dell'[[Antico Testamento]]<ref>[[Palladio di Galazia|Palladio]], ''Hist. Laus.'', 147.</ref>.
 
Gli anni successivi furono dedicati quasi ininterrottamente alla composizione dei ''Commentari''. Eusebio fa menzione solamente di alcune escursioni sui luoghi santi, di un viaggio ad [[Atene]]<ref>Eusebio, VI 33.</ref>, e di due viaggi in [[Penisola araba|Arabia]], uno dei quali ([[244]]) fu intrapreso per la conversione di [[Monarchianismo#Storia|Berillo di Bostra]], un patripassiano<ref name="ref_A">Eusebio, VI, 33; Girolamo, ''De viris illustribus'', LX.</ref>, l'altro per confutare certi [[eresia|eretici]] che negavano la [[Risurrezione]]<ref>Eusebio, ''Storia ecclesiastica'', VI, 38.</ref>.
 
L'età non ne diminuì le attività: quando scrisse il ''Contra Celsum'' e il ''Commentario su San Matteo'' aveva 60 anni. La persecuzione di [[Decio]] ([[250]]) gli impedì di continuare questi lavori. Origene fu imprigionato e barbaramente [[tortura]]to, ma il suo coraggio non venne meno nella sua prigionia, da dove scrisse lettere che trasmettono lo spirito dei martiri<ref>Eusebio, ''Historia ecclesiastica'', VI, 39.</ref>. Alla morte di Decio ([[251]]), Origene era ancora vivo, ma non gli sopravvisse per molto. Morì, probabilmente, per le sofferenze patite durante la persecuzione nel [[253]] o nel [[254]], all'età di 69 anni<ref>Eusebio, ''Historia ecclesiastica'', VII, 1.</ref>. Passò i suoi ultimi giorni a [[Tiro (città)|Tiro]], sebbene la ragione per cui si ritirò colà è ignota. Fu sepolto con tutti gli onori come confessore della Fede. Per molto tempo il suo sepolcro, dietro l'[[Altare|altare maggiore]] della [[cattedrale]] di Tiro fu meta di [[pellegrinaggio]]. Oggi, poiché della cattedrale restano solo un cumulo di rovine, l'ubicazione esatta della tomba è ignota.
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== Eredità culturale ==
Durante la sua vita, Origene con i suoi scritti, i suoi insegnamenti, e i rapporti interpersonali esercitò un'enorme influenza. [[Firmiliano di Cesarea]], che si considerava suo discepolo, visse con lui per un lungo periodo per trarre profitto dalla sua cultura<ref>Eusebio, ''Historia ecclesiastica'', VI, 26; Palladio, ''Hist. Laus.'', 147.</ref>. [[Alessandro di Gerusalemme]], suo allievo alla scuola catechetica divenne suo fedele e intimo amico (Eusebio, VI XIV), così come [[Teoctisto di Cesarea in Palestina|Teoctisto di Cesarea]] che lo ordinò sacerdote<ref>Fozio, Cod. 118.</ref>. [[Berillo di Bostra]], che Origene aveva redento dall'eresia, gli fu profondamente legato<ref>Eusebio, VI,name="ref_A" 33; Girolamo, ''De viris illustribus'', LX.</ref>. [[Anatolio di Laodicea]] tessé le sue lodi nel ''Carmen Paschale''<ref>P. G., X 210.</ref>. Il dotto [[Giulio Africano]] lo consultò: se ne conosce la replica da parte di Origene<ref>P. G., XI 41-85.</ref>. [[Ippolito di Roma]] apprezzò grandemente il suo valore<ref>Girolamo, ''De viris illustribus'', LXI.</ref>. [[Dionisio di Alessandria]], suo alunno e successore alla scuola catechetica, quando divenne [[Patriarcato di Alessandria|patriarca di Alessandria]] gli dedicò il trattato ''Sulla Persecuzione''<ref>Eusebio, VI, 46.</ref> e, alla notizia della sua morte, scrisse una lettera in cui si profuse in numerosi elogi verso il suo maestro<ref>Fozio, Cod. 232.</ref>. [[Gregorio Taumaturgo]], che fu suo allievo per cinque anni a Cesarea, gli dedicò un [[panegirico]]. Non c'è prova che [[Eraclio di Alessandria|Eraclio]], suo discepolo, collega, e successore alla scuola catechetica, prima di essere elevato al Patriarcato di Alessandria, vacillasse nella sua amicizia. Il nome di Origene era così apprezzato che quando si doveva por fine a uno [[scisma]] o mettere a tacere un'eresia, veniva fatto appello alla sua figura.
 
Dopo la morte, la sua reputazione continuò a crescere. [[Panfilo di Cesarea]], martirizzato nel [[307]], compose, insieme a Eusebio, un<nowiki>'</nowiki>''Apologia di Origene'' in sei libri, dei quali solo il primo è stato conservato, in una traduzione latina di Rufino<ref>P. G., XVII 541-616.</ref>. Origene, a quei tempi, aveva molti altri apologisti i cui nomi ci sono ignoti (Fozio, Cod. 117 e 118). Anche i successivi direttori della scuola catechetica continuarono a seguire le sue orme. Teognosto, nel suo ''Hypotyposes'', secondo Fozio<ref>Cod. 106.</ref>, lo seguì addirittura troppo da vicino, sebbene la sua opera fosse approvata da [[Atanasio di Alessandria]]. Girolamo, addirittura, indicava [[Pierio]] col soprannome di ''Origenes iunior''<ref>''De viris illustribus'', LXXVI.</ref>. [[Didimo il Cieco]] compose un'opera per spiegare e giustificare gli insegnamenti contenuti nel ''De principiis''<ref>Girolamo, ''Adv. Rufin.'', I, 6.</ref>. Atanasio non esitava a citarlo con grandi encomi<ref>''Epist. IV ad Serapion.'', 9 e 10.</ref> e spiegava che dovesse essere interpretato non letteralmente<ref>''De decretis Nic.'', 27.</ref>.