Storia della Sardegna giudicale: differenze tra le versioni

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=== Le Curatorie ===
{{vedi anche|Curatoria}}
Secondo tanti giuristi le curatorie sono il vero gioiello dell'organizzazione giudicale<ref name="FrancescoCesareCasul">{{Cita|Francesco Cesare Casula|p.173|Casula}}</ref>. La Sardegna giudicale aveva infatti un territorio (''su logu'') suddiviso in ''Curadorias'', cioè in distretti amministrativi di varia estensione, formati da centri urbani e ville rurali, dipendenti da un capoluogo dove aveva sede il ''Curadore''. Questi, coadiuvato soprattutto in materia giudiziaria da ''Jurados'' e da un consiglio detto ''Corona de Curadoria'', rappresentava localmente l'autorità giudicale e curava il patrimonio pubblico della Corona. Frutto di una lunga e precedente costruzione storica, quello delle ''Coronas'' fu un governo assembleare che si ipotizza facesse rivivere lo spirito del parlamento del villaggio nuragico, composto dalle persone maggiorenti e presieduto dal capo del cantone per discutere questioni riguardanti la comunità (o le comunità se erano confederate), e per amministrare la giustizia. Secondo lo studioso della storia sarda [[Giovanni Lilliu]] - fu quello uno degli aspetti più interessanti della civiltà nuragica.<ref name="ReferenceB"/> Questo sistema di governo assembleare sopravvisse all'interno dell'isola e si ritrovò, dopo duemila anni, nello spirito delle Coronas giudicali<ref name="ReferenceB">Francesco Cesare Casula, ''Breve storia di Sardegna'', pag. 31</ref> con le curatorie - si pensa - che ricalcavano la grandezza e la forma di quelli che in epoca nuragica furono i cantoni.<ref>Sulla divisione del territorio nuragico e la corrispondenza alle curatorie in epoca giudicale, vedi {{cita web |url=http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_93_20060719145959.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=27 marzo 2009 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111126005622/http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_93_20060719145959.pdf |dataarchivio=26 novembre 2011 }}''La Sardegna dei Giudici'', di Gian Giacomo Ortu, pag. 81 (PDF pag.42)</ref>
 
Il Curatore era di nomina regia o comunque approvato dal ''judike''. Egli aveva un mandato a tempo determinato con autorità sull'esazione fiscale, sull'azione giudiziaria penale e civile, sugli organi di polizia, ''Iskolka'', e sull'arruolamento dell'esercito<ref>{{Cita|Francesco Cesare Casula|p.175|Casula}}</ref>. La sua attività era comunque incentrata sul controllo ed il potenziamento della gestione rurale, fonte della ricchezza giudicale. Non erano ammesse dal Giudice inadempienze ed inerzie nella conduzione della Curatoria in quanto l'ordinamento giudicale riteneva il curatore responsabile in modo diretto del progresso o dei ritardi della Curatoria, soprattutto in tema di sicurezza e prevenzione degli incendi.
 
I confini di questi distretti venivano definiti per far sì che la popolazione residente in ogni curatoria fosse approssimativamente uguale; di conseguenza i confini erano fluidi e dipendevano dai diversi tassi locali di crescita [[demografia|demografica]]<ref>{{Cita|Francesco Cesarename="FrancescoCesareCasul" Casula|p.173|Casula}}</ref>: pertanto le Curatorie erano probabilmente delle unità censuarie. Le curatorie erano inoltre ''distretti elettorali'': gli uomini liberi di ogni curatoria si riunivano periodicamente in assemblea al fine di eleggere il proprio rappresentante presso la ''Corona de Logu''. Questo sistema amministrativo era radicato ed estremamente efficace per la gestione del territorio e venne meno con l'imposizione del sistema feudale da parte degli Aragonesi, nel corso del XIV e soprattutto del [[XV secolo]].
 
=== Il ''Majore de bidda'' ===