Presidente degli Stati Uniti d'America: differenze tra le versioni

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|sito = [https://www.whitehouse.gov whitehouse.gov]
}}
Il '''Presidente degli Stati Uniti d'America''' (in [[lingua inglese|inglese]]: ''President of the United States of America''; sigla: '''POTUS''')<ref>{{Cita news|autore=William Safire|url=httphttps://www.nytimes.com/1997/10/12/magazine/on-language-potus-and-flotus.html?pagewanted=all&src=pm|titolo=On language: POTUS and FLOTUS|pubblicazione=New York Times|data=12 ottobre 1997}}</ref> è il [[capo di Stato]] e il [[capo del governo]] degli [[Stati Uniti d'America]]. Di [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America|nomina elettiva]], il Presidente è responsabile delle [[Potere esecutivo|funzioni esecutive]] del [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]] ed è anche il [[comandante in capo]] delle [[United States Armed Forces|Forze Armate statunitensi]].
 
Il Presidente degli Stati Uniti è considerato una delle persone più potenti al mondo, dato che si trova alla guida di una [[superpotenza]]. Il suo ruolo lo pone alla guida del paese con l'[[Stati per spesa militare|apparato militare più costoso al mondo]] e con [[Stati con armi nucleari|il secondo arsenale nucleare più grande del pianeta]], oltre che essere al comando dell'[[Stati per PIL (nominale)|economia con il più elevato PIL reale e nominale]].
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Accade spesso, infatti, che lo stesso Presidente o un membro del suo esecutivo rediga un disegno di legge per poi chiedere ad alcuni senatori o rappresentanti di promuovere quello stesso disegno all'esame del Congresso. Ma anche in altre occasioni il Presidente fa sentire il suo peso politico nel processo legislativo: basti pensare ai suoi interventi al Congresso come nel caso del "[[Discorso sullo stato dell'Unione (Stati Uniti)|discorso sullo stato dell'Unione]]", dove spesso si spinge ad avanzare proposte legislative che, sempre nel caso in cui sia il suo partito a detenere la maggioranza nelle due assemblee legislative, non faticano a trovare la via dell'approvazione. Infatti accanto al Messaggio viene inserito in allegato un elenco di disegni di legge, questi verranno eventualmente presentati al Congresso dai singoli parlamentari che appoggiano il Presidente.
 
Negli ultimi anni sono state avanzate diverse critiche a questa profonda incisività presidenziale nel processo legislativo a danno del Congresso, che si vedrebbe privato delle sue prerogative legislative. Inoltre il Presidente, come vertice del potere esecutivo, si trova a capo di una vasta serie di [[Lista delle agenzie federali degli Stati Uniti d'America|agenzie]] governative che hanno a loro volta la possibilità di emanare direttive, le quali sono soltanto in parte controllabili dal Congresso. Il repubblicano Eric Cantor ha dichiarato esplicitamente che il Presidente sarebbe in grado "virtualmente" di nominare "un esercito di zar, ognuno dei quali non controllabile dal Congresso e tuttavia in grado di attuare politiche di rilievo in nome della [[Casa Bianca]]".<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Eric|cognome=Cantor|url=httphttps://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/07/29/AR2009072902624.html|titolo=Too Many Presidential Czars Keep Congress in the Dark|pubblicazione=The Washington Post|data=30 luglio 2009|accesso=30 agosto 2016}}</ref> Altre critiche sono state rivolte a quei presidenti che hanno fatto un uso estensivo dei cosiddetti ''[[signing statements]]'', cioè quelle dichiarazioni aggiunte alla firma presidenziale di un disegno di legge approvato dal Congresso con le quali il Presidente si esprime indicando il modo in cui verrà resa esecutiva la norma o perlomeno interpretata dalla sua amministrazione.<ref>{{Cita web|url=http://www.latimes.com/opinion/la-oe-nelson11-2008oct11-story.html|titolo=The 'unitary executive' question|cognome=Times|nome=Los Angeles|sito=latimes.com|accesso=30 agosto 2016}}</ref> Una pratica che è stata largamente utilizzata da [[George W. Bush]] e che ha continuato ad utilizzare anche [[Barack Obama]] nonostante fosse stata giudicata incostituzionale dalla [[American Bar Association]], una delle più importanti associazioni di avvocati degli Stati Uniti e che fissa gli standard di insegnamento delle facoltà di legge statunitensi.
 
In ultima battuta va menzionato il potere del Presidente di poter convocare una o entrambe le camere del Congresso e, nel caso in cui non vi fosse accordo sulla data precisa da parte delle stesse, il Presidente può fissare autoritativamente una data.
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==== Poteri amministrativi ====
[[File:BUSHCABINET.jpg|miniatura|271x271px|[[George W. Bush]] con a fianco il [[Segretario al Tesoro degli Stati Uniti d'America|Segretario del Tesoro]] [[John W. Snow]] (sinistra) e il [[Segretario della difesa degli Stati Uniti d'America|Segretario della Difesa]] [[Donald Rumsfeld]] (destra) riuniti insieme al gabinetto di governo il 30 gennaio 2006]]
Avendo la [[Costituzione degli Stati Uniti d'America|Costituzione]] affidatogli la [[Potere esecutivo|funzione esecutiva]], il Presidente è posto a capo di tutta la struttura amministrativa del [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]], essendo dalla stessa Costituzione obbligato a "preoccuparsi che le leggi vengano eseguite in buona fede".<ref>http://www.law.cornell.edu/constitution/articleii#section3</ref> Una macchina amministrativa imponente, se la stessa Casa Bianca dichiara di contare più di 4 milioni di dipendenti pubblici (compresi, comunque, i componenti delle Forze Armate).<ref>{{cita web |url=httphttps://www.whitehouse.gov/our-government/executive-branch |titolo=Copia archiviata |accesso=19 luglio 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110719010906/http://www.whitehouse.gov/our-government/executive-branch |dataarchivio=19 luglio 2011 }}</ref>
 
Nella sua funzione di capo dell'amministrazione federale, il Presidente si avvale della collaborazione del [[Gabinetto degli Stati Uniti d'America|Gabinetto]], una sorta di "consiglio dei ministri" composto dai "segretari" a capo dei diversi Dipartimenti che compongono i vari "rami" dell'amministrazione. Oltre al Gabinetto, il Presidente è coadiuvato anche da una serie di consiglieri, uffici, rappresentanti diplomatici e dal Vicepresidente, tutti riuniti nell'[[Ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti d'America|Ufficio esecutivo del Presidente]], struttura alla cui guida si pone il [[Capo di gabinetto della Casa Bianca|Capo di Gabinetto della Casa Bianca]], che ha il compito di dirigere tutto il personale alle dirette dipendenze del Presidente (oltre che essere sempre un uomo di fiducia del Presidente stesso).
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Probabilmente il potere più grande che ha il Presidente è quello di essere al comando delle [[United States Armed Forces|Forze Armate degli Stati Uniti]] come loro [[comandante in capo]]. Inoltre, anche se la Costituzione affida la proclamazione della dichiarazione di guerra al Congresso, è il Presidente che ha la responsabilità ultima di dirigere e disporre le forze militari. Attualmente il [[comando operativo]] delle Forze Armate (che appartengono al [[Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America|Dipartimento della Difesa]]) è normalmente esercitato dal Presidente nei confronti dello ''[[Unified Combatant Command]]'' (UCC) grazie al tramite del [[Segretario della difesa degli Stati Uniti d'America|Segretario della Difesa]] e secondo le linee-guida contenute nel piano annuale a questo scopo predisposto, lo ''Unified Command Plan'' (UCP).<ref>{{Cita web|url=http://www.defense.gov/Military-Services/Unified-Combatant-Commands|titolo=U.S. DEPARTMENT OF DEFENSE > Military Services > Unified Combatant Commands|sito=www.defense.gov|accesso=26 agosto 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.law.cornell.edu/uscode/text/10/164|titolo=10 U.S. Code § 164 - Commanders of combatant commands: assignment; powers and duties|sito=LII / Legal Information Institute|accesso=26 agosto 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.jcs.mil/|titolo=Official Website of the Joint Chiefs of Staff|sito=www.jcs.mil|accesso=26 agosto 2016}}</ref>
 
Ma il potere presidenziale come comandante in capo delle Forze Armate subisce dei limiti costituzionali. Nel n. 69 de ''[[Il Federalista]]'', [[Alexander Hamilton]] ebbe modo di puntualizzare che il potere di dichiarare guerra dovrebbe essere disgiunto da quello della direzione suprema dell'esercito e della marina<ref>{{Cita pubblicazione|autore=[[Alexander Hamilton]]|titolo=The Federalist|numero=69|url=http://www.constitution.org/fed/federa69.htm}}</ref> Infatti è soltanto il Congresso che, in forza della ''[[War Powers Resolution]]'', può autorizzare l'impiego di truppe militari più lungo di 60 giorni. Tuttavia questa autorizzazione non ha un meccanismo preciso, per cui la sua previsione si è resa, se non inutile<ref>Che esistano ostacoli legali all'assoluta libertà del Presidente di autorizzare l'uso della forza a livello intestatale, è stato dichiarato dal generale John Hyten, capo del ''US Strategic Command'' ("I'm going to say: 'Mr President, that's illegal"): [httphttps://www.bbc.com/news/world-us-canada-42041975 ''US nuclear chief would resist 'illegal' presidential strike order'', BBC news, 19 novembre 2017].</ref>, almeno superflua.<ref>{{Cita web|url=http://millercenter.org/policy/commissions/warpowers/report|titolo=The National War Powers Commission Report|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101126165009/http://millercenter.org/policy/commissions/warpowers/report|dataarchivio=26 novembre 2010}}</ref>
 
Comunque sia il controllo del Congresso si estende anche grazie al suo controllo sull'approvazione delle spese militari e sul loro impiego. Anche se in epoca più risalente è sempre stato il Presidente ad avviare la procedura per la dichiarazione di guerra,<ref name=":2">{{Cita news|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,878290,00.html|titolo=The Law: The President's War Powers|pubblicazione=Time|data=1º giugno 1970|accesso=26 agosto 2016}}</ref><ref>{{Cita news|nome=Alison|cognome=Mitchell|autore=|url=httphttps://www.nytimes.com/1999/05/02/weekinreview/the-world-only-congress-can-declare-war-really-it-s-true.html|titolo=The World; Only Congress Can Declare War. Really. It's True.|pubblicazione=The New York Times|data=2 maggio 1999|accesso=26 agosto 2016|citazione=I vari presidenti hanno inviato forze militari statunitensi all'estero in più di 100 occasioni; il Congresso ha dichiarato guerra soltanto 5 volte: la [[guerra del 1812]], la [[Guerra Messico-Stati Uniti|guerra messicana]], la [[guerra ispano-americana]], la [[prima guerra mondiale]] e la [[seconda guerra mondiale]].}}</ref> diversi studiosi si sono espressi criticamente nei confronti della presidenza statunitense, accusandola in più occasioni di aver iniziato dei conflitti armati senza aver ottenuto la necessaria dichiarazione di guerra, come nei casi dell'invasione di [[Panama]] nel 1903 di [[Theodore Roosevelt]],<ref name=":2" /> della [[guerra di Corea]],<ref name=":2" /> della [[Guerra del Vietnam|guerra in Vietnam]],<ref name=":2" /> e delle invasioni di [[Grenada]] del 1983<ref>{{Cita news|autore=Alison Mitchell|titolo=The World; Only Congress Can Declare War. Really. It's True|pubblicazione=New York Times|data=2 maggio 1999|citazione=Il Presidente Reagan ha rivelato al Congresso l'invasione di Grenada due ore dopo aver ordinato l'operazione. Reagan ha parlato dei bombardamenti in Libia ai ''leader'' dei due partiti del Congresso mentre gli aerei erano già in volo.}}</ref> e di Panama nel 1990.<ref>{{Cita news|autore=Michael R. Gordon|url=httphttps://www.nytimes.com/learning/general/onthisday/big/1220.html#article|titolo=U.S. troops move in Panama in effort to seize Noriega; gunfire is heard in capital|pubblicazione=New York Times|data=20 dicembre 1990|citazione=Non era chiaro se la Casa Bianca avesse consultato i ''leader'' del Congresso in merito all'azione militare, o se li abbia avvertiti in anticipo. Thomas S. Foley, ''speaker'' della Camera dei Rappresentanti, ha dichiarato martedì sera che non era stato in alcun modo avvertito da parte dell'Amministrazione.}}</ref> Nel 1973 il Congresso, superando un veto presidenziale, approvò una legge per la quale il Presidente non può deliberatamente disporre delle forze armate previa obbligatoria consultazione con i ''leader'' del Congresso e qualora essi non siano d'accordo, ritirare seduta stante le truppe. Tale legge è stata disattesa dai presidenti nella prassi, senza che la Corte Suprema si sia mai pronunciata in merito.
 
In tempo di pace, inoltre, il Presidente ha la facoltà di utilizzare il suo potere per mantenere o ripristinare l'ordine in uno Stato federato, su richiesta del governo locale. Questo è avvenuto, ad esempio, in [[Arkansas]] nel [[1957]], nel [[Mississippi]] nel [[1962]] e nell'[[Alabama]] nel [[1963]]. Ragioni analoghe sono alla base delle iniziative di [[George W. Bush]] nella lotta contro il terrorismo che ha portato, estendendo il suddetto concetto, la Guardia Nazionale a operare in [[Medio Oriente]] e nei [[Balcani]].
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==== Grazia ====
Un altro potere di cui può avvalersi il Presidente è la concessione della "grazia" (''pardon'') a condannati per crimini puniti da una legge federale (ad esclusione dei casi di impeachment): una facoltà che solitamente il Presidente adotta alla fine del suo mandato, non senza sollevare polemiche in qualche caso: il più noto è forse quello della grazia concessa da Gerald Ford all'ex-presidente Richard Nixon dopo che quest'ultimo si era dimesso a seguito dello scandalo Watergate (Ford venne fortemente criticato anche perché graziò Nixon soltanto un mese dopo essere diventato Presidente).<ref>{{Cita web|url=httphttps://www.nytimes.com/learning/general/onthisday/big/1224.html|titolo=Bush Pardons 6 in Iran Affair, Aborting a Weinberger Trial; Prosecutor Assails 'Cover-Up'|sito=www.nytimes.com|accesso=30 agosto 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=httphttps://www.usatoday.com/news/washington/2008-03-06-clinton-library-foia_N.htm|titolo=Clinton-papers release blocked - USATODAY.com|sito=www.usatoday.com|accesso=30 agosto 2016}}</ref> Il Presidente ha inoltre la possibilità di amnistiare un certo numero di reati.
 
=== Cerimoniale presidenziale ===
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* A partire dalla presidenza di [[James Buchanan]], è tradizione che nel periodo di transizione (dall'esito delle elezioni presidenziali fino al giuramento, quasi tre mesi) il Presidente uscente dia consigli ed assista il Presidente neoeletto nel primo impatto con la sua nuova carica. Inoltre [[Ronald Reagan]] ha inaugurato l'uso di lasciare un messaggio privato rivolto al nuovo Presidente sulla scrivania nello [[Studio Ovale]] il giorno della proclamazione ufficiale.
* In occasione di visite da parte di capi di Stato stranieri, l'ospite viene accolto con una cerimonia ufficiale nei giardini sul retro della [[Casa Bianca]] (''South Lawn''),<ref>{{Cita libro|autore=James A. Abbott, Elaine M. Rice|titolo=Designing Camelot: The Kennedy White House Restoration|anno=1998|editore=Van Nostrand Reinhold|città=|pp=9-10|ISBN=0-442-02532-7}}</ref> seguita da una cena ufficiale nella ''State Diner Room'' della stessa Casa Bianca.
* [[William Howard Taft]] è stato il primo Presidente ad effettuare il cosiddetto "''[[first pitch]]''" in occasione della prima partita stagionale della squadra di [[baseball]] di [[Washington]]. A parte [[Jimmy Carter]], tutti i presidenti sono stati da allora coinvolti in questa tradizione.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Paul|cognome=Duggan|url=httphttps://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/04/01/AR2007040101262.html|titolo=Balking at the First Pitch|pubblicazione=The Washington Post|data=2 aprile 2007|accesso=30 agosto 2016}}</ref>
* Il Presidente è presidente onorario dei [[Boy Scouts of America]] a partire dalla loro fondazione.<ref>{{Cita web|url=http://www.bsartn2007.org/|titolo=Bsartn 2007 - Different kind of living|sito=Bsartn 2007|lingua=en|accesso=30 agosto 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090910093654/http://www.bsartn2007.org/|dataarchivio=10 settembre 2009}}</ref>
* Il Presidente e la sua famiglia sono i protagonisti di una cerimonia ufficiale il [[Giorno del Ringraziamento]].<ref>{{Cita news|lingua=en|url=httphttps://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/11/20/AR2007112002331_4.html?sub=AR&sid=ST2007112002354|titolo=Turkey Pardons, The Stuffing of Historic Legend|pubblicazione=The Washington Post|data=21 novembre 2007|accesso=30 agosto 2016}}</ref>
 
== Elezione e nomina del presidente ==