Sarego: differenze tra le versioni

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Sull'origine del primo non si conosce nulla di preciso; considerando, però, che il [[Giambattista Pagliarino|Pagliarino]] lo definisce "antichissimo" e che la nobile famiglia dei da Sarego risiedeva sul posto sin da epoca precedente al Mille, sembra ragionevole collocarne la fondazione nel secolo X, identificandolo in tal modo con l'[[incastellamento]] della chiesa primitiva, la quale dipendeva dalla vasta giurisdizione della pieve di Santa Maria di [[Altavilla Vicentina|Altavilla]] ma era di proprietà dei da Sarego.
 
Chiesa e castello dovevano dunque essere di origine gentilizia, ed i diritti vescovili devono essersi accesi solo nel 1132 quando i da Sarego assoggettarono la chiesa alla cattedrale di Vicenza<ref>A tale cessione, che non dev'essere avvenuta in termini molto chiari, vanno ricondotte le aspre ed interminabili controversie tra i nobili da Sarego ed i canonici della cattedrale di Vicenza per la nomina dei vari beneficiari della chiesa di Santa Maria Assunta a Sarego.</ref>. I diplomi imperiali non elencano il castello di Sarego tra quelli vescovili esentati dalla tassa del [[fodro]]; ciò non significa ch'esso non dipendesse in qualche modo dai vescovi di Vicenza, ma dimostra semplicemente che non era esentato dalla prestazione<ref>In effetti, una qualche giurisdizione temporale su Sarego i vescovi dovevano esercitarla, e ne sono conferma due atti d'investitura: il primo, del 1306, con il quale il vescovo [[Altigrado Cattaneo|Altigrado]] infeudava il giudice Grailante da Sommacampagna ''de quibusdam bonis et possessionibus... positis tam in villa quam in castro de Serafico''; il secondo, del 1311, con cui lo stesso vescovo concedeva la quarta parte di una posta di molini con otto campi di terra situati ''in ora castri''. All'epoca di Altigrado, tuttavia, i veri castellani di Sarego erano ancora i nobili da Sarego, gli stessi di cui parla la "Cronaca di Ezzelino" del 1213</ref><ref>{{Cita| Canova, 1979|p. 101}}.</ref>.
 
Secondo il Pagliarino, il castello «fu gettato a terra dai Veronesi»; quando non è detto, ma è abbastanza facile pensare che ciò possa essere accaduto intorno al 1313 durante le feroci lotte tra Veronesi e Padovani conseguenti all'occupazione di Vicenza da parte degli Scaligeri.
 
Il secondo castello era a Meledo e probabilmente apparteneva alla meno nota famiglia dei Pan de' Campi, di cui parlano tanto il Pagliarino che il [[Francesco Barbarano de' Mironi|Barbarano]]; sulla fine del Duecento, comunque, ne vennero infeudati i da Sarego, e di ciò fanno fede gli atti d'investitura, atti che parlano sempre di ''castrum vetus''<ref>In un'investitura fatta dal vescovo Pietro de' Saraceni nel 1288, ad esempio, viene nominata una ''posta molendinorum in Meledo apud castrum vetus et viam'', ed in un'altra del 1322, fatta dal vescovo Francesco Temprarmi (1321-1335), si parla di terreni posti ''in contracta castri veteris''.</ref><ref name =CSarego >{{Cita| Canova, 1979|pp. 102-03}}.</ref>, dizione che può avere due significati: o che questo castello era precedente a quello di Sarego oppure che, al tempo dei documenti che ne parlano, fosse ormai distrutto. Nel secondo caso, esso sarebbe stato distrutto prima dell'epoca ezzeliniana<ref name =CSarego />.
 
Sarego ha dato i natali a Cortesia de' Marassi detto da Sarego che, nel XIV secolo, fu consigliere di [[Antonio della Scala]] - e ne sposò la sorella Lucia - ed ebbe parte rilevante nella sua rovina. A questa nobile famiglia appartenevano anche Simone e suo figlio Gentile da Sarego, principali finanziatori nel 1386 della costruzione e decorazione della [[Chiesa di San Vincenzo (Vicenza)|chiesa di San Vincenzo a Vicenza]], nella quale vennero sepolti. Nello stesso anno 1386 Cortesia da Sarego, fratello di Simone, lasciò in testamento la somma di 1000 lire veronesi per la costruzione di una cappella nella [[chiesa di Santa Corona]] a Vicenza,<ref>Archivio di Stato di Vicenza, ''Corporazioni Religiose Soppresse, S. Corona'', ''Annali 1243-1699'', pag. 72.</ref> pur disponendo di essere sepolto nella chiesa di Santa Anastasia di Verona, città che era diventata il centro degli interessi della famiglia dei da Sarego, in quelli anni divenuta tra le più potenti del territorio vicentino grazie all'appoggio della signoria scaligera. È da notare che il nome Cortesia, che si ripeté come d'uso molte volte nella dinastia della famiglia, era l'anagramma del nome ''Seratico'' con cui la famiglia era nota a quel tempo. Proprio dalla dizione Seratico deriva l'appellativo di ''seraticensi'' con cui sono chiamati gli abitanti di Sarego.
 
L'arma di famiglia dei Sarego era caratterizzata da ''tre spade poste in banda, manicate d'oro''.<ref>La blasonatura completa dello stemma è: ''Di rosso, a tre spade manicate d'oro, poste in banda, ordinate in sbarra, colle punte al basso''. Vedi: S.{{cita libro|autore=Sebastiano Rumor, ''|wkautore=Sebastiano Rumor |titolo= Il blasone vicentino descritto ed illustrato'', |città= Venezia |anno=1899, |p.= 166 |url= https://archive.org/details/ilblasonevicenti00rumo/page/166}}</ref> Lo stemma attuale del comune di Sarego (che è [[Troncato (araldica)|troncato]]) riproduce nella sua parte superiore proprio le insegne della famiglia comitale per lungo dominante sul paese.
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
[[File:ArcadeVillaTrissino Meledo 2007 07 06 3.jpg|miniatura|[[Barchesse di villa Trissino|Barchessa di villa Trissino]], circa 1567, unica parte di una [[villa veneta]] mai terminata di [[Andrea Palladio]] a Meledo di Sarego, sulle rive del [[Brendola (fiume)|fiumicello Brendola]].]]
* Villa Manzoni Valcasara a Sarego. Costruita all'inizio del Cinquecento su commissione dei conti Arnaldi di Vicenza che avevano notevoli proprietà terriere nella zona. Presenta una robusta struttura orizzontale con le due facciate principali esposte una a nord, l'altra a sud. È attribuita a Antonio Francesco Olivera, discepolo dell'architetto [[Michele Sammicheli]]<ref>[http://www.sarego.gov.it/c024098/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/156 Descrizione nel sito del Comune]</ref>.
* [[Barchesse di villa Trissino]] a Meledo. Costruite nel 1567 circa sulle rive del fiume Guà, sono l'unica parte superstite del progetto di [[Andrea Palladio]], mai compiuto per una [[villa veneta]]. Il complesso è stato inserito nel 1996 nella lista dei [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'umanità]] dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]] e negli anni 2010-15 è stato oggetto di restauro<ref>[http://www.sarego.gov.it/c024098/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/4 Sito del Comune]</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://catalogo.irvv.net/catalogo/scheda.form?id=3031 Scheda] |datedata=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} dell'[[Istituto Regionale Ville Venete]] con relativo stato di conservazione</ref>.
* [[Villa Arnaldi]] a Meledo. Opera progettata da Andrea Palladio nel 1547 e rimasta incompiuta.
* Villa Bisognini a Meledo. Risale al XVIII secolo.
* [[Villa Da Porto (Sarego)|Villa Da Porto]] Zordan detta "La Favorita" a Monticello di Fara. Commissionata nel [[1714]] da [[Giovanni Battista [[Porto (famiglia)|da Porto]], venne progettata da [[Francesco Muttoni]], studioso di [[Andrea Palladio|Palladio]]. Dal 2012 è sede del [[Parlamento della Padania]] della [[Lega Nord]].
* Villa Quinto, detta "Ca' Quinta", in località Santa Giustina a Monticello di Fara<ref>[http://www.sarego.gov.it/c024098/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/158 Sito del Comune]</ref>.
 
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|editore= Associazione Pro Sarego (a cura di|curatore= Alberto Lembo), ''|titolo= Sarego. Storia e vita di un paese'', |anno= 1987}}
* {{cita libro|autore= Demetrio Guarato, ''|titolo= Meledo. Tra storia e memoria'', |città= Vicenza, |editore= Editrice veneta,Veneta |anno= 2013}}
 
== Voci correlate ==