Sacco di Roma (390 a.C.): differenze tra le versioni

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[[File:Brennus and Camillus.jpg|thumb|left|[[Brenno]], capo dei Galli, e [[Marco Furio Camillo]], dopo il sacco di Roma.]]
 
Il tentativo romano di fermare i Galli a sole undici miglia da Roma, presso la confluenza del [[Tevere]] con il fiume [[Allia]] (oggi noto col nome di ''"Fosso della Bettina"''), un corso d'acqua situato a 1000018 chilometri lungo la [[via Salaria]], si risolse in una [[Battaglia del fiume Allia|grave sconfitta]] delle truppe romane. Il giorno dell'amara sconfitta, il ''dies Alliensis'' (18 luglio<ref name="TacitoXV41,2"/>), divenne sinonimo di sciagura e fu registrato nei calendari imperiali come ''dies nefastus'' (''giorno infausto'').
I superstiti, incalzati dai Galli, si ritirarono in ordine sparso entro le mura di Roma, dimenticando di chiuderne le porte, come riportato dallo storico Livio. I Galli misero a ferro e fuoco l'[[Roma antica|intera città]], ivi incluso l'[[archivio di stato]], cosicché tutti gli avvenimenti antecedenti la battaglia risultano in gran parte leggendari e di difficile ricostruzione storica. In questo contesto di caos e distruzione, nel racconto di [[Tito Livio]], si inserisce la figura leggendaria di [[Lucio Albinio (storia romana)|Lucio Albinio]], che, semplice plebeo, aiutò le vergini [[Vestali]] a mettersi in salvo, fuggendo nella città di [[Cerveteri|Cere]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V, 40.</ref>.