Leonardo Bianchi: differenze tra le versioni

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Nel 1889 fu affiliato [[Massoneria in Italia|Maestro massone]] nella [[Loggia massonica|Loggia]] "Losanna" di [[Napoli]]<ref>V. Gnocchini, ''L'Italia dei Liberi Muratori'', Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p.39</ref>. Insignito del 33º grado del [[Rito scozzese antico ed accettato]] il 7 febbraio 1907, nel 1916 rientrò nel Supremo consiglio di [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]] dopo avere seguito la scissione di [[Saverio Fera]] a Piazza del Gesù<ref>[[Giordano Gamberini]], ''Mille volti di massoni'', Roma, Ed. Erasmo, 1975, p. 170.</ref>.
 
Nel 1892 Bianchi si affacciò alla vita politica ricoprendo per la prima volta il ruolo di deputato al [[Parlamento del Regno d'Italia|Parlamento italiano]]: da lì a poco sarebbe divenuto un punto di riferimento della politica italiana. Essendo, oramai, una delle personalità più influenti del Meridione, Leonardo Bianchi continuò ad accrescere la sua fama con la pubblicazione della sua opera più famosa “Trattato di Psichiatria” che, tradotto in molte lingue, divenne un libro di riferimento per la Psichiatria dell'epoca. Inoltre Bianchi fu nominato, per ben due volte, Rettore Magnifico dell'Università di Napoli nell'anno accademico 1902-03 e nell'anno 1911-12. Fu trail iprimo fondatori, a Roma,presidente della Società italiana di neurologia, nonché fondatore della stessa insieme a [[Enrico Morselli]], [[Eugenio Tanzi]], [[Giovanni Mingazzini]], [[Ernesto Belmondo]], [[Rosolino Colella]], [[Giuseppe D'Abundo]], [[Arturo Donaggio]], [[Camillo Golgi]], [[Ernesto Lugaro]], [[Camillo Negro]], [[Giovanni Battista Pellizzi]], [[Sante De Sanctis]], [[Augusto Tamburini]] e [[Silvio Tonnini]]<ref>A.Federico,C.Caltagirone, L.Provinciali, G.Tedeschi, ''Neurologia pratica'', Napoli, Edises, 2014, pag.11</ref><ref>Giorgio Zanchin, Giuseppina Salomone, ''Profilo Storico della Società Italiana di Neurologia'' in ''"100 anni della Società italiana di Neurologia Collana Quaderni di Neurologia"'', Siena, Tipografia Senese, gennaio 2011, pag. 9.</ref>. Bianchi nel 1910 abbandonò la direzione del manicomio provinciale di Napoli per dedicarsi totalmente agli studi prediletti di [[Clinica (disciplina)|clinica]]<ref>Ibid. Pag. 32</ref>. Morì nel 1927 durante un convegno all'Università, per un improvviso attacco di [[angina pectoris]]. Venne soccorso da [[Giuseppe Moscati]], morto anch'egli nello stesso anno e poi proclamato Santo dalla chiesa.
 
A lui vennero intitolate una sezione della Real Casa dei Matti di Aversa e l'intero manicomio provinciale di [[Napoli]], costruito a [[Capodichino]] secondo quanto egli stesso aveva suggerito, poi divenuto ospedale psichiatrico dell'Azienda sanitaria locale Napoli 1 e, infine, a seguito della [[Legge Basaglia]] del [[1978]], avviato alla chiusura e definitivamente dismesso sotto la direzione di [[Fausto Rossano]] nel decennio [[1995]]-[[2005]].