Torre Santa Sabina: differenze tra le versioni

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In epoca imperiale fu sede della [[Mansio|stazione di sosta]] detta ''Ad Speluncas'' (così chiamata per via delle grotte presenti in zona), ubicata lungo la [[Via Traiana]].<ref>Giuseppe Ceraudo, ''Sulle tracce della via Traiana. Indagini aerotopografiche da Aecae a Herdonia'', Grenzi 2008</ref> In periodo bizantino il suo territorio era cosparso di insediamenti rupestri e il nome di Santa Sabina deriverebbe dal culto dedicato a questa santa in una delle cripte allora esistenti.<ref>V. Cazzato-S. Politano, ''Topografia di Puglia. Atlante dei "monumenti" trigonometrici: chiese, castelli, torri, fari, architetture rurali'', Congedo 2001</ref><ref>Secondo la tradizione popolare, il nome deriva da una statua della santa che fu ritrovata dai pescatori nelle acque antistanti la torre.</ref> Nel XIII secolo si insediarono nella contrada i [[Cavalieri Teutonici]],<ref name=filomena>Enzo Filomena, ''La torre di S. Sabina nella sua storia millenaria'', Grafischena 1978</ref> e vi costruirono un ospedale<ref>Cristina Corsi, ''Le Strutture di Servizio del 'Cursus Publicus' in Italia'', British Archaeological Reports Ltd 2000</ref> e forse la prima torre. Un inventario di [[Raimondo Orsini del Balzo]] della fine del Trecento menziona<ref>Nell'inventario, datato 7 luglio 1396, si legge: ''Item locum et portum Sanctae Sabinae in quo est turris una discoperta''.</ref> infatti in questa località una torre distrutta.<ref>N. Bodini, ''Volume documenti per la causa presso l'ecc.ma Corte d'Appello di Trani tra i Sigg. Dentice contro il Demanio ed il Comune di Carovigno'', Lecce 1895</ref>
 
Studi sul territorio<ref>[httphttps://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1040618204000266 G. Masatronuzzi-P. Sansò, ''Large boulder accumulations by extreme waves along the Adriatic coast of southern Apulia (Italy)''], "Quaternary International", Elsevier Ltd, Vol. 120, Issue 1, 2004</ref> suggeriscono che l'area sia stata colpita da due [[maremoti]]: uno data 6 aprile 1667 e fu originato dal terremoto che distrusse [[Ragusa (Croazia)|Ragusa di Dalmazia]]; un secondo tsunami flagellò le coste il 20 febbraio 1743 ed ebbe come epicentro il [[Canale d'Otranto|Canale d’Otranto]].<ref>[http://www.meteoweb.eu/2012/10/puglia-1743-lo-tsunami-ritrovato-intervista-al-prof-paolo-sanso/157438/ ''Puglia 1743: lo tsunami “ritrovato”. Intervista al prof. Paolo Sansò''], MeteoWeb, 18 ottobre 2012</ref>
 
=== La torre ===
La torre di Santa Sabina<ref>La 'nuova' torre di Santa Sabina sorse mezzo miglio distante da una più antica risalente al Duecento, che già nel 1396 risultava diroccata e di cui oggi non rimane alcuna traccia. Cfr. Simonetta Valtieri (a cura di), ''Quaderni PAU. Rivista semestrale del Dipartimento patrimonio architettonico e urbanistico dell'Università di Reggio Calabria'', Vol. 35/36 Anno XVIII, gennaio-dicembre 2008.</ref> è una delle tre torri a forma ottagonale "a cappello da prete" della Puglia, oltre a quelle di [[Torre San Giovanni]] e di [[San Pietro in Bevagna]]. In particolare la torre di Santa Sabina ha forma stellare a quattro spigoli orientati verso i punti cardinali, con coronamento merlato. Fu edificata, con ogni probabilità, tra la fine del [[XV secolo|XV]] e l'inizio del [[XVI secolo]], come torre di controllo del porticciolo, dai feudatari di Carovigno; venne poi demanializzata dalla Regia Corte sul finire del Cinquecento secondo le disposizioni del viceré [[Pedro Afán de Ribera]] entrando a far parte del circuito di torri di avvistamento antisaraceno.<ref name=filomena/> È infatti collegata visivamente con [[Torre Pozzelle]] a nord e con [[Torre Guaceto]] a sud, che comunicavano tra loro attraverso un piccolo falò acceso dai soldati quando avvistavano in lontananza il nemico proveniente dal mare, in particolare le incursioni turche.<ref>[httphttps://brindisimedievale.blogspot.it/2014/11/torre-santa-sabina.html Pierluigi Papa, ''Torre Santa Sabina''], "Brindisi Medievale", 7 novembre 2014</ref><ref>Nell'ottobre del 1809 le guardie poste a presidio della torre sventarono un tentativo di assalto da parte dei corsari. Cfr. ''Giornale Italiano'', n. 308, novembre 1809. Nella notte del 24 novembre 1815, invece, nonostante la pronta difesa, i corsari riuscirono a sbarcare e a depredare alcuni abitanti. Cfr. Salvatore Panareo, ''Le ultime molestie barbaresche in Terra d'Otranto (1814-1816)'', in "Rivista Storica Salentina", IX, 1914</ref>
 
Nella seconda metà dell'Ottocento la torre, che aveva ospitato un ufficio della Regia [[Dogana]], versò in stato di abbandono.<ref name=filomena/> Ritornò in mani private nel 1915,<ref>A partire dalla prima metà del '800 le torri costiere, ormai poco utili, venivano vendute dalla Regia Curia ai privati.</ref> quando fu acquistata dalla famiglia [[Dentice di Frasso]] che la ristrutturò e la vendette in seguito ad altri privati.