Salvator Gotta: differenze tra le versioni

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Nel marzo 1913 sposò Adelina Cagliero, dalla quale, nel gennaio 1916, ebbe l'unico figlio, Massimo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, si arruolò volontario nella Croce rossa, per poi divenire, nella primavera del 1917, sottotenente di artiglieria; venne infine congedato con il grado di tenente e una medaglia d'argento al valore. Da questa esperienza trasse nel [[1926]] il [[romanzo per ragazzi]] ''Il Piccolo Alpino'', che ebbe grande successo. Aderì subito al [[fascismo]] e nel [[1925]] fu autore del testo dell'inno ufficiale fascista ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]''. Il piccolo alpino Giacomino Rasi divenne così un piccolo [[squadrista]] ne l’''Altra guerra del piccolo alpino'', del [[1935]], e infine un ''Piccolo legionario in Africa Orientale'' nel [[1938]]. Modificando ulteriormente i versi dell'inno goliardico di [[Nino Oxilia]], ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]'', che era già divenuto l'inno dei nazionalisti di [[Filippo Corridoni]], consegnò al regime l'inno ufficiale del Partito fascista, che esaltò in diverse opere, come ''Mistica Patria'', del [[1932]]. Scrisse anche sceneggiature per il [[cinema]] e opere teatrali come ''Mille lire'', del [[1923]] e ''[[La damigella di Bard (commedia)|La damigella di Bard]]'', del [[1936]].
Fascista della prima ora ma strettamente legato alla monarchia non aderì, come tutti si attendevano, alla Repubblica Sociale Italiana. Cosa che probabilmente gli consentì intanto di non essere incarcerato ed epurato, ma soprattutto di continuare a lavorare e a scrivere.
Continuò a scrivere, anche nel dopoguerra, romanzi di evasione. Divenne popolarissimo tra gli adolescenti negli anni Sessanta e Settanta perché teneva una rubrica di domande e risposte sul settimanale a fumetti [[Topolino]] (in una puntata di tale rubrica, rivelò che era stato tra coloro che rinvennero il corpo di [[Emilio Salgari]]) e per i suoi romanzi storici sul [[Risorgimento]]. Fu influenzato dai [[Verismo|veristi]] e da [[Antonio Fogazzaro]]. A Fogazzaro, [[Giuseppe Giacosa|Giacosa]] e a [[Guido Gozzano|Gozzano]] dedicò un suo libro autobiografico, ''[[Tre maestri]]'' ([[1976]]). La sua opera ''Signore salvaci, ci perdiamo'' trae il titolo da un'iscrizione presente all'ingresso della cripta dell'antica [[Abbazia di Rambona]] che colpì molto lo scrittore durante una sua visita. La sua autobiografia è contenuta nel libro ''L'almanacco di Gotta'', Mondadori.
 
==Opere==