Moti del 1820-1821: differenze tra le versioni

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Il 5 luglio, Morelli entrava a [[Salerno]], mentre la rivolta si espandeva a Napoli dove il generale Guglielmo Pepe aveva raccolto molte unità militari. Il giorno seguente, il re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]] si vide costretto a concedere la costituzione, sul modello di quella spagnola del 1812. In agosto fu eletto il nuovo [[Parlamento napoletano]].
 
Dopo pochi mesi, le potenze della [[Santa Alleanza]] riunite in congresso a [[Lubiana|Congresso di Lubiana]], su richiesta di re Ferdinando, decisero l'intervento armato (circa 50.000 soldati austriaci) contro i rivoluzionari che nel [[Regno delle Due Sicilie]] avevano proclamato la costituzione. Si cercò di resistere, ma il 7 marzo [[1821]] i costituzionalisti di Napoli comandati da [[Michele Carrascosa]] e [[Guglielmo Pepe]], sebbene forti di 40.000 uomini tra regolari e volontari (di cui 25.000 soldati, circa un migliaio di cavalleggeri e 14.000 guardie provinciali), furono sconfitti nella [[battaglia di Rieti-Antrodoco]] dalle truppe austriache (scontri ove presero parte solamente 12.000 austriaci e 14.000 costituzionali del generale Pepe, di cui metà regolari e metà provinciali). Il generale [[Angelo D'Ambrosio]] guidò l'estrema resistenza delle truppe costituzionali nella fortezza sul Volturno e fu poi costretto a firmare la cessazione delle ostilità il 20 marzo. Il 24 marzo le truppe austriache entrarono a Napoli scortando re Ferdinando senza incontrare ulteriore resistenza e chiusero il neonato parlamento.
 
Dopo un paio di mesi, re Ferdinando revocò la costituzione e affidò al ministro di polizia, il [[principe di Canosa]], il compito di catturare tutti coloro che erano sospettati di cospirazione. Tra questi, curiosamente, appare anche il giovane [[Vincenzo Bellini]], allora studente presso il ''Real collegio della Musica'' presso il convento di San Sebastiano di Napoli, il quale ritrattò la propria aderenza ai moti e pertanto ne ottenne il condono<ref>Probabilmente grazie alle sue influenti amicizie: cfr. [[Gioacchino Lanza Tomasi]], ''Vincenzo Bellini'', [[Sellerio editore]], [[Palermo]] 2001, pp. 28-29.</ref>.