Parmigianino: differenze tra le versioni

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I Mazzola, anticamente originari di [[Pontremoli]], si erano trasferiti a Parma fin dal [[1305]] e avevano praticato il commercio e l'artigianato ottenendo una solida base economica<ref>Viola, cit., pag. 6.</ref>.
 
In un documento dell'archivio del [[Battistero di Parma]], Francesco risulta nato nella vicinia di San Paolo a Parma, l'11 gennaio [[1503]], dal pittore [[Filippo Mazzola]] e, come si ricava da altri documenti, una certa Donatella Abbati; ottavo di nove figli, fu battezzato due giorni dopo, il 13 gennaio. Il padre, dalla prima moglie Maria (figlia del pittore cremonese [[Francesco Tacconi]], del quale era stato allievo) aveva avuto i figli maggiori, tra cui si conosce solo uno Zaccaria, pittore di scarso rilievo attivodocumentato nel 1525 in [[Umbria]]<ref>Viola, cit., pag. 7.</ref>.
 
La famiglia del Parmigianino viveva nel vicolo delle Asse, oggi chiamato "borgo del Parmigianino". Anche gli zii [[Pier Ilario Mazzola|Pier Ilario]] e [[Michele Mazzola|Michele]] erano pittori che, alla morte di Filippo, avvenuta secondo il [[Vasari]] nel [[1505]] per un'epidemia di peste, si presero cura di Francesco per avviarlo allo studio del [[disegno]] e della [[pittura]], "ancor che essi furono vecchi e pittori di non molta fama"<ref>Viola, cit., pag. 5.</ref>. I suoi zii furono infatti artisti modesti, ripetitori di una provinciale pittura di [[rinascimento ferrarese|origine ferrarese]]: poterono insegnargli solo il corredo tecnico necessario a qualunque apprendista. Esempi importanti per la sua formazione artistica, anche se non decisivi, furono piuttosto gli affreschi del [[Correggio (pittore)|Correggio]] e dall'[[Michelangelo Anselmi|Anselmi]] a [[Parma]] e l'osservazione delle opere dei lombardi operanti a [[Cremona]], come il [[Altobello Melone|Melone]], il [[Gian Francesco Bembo|Bembo]] e soprattutto [[il Pordenone]]; dovette inoltre guardare a opere in città come quelle di [[Cima da Conegliano]] e [[Francesco Francia]], nonché ai maestri locali come [[Francesco Marmitta]] e [[Cristoforo Caselli]]<ref name=V11>Viola, cit., pag. 11.</ref>.