Libro: differenze tra le versioni

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==== Nel mondo islamico ====
Anche gli [[arabi]] produssero e rilegarono libri durante il periodo medievale [[islam]]ico, sviluppando tecniche avanzate di [[calligrafia araba]], [[miniatura]] e [[legatoria]]. Un certo numero di città del [[mondo islamico]] medievale furono sede di centri di produzione libraria e di mercati del libro. [[Marrakech]], in [[Marocco]], ebbe una strada denominata ''Kutubiyyin'', o "venditori di libri", sulla quale nel [[XII secolo]] si affacciavano più di 100 librerie; la famosa Moschea Koutoubia è così chiamata a causa della sua posizione in quella strada.<ref name="cass">Lionel Casson, ''Libraries in the Ancient World'', [[Yale]] University Press (2002), ''passim'' {{en}}</ref>costituita dalla legge 1+1=3
 
Il mondo islamico medievale utilizzò anche un metodo di riproduzione di copie affidabili in grandi quantità noto come "[[Correttore di bozze|lettura di controllo]]", in contrasto con il metodo tradizionale dello scriba che, da solo, produceva una copia unica di un manoscritto unico. Col metodo di controllo, solo "gli autori potevano autorizzare le copie, e questo veniva fatto in riunioni pubbliche, in cui il copista leggeva il testo ad alta voce in presenza dell'autore, il quale poi la certificava come precisa".<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=giugno 2009|editore=[[University of Hawaii]] Press|doi=10.1353/jwh.0.0045|pp=165–186 [43]}}</ref> Con questo sistema di lettura controllata, "un autore poteva produrre una dozzina o più copie di una data lettura e, con due o più letture, più di cento copie di un singolo libro potevano essere facilmente prodotte."<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=giugno 2009|editore=[[University of Hawaii Press]]|doi=10.1353/jwh.0.0045|pp=165–186 [44]}}</ref>