Guerra civile russa: differenze tra le versioni

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Il [[soviet]] centrale di [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], che riuniva partiti di sinistra, sindacati e segmenti attivi della classe lavoratrice, degli studenti, dei contadini e dei soldati, già dalla [[Rivoluzione russa di febbraio|Rivoluzione di febbraio]] costituiva agli effetti un potere parallelo a quello del governo ufficiale. Nonostante la corposa presenza di [[Menscevismo|menscevichi]] e [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] all’interno dei soviet, i [[Bolscevismo|bolscevichi]], ovvero la fazione più rivoluzionaria e intransigente, divennero presto i più organizzati e influenti nell’attività dei consigli rivoluzionari, galvanizzati anche dal ritorno in aprile del carismatico leader [[Lenin|Vladimir Lenin]]. I bolscevichi, oltre a organizzare i principali scioperi, le rivolte e i presidi, erano coloro che più fermamente spingevano per compiere la rivoluzione proletaria, e il loro rafforzamento in senso amministrativo e persino militare li portò verso l’estate a dominare il soviet di Pietrogrado. Così, quando a fine agosto il generale [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] tentò la marcia su Pietrogrado, furono in larga parte le guarnigioni bolsceviche a difendere armi in pugno la capitale, nonostante l’impegno politico profuso da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]] (divenuto [[Primo ministro]] il 20 luglio) nello sventare il [[colpo di Stato]]. Questo episodio accrebbe ancor più la credibilità dei bolscevichi dinnanzi al popolo, mentre il consenso verso il Governo provvisorio, alienate anche le simpatie di reazionari e nazionalisti vicino a Kornilov, divenne pressoché evanescente. A questa situazione precaria si aggiungeva il pericolo delle nuove offensive dei Tedeschi, che già avevano raggiunto [[Riga]]; lo sfacelo militare dava ancor più credito alle tesi bolsceviche, secondo cui la pace immediata e incondizionata era necessaria. La guerra contro gli [[Imperi centrali]] aveva già portato via la vita a un milione e mezzo di soldati russi, era causa di massicce diserzioni tra i contadini della fanteria e causa persino di gravi ammutinamenti tra i soldati, che cominciarono a schierarsi sempre più spesso con i bolscevichi. La situazione nel settembre-ottobre 1917 era dunque critica.
 
Il 6 novembre i bolscevichi decisero di insorgere a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]] e nella notte tra il 7 e l'8 novembre 1917 riuscirono senza sostanziali spargimenti di sangue a prendere il [[Palazzo d'Inverno|Palazzo d’Inverno]], sede del vacillante [[Governo provvisorio russo]], ponendo di fatto fine alla proclamata Repubblica Russa e mettendo in fuga il primo ministro [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]]. Era così compiuta la [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’Ottobre]]. Il potere passò ''de facto'' nelle mani di [[Lenin]] e dei bolscevichi, ma nel resto del Paese solo in alcune regioni e città della [[Russia]] centrale i bolscevichi riuscirono parimenti a porsi al potere. Altrove il nuovo governo rivoluzionario non venne riconosciuto e cominciarono a organizzarsi le prime forze di resistenza, tra cui un contingente di ufficiali e [[cosacchi]] raccolto da [[Pëtr Nikolaevič Krasnov|Krasnov]] su disposizione di Kerenskij, disperso però il 12 novembre a [[Pulkovo (Oblast' di Leningrado)|Pulkovo]].
 
Appena insediatasi, la giunta bolscevica guidata da Lenin proclamò la creazione di un [[Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa|Consiglio dei Commissari del Popolo]] quale massimo organo esecutivo e decisionale. In una Russia divisa e solo parzialmente controllata dal governo rivoluzionario, i bolscevichi si proposero di concludere il Congresso dei soviet (indetto già nei giorni precedenti la rivoluzione) e svolgere le elezioni per l’[[Assemblea costituente russa (1917-1918)|Assemblea costituente]], necessarie per la legittimazione del nuovo regime ma alquanto temute dai bolscevichi. Svoltesi il 25 novembre 1917, le elezioni costituenti dimostrarono il modesto consenso verso i bolscevichi (24%) a fronte della popolarità dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] (41%), che conquistarono oltre 400 seggi sui circa 700 totali. Il Paese confermava in questo modo la scelta a favore di un [[socialismo]] diverso da quello bolscevico, più “mite” e più a misura delle campagne quale quello che proponevano i socialrivoluzionari.
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Dinnanzi allo sconfortante esito delle elezioni e ai seri problemi di consolidamento della rivoluzione, Lenin decise di imprimere una netta svolta autocratica al suo regime, mossa che si rivelerà determinante per la vittoria finale ma che causerà la grave recrudescenza del nascente conflitto civile.
 
All’estero le potenze della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]] vissero con preoccupazione l’avvento al potere dei bolscevichi in [[Russia]], sia perché ciò comportò la chiusura del fronte orientale con la scomparsa del fondamentale alleato russo, sia perché la rivoluzione comunista rischiava in questo modo di espandersi altrove. Esse si prepararono quindi a sostenere qualunque tentativo controrivoluzionario che si fosse intrapreso successivamente in Russia.
 
== Quadro d'insieme ==