Dissoluzione dell'Unione Sovietica: differenze tra le versioni

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{{F|politica|aprile 2014}}
{{W|politica|marzo 2015|Frasi al limite del comprensibile come ''Il 1º luglio 1988, il quarto ed ultimo giorno di bruising 19^ conferenza del partito, Gorbačëv''... ''cambiò tack ed intraprese '', insieme alla quasi totalità della voce scritta in questo modo, fanno supporre che la voce sia stata copiata dalla wiki inglese, tradotta con google translate, e incollata qui. Link rossi come [[Latvian parlamentary election, 1990]] ne sono la conferma. Da sistemare praticamente tutto}}
La '''dissoluzione dell'Unione Sovietica''' fu il processo di disgregazione che coinvolse il [[sistema politico]], [[economia|economico]] e la struttura sociale sovietica, compreso tra il 19 gennaio [[1990]] e il 26 dicembre [[1991]], portando alla scomparsa dell'[[Unione Sovietica]], all'indipendenza delle [[repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche sovietiche]] e alla restaurazione dell'indipendenza nelle [[Paesi Baltici|repubbliche baltiche]], avvenuta il 26 dicembre dello stesso anno, dando così nascita ai cosiddetti [[Stati post-sovietici]].
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[[File:USSR Republics Numbered Alphabetically.png|upright=1.4|thumb|Ex [[repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche sovietiche]] in ordine alfabetico:
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<ul>
<li>1. [[Repubblica Socialista Sovietica Armena|RSS Armena]]
<li>2. [[Repubblica Socialista Sovietica Azera|RSS Azera]]
<li>3. [[Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa|RSS Bielorussa]]
<li>4. [[Repubblica Socialista Sovietica Estone|RSS Estone]]
<li>5. [[Repubblica Socialista Sovietica Georgiana|RSS Georgiana]]
</ul>
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<li>6. [[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka|RSS Kazaka]]
<li>7. [[Repubblica Socialista Sovietica Kirghisa|RSS Kirghiza]]
<li>8. [[Repubblica Socialista Sovietica Lettone|RSS Lettone]]
<li>9. [[Repubblica Socialista Sovietica Lituana|RSS Lituana]]
<li>10. [[Repubblica Socialista Sovietica Moldava|RSS Moldava]]
</ul>
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<li>11. [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|RSSF Russa]]
<li>12. [[Repubblica Socialista Sovietica Tagika|RSS Tagika]]
<li>13. [[Repubblica Socialista Sovietica Turkmena|RSS Turkmena]]
<li>14. [[Repubblica Socialista Sovietica Ucraina|RSS Ucraina]]
<li>15. [[Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka|RSS Uzbeka]]
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]]
 
== Premesse storiche ==
Con l'elezione di [[Michail Gorbačëv]] nel [[1985]] quale [[segretario generale del PCUS|segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] (PCUS) era iniziata una nuova fase nella [[storia della Russia#L'Unione Sovietica (1922-1991)|storia dell'U.R.S.S]]. Infatti Gorbačëv fu sostenitore di una innovativa politica per l'Unione Sovietica fondata sui concetti chiave di [[perestrojka]] (ristrutturazione del sistema economico nazionale) e alla [[glasnost']] (trasparenza) volta al superamento dei problemi socio-economici del paese. Questa politica di riforme, se da un lato portò alla fine della [[Guerra fredda]] e dell'isolamento internazionale dell'U.R.S.S., dall'altro lato portò all'emersione dei problemi economici dello Stato che fino ad allora erano stati tenuti nascosti.
 
La fine della rigida politica di repressione interna, la [[recessione economica]] e l'ammissione della fragilità del sistema politico, fecero emergere ben presto i contrasti, gli odi razziali e le spinte indipendentistiche dei numerosi popoli che erano stanziati nello sterminato territorio dello stato sovietico e che fino a quel momento erano state tenute sotto controllo dall'apparato centrale. La grave situazione economica e i crescenti disordini nelle varie Repubbliche sovietiche portarono alle prime elezioni multipartitiche nella storia dell'U.R.S.S.
 
== 1986 ==
Nel 1986 Gorbačëv continuò a premere per una maggiore liberalizzazione. il 23 dicembre 1986 il maggior dissidente sovietico, [[Andrej Dmitrievič Sacharov|Andrei Sacharov]], ritornò a Mosca dopo aver ricevuto personalmente una chiamata telefonica da parte di Gorbačëv che gli diceva che gli oltre sette anni del suo esilio interno per sfidare le autorità erano finiti.<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/23/newsid_2540000/2540121.stm |titolo=BBC ON THIS DAY &#124; 23 &#124; 1986: Sakharov comes in from the cold |editore=BBC News |data=23 dicembre 1972 |accesso=30 marzo 2013}}</ref>
 
I Paesi Baltici, incorporati nell'[[Unione Sovietica]] nel [[1940]],<ref name="Elsuwege"/> cominciarono a spingere per il ripristino dell'indipendenza, iniziando dall'[[Estonia]] nel novembre [[1988]], quando il legislatore estone approvò delle leggi nonostante l'opposizione del governo centrale.<ref>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1988/11/28/world/gorbachev-says-ethnic-unrest-could-destroy-restructuring-effort.html |titolo=Gorbachev Says Ethnic Unrest Could Destroy Restructuring Effort - New York Times |editore=Nytimes.com |data=28 novembre 1988 |accesso=30 marzo 2013}}</ref> L'11 marzo [[1990]] la [[Lituania]] fu la prima delle tre repubbliche baltiche a dichiarare il ripristino della propria indipendenza,<ref>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1990/03/16/world/upheaval-in-the-east-soviet-congress-rejects-lithuanian-secession-move.html |titolo=Upheaval in the East; Soviet Congress Rejects Lithuanian Secession Move - New York Times |editore=Nytimes.com |data=16 marzo 1990 |accesso=30 marzo 2013}}</ref> sulle basi della continuità di stato.<ref name="Elsuwege">{{Cita libro|cognome=Van Elsuwege|nome=Peter|titolo=From Soviet Republics to Eu Member States: A Legal and Political Assessment of the Baltic States' Accession to the EU|serie=Studies in EU External Relations|volume=1|anno=2008|editore=BRILL|isbn=978-90-04-16945-6|p=xxii}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Estonia |cognome=Smith |nome=David James |anno=2001 |editore=Routledge |città= |isbn=0-415-26728-5 |p=20 |url=http://books.google.com/?id=lx-UmTnLJv0C&pg=PR20&dq}}</ref>[[File:Freedom Monument Riga closeup.jpg|thumb|upright|[[Riga]]: [[Monumento alla Libertà]], il luogo di ritrovo delle manifestazioni pro-indipendentiste.|alt=]]
La CTAG Helsinki-86 (''Cilvēktiesību aizstāvības grupa'', Gruppo di difesa dei diritti umani) fu fondata nel luglio [[1986]] nella città portuale [[lettonia|lettone]] di [[Liepāja]] da tre operai: Linards Grantiņš, Raimonds Bitenieks e Mārtiņš Bariss; il nome fa riferimento agli [[accordi di Helsinki]] e all'anno della sua fondazione. Helsinki-86 fu la prima organizzazione apertamente anti-comunista e apertamente in opposizione al regime in Unione Sovietica, facendo da esempio per altri movimenti indipendentisti delle minoranze etniche.{{Citazione necessaria}}
 
A Riga, il 23 dicembre 1986, nelle prime ore del mattino dopo un concerto rock, circa trecento giovani lavoratori lettoni si riunirono nella piazza della cattedrale e marciarono verso viale Lenin gridando, una volta giunti al monumento alla Libertà: "''Russia sovietica fuori! Libera Lettonia!''". Forze di sicurezza si confrontarono coi manifestanti e diversi veicoli della polizia furono rovesciati.
 
== 1988 ==
Nel 1988 Gorbačëv iniziò a perdere il controllo in due piccole regioni dell'Unione Sovietica: le tre repubbliche baltiche, che furono conquistate dai rispettivi fronti popolari, e il [[Caucaso]] (dove già da anni c'erano forti tensioni in [[Nagorno Karabakh|Nagorno-Karabakh]], che sfociarono nella violenza e nella guerra civile).
 
Il 1º luglio 1988, il quarto e ultimo giorno della 19ª conferenza del partito, Gorbačëv vinse la resistenza dei delegati alla sua proposta di creare un nuovo organo legislativo supremo chiamato [[Congresso dei Deputati del Popolo dell'Unione Sovietica]]. Frustrato dalla resistenza della vecchia guardia ai suoi tentativi di liberalizzazione, Gorbačëv intraprese una serie di riforme costituzionali per separare il Partito dallo Stato e quindi isolare i suoi avversari conservatori. Proposte dettagliate per il nuovo Congresso vennero pubblicate il 2 ottobre 1988,<ref>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1988/10/02/world/government-in-the-soviet-union-gorbachev-s-proposal-for-change.html?scp=4&sq=NEW+SOVIET+CONGRESS&st=nyt |pubblicazione=The New York Times |titolo=Government in the Soviet Union: Gorbachev's Proposal for Change |data=2 ottobre 1988}}</ref> e, per consentire l'apertura della nuova legislatura del Soviet Supremo, durante le sessioni tra il 29 novembre ed il 1º dicembre, attuò degli emendamenti alla [[Costituzione sovietica del 1977|Costituzione del 1977]], promulgando una legge sulla riforma elettorale e fissando come data delle elezioni il 26 marzo 1989.<ref name="ipu.org">{{Cita web|url=http://www.ipu.org/english/parline/reports/arc/2263%5F89.htm|titolo=UNION OF SOVIET SOCIALIST REPUBLICS: parliamentary elections Congress of People's Deputies of the USSR, 1989|editore=Ipu.org|accesso=11 dicembre 2011}}</ref>
 
Il 29 novembre 1988 l'Unione Sovietica cessò di [[jamming|interferire]] con le trasmissioni radio straniere consentendo ai cittadini sovietici l'accesso a fonti di informazioni diverse da quelle istituzionali.<ref>{{collegamento interrotto|1=http://www.radiojamming.puslapIai.It/article_en.htm |date=settembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>
 
== 1990 ==
=== Unione Sovietica centrale – Perdita di sei repubbliche ===
Il 7 febbraio [[1990]], nel suo 70º anniversario di lungo monopolio di potere politico, il [[Comitato Centrale del PCUS]] accettò le raccomandazioni di [[Michail Gorbačëv]].<ref>{{Cita web|url=https://www.history.com/this-day-in-history/soviet-communist-party-gives-up-monopoly-on-political-power |titolo=Soviet Communist Party gives up monopoly on political power – History.com This Day in History – 2/7/1990 |editore=History.com |accesso=23 giugno 2011}}</ref> Come conseguenza, durante il [[1990]] tutte e quindici le repubbliche che costituivano l'URSS tennero le loro prime libere elezioni: riformatori e [[nazionalismo etnico|nazionalisti etnici]] ottennero la maggioranza dei seggi. Il PCUS perse le elezioni nelle seguenti sei repubbliche:
* [[Lituania]] il 24 febbraio (con ballottaggio il 4, 7, 8 e 10 marzo), vinse [[Sąjūdis]]
* [[Moldavia]] il 25 febbraio, vinse il [[Fronte Popolare Moldavo]]
* [[Estonia]] il 18 marzo, vinse il [[Fronte Popolare Estone]]
* [[Lettonia]] il 18 marzo (con ballottaggio il 25 marzo e il 29 aprile), vinse il Fronte Popolare Lettone
* [[Armenia]] il 20 maggio (con ballottaggio il 3 giugno e 15 luglio), vinse il Movimento Nazionale Pan-Armeno
* [[Georgia]] il 28 ottobre (con ballottaggio l'11 novembre), vinse la ''coalizione della tavola rotonda'' diretta da [[Zviad Gamsakhurdia]]
 
=== Elezioni multipartitiche ===
Nel febbraio 1990, il [[Comitato centrale del PCUS|Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] accettò di rinunciare al suo stato di [[monopartitismo|partito unico]]. Nel corso delle settimane successive, le 15 [[repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche dell'URSS]] tennero le loro prime libere elezioni.
 
Le repubbliche costituenti iniziarono a dichiarare la propria sovranità nazionale e iniziarono una "battaglia legislativa" con il governo di [[Mosca (Russia)|Mosca]], in cui i governi delle repubbliche costituenti respingevano la legislazione a livello di Unione, dove era in conflitto con le leggi locali, affermando il controllo su tutte le loro economie locali e rifiutandosi di pagare le entrate fiscali al governo centrale di Mosca.
 
Il movimento indipendentista [[Repubblica Socialista Sovietica Lituana|lituano]] convocò il 3 giugno [[1988]], giorno della visita di [[Michail Gorbačëv]], una manifestazione a sostegno dell'indipendenza.
 
L'11 marzo 1990 la [[Lituania]], guidata dal Presidente del Consiglio [[Vytautas Landsbergis]], dichiarò la propria [[Lituania#Ritorno all.27indipendenza lituana|indipendenza]]. Tuttavia, l'[[Unione Sovietica]] mise in atto una sorta di embargo nei confronti della [[Lituania]] e vi mantenne le sue truppe "per garantire i diritti dell'[[Russi|etnia russa]]".
 
Il 30 marzo 1990 il Consiglio Supremo Estone dichiarò illegale il potere sovietico in [[Estonia]], e avviò un processo per ristabilire l'[[Estonia#Il ritorno all.27indipendenza estone .281991.29|indipendenza dell'Estonia]].
Il processo di ripristino dell'[[Lettonia#Il ritorno all.27indipendenza|indipendenza della Lettonia]] iniziò invece il 4 maggio 1990, con voto del Consiglio Supremo che previde un periodo transitorio di completa indipendenza.
 
Il 17 marzo 1991, in un [[Referendum sulla conservazione dell'URSS|referendum]], il 76,4% di tutti gli elettori votarono per il mantenimento dell'Unione Sovietica in una forma riformata. [[Paesi Baltici]], [[Repubblica Socialista Sovietica Armena|Armenia]], [[Repubblica Socialista Sovietica Georgiana|Georgia]] e [[Repubblica Socialista Sovietica Moldava|Moldavia]] boicottarono il referendum.
In ciascuna delle altre nove repubbliche, la maggioranza dei votanti sostenne un'Unione Sovietica riformata.
 
Il 12 giugno 1991 [[Boris Nikolaevič El'cin|El'cin]] vinse con il 57% dei voti le elezioni presidenziali per il posto di presidente della [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa]], superando tra gli altri il candidato di Gorbačëv, [[Nikolaj Ryžkov]].
 
== Colpo di stato in agosto ==
{{vedi anche|Colpo di stato sovietico del 1991}}
[[File:Image0 ST.jpg|thumb|Carri armati sovietici nella [[Piazza Rossa]] durante il colpo di Stato]]
 
Di fronte al crescente desiderio di autonomia, Gorbačëv tentò di trasformare l'Unione Sovietica in uno stato meno centralizzato. Il 28 giugno era stato dichiarato sciolto il [[Consiglio di mutua assistenza economica|Comecon]] ed il 1º luglio il [[Patto di Varsavia]], sciogliendo così i vincoli dei paesi esteri fino allora satelliti. Il 20 agosto 1991 la [[Russia]] era pronta a firmare il ''Nuovo Trattato d'Unione'' ({{russo|Новый союзный договор}}), che contemplava la trasformazione dell'Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune [[presidente]].
Il 19 agosto 1991 il vice di Gorbačëv, [[Gennadij Ivanovič Janaev|Gennadij Janaev]], il [[primo ministro]] [[Valentin Sergejevič Pavlov|Valentin Pavlov]], il [[ministero della difesa|ministro della Difesa]] [[Dmitrij Timofeevič Jazov|Dmitrij Jazov]], il [[ministero degli affari interni dell'Unione Sovietica|ministro dell'Interno]] [[Boris Pugo]], il capo del KGB [[Vladimir Aleksandrovič Krjučkov|Vladimir Krjučkov]], e altri funzionari si unirono per impedire la firma del Nuovo Trattato d'Unione formando il "Comitato generale sullo stato di emergenza".
 
Nonostante gli organizzatori del [[tentato colpo di Stato in Unione Sovietica|colpo di stato]] avessero previsto un certo sostegno popolare per le loro azioni, la popolazione nelle grandi città e nelle altre repubbliche risultò essere in gran parte contro di loro. Tale contrasto si manifestò con una campagna civile di resistenza, che ebbe luogo soprattutto a Mosca. Il presidente [[Boris Nikolaevič El'cin|Boris El'cin]] si affrettò a condannare il colpo di Stato. Migliaia di persone a Mosca uscirono in strada per difendere il [[Parlamento russo]]. Gli organizzatori tentarono di far arrestare El'cin, ma non ebbero successo.
Dopo tre giorni, il 21 agosto, il colpo di Stato collassò su se stesso, gli organizzatori furono arrestati e Gorbačëv ridivenne [[presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche#Presidente dell'Unione Sovietica|presidente dell'Unione Sovietica]]. Tuttavia la posizione di Gorbačëv era ormai compromessa, in quanto né l'Unione né le strutture di potere ascoltavano più i suoi comandi.
 
== Cronologia delle dichiarazioni degli stati baltici restaurati ==
=== Prima del colpo di stato ===
* {{LTU}} – 11 marzo 1990
* [[File:Flag of the Estonian Soviet Socialist Republic.svg|20x20px]] [[Repubblica Socialista Sovietica Estone|Estonia]] (di transizione) – 30 marzo 1990
* {{LVA}} (di transizione) – 4 maggio 1990
 
=== Durante il colpo di stato ===
* {{EST}} (efficace) – 20 agosto 1991
* {{LVA}} (efficace) – 21 agosto 1991
 
== Cronologia delle dichiarazioni dei nuovi Stati della Comunità degli Stati Indipendenti ==
=== Prima del colpo di stato ===
* [[File:Flag of Abkhazian ASSR.svg|20x20px]] ''[[Abcasia]]'' – 25 agosto 1990
* [[File:Flag of Transnistria (state).svg|20x20px]] ''[[Transnistria]]'' – 2 settembre 1990
* [[File:Flag of Georgia (1990-2004).svg|20x20px]] [[Repubblica Socialista Sovietica Georgiana|Georgia]]– 9 aprile 1991
 
=== Durante il colpo di stato ===
* ''{{Bandiera|MDA}} [[Gagauzia]]'' – 19 agosto 1991
 
=== Dopo il colpo di stato ===
* {{bandiera|UKR 1949-1991}} [[Ucraina]] – 24 agosto 1991
* {{Bandiera|BLR}} [[Bielorussia]] – 25 agosto 1991
* {{Bandiera|MDA}} [[Moldavia]] – 27 agosto 1991
* {{Bandiera|KGZ|1991|name=Kirghizia}} [[Kirghizistan]] – 31 agosto 1991
* {{bandiera|UZB 1952-1991}} [[Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka|Uzbekistan]] – 1º settembre 1991
* ''{{Bandiera|ARM}} [[Repubblica dell'Artsakh|Nagorno-Karabakh]]'' – 2 settembre 1991
* {{Bandiera|TJK|1991}} [[Tagikistan]] – 9 settembre 1991
* {{Bandiera|ARM}} [[Armenia]] – 21 settembre 1991
* {{Bandiera|AZE}} [[Azerbaigian]] – 18 ottobre 1991
* {{TKM}} – 27 ottobre 1991
* {{simbolo|Flag of Chechen-Ingush ASSR 1978.svg}} ''[[Repubblica cecena di Ichkeria]]'' – 1º novembre 1991
* ''{{Bandiera|Ossezia del Sud}}'' [[Ossezia del Sud]] – 28 novembre 1991
* {{Bandiera|RUS}} [[Russia]] – 12 dicembre 1991 (il [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|Supremo Soviet della Russia]] ratificò gli [[Accordo di Belaveža|accordi di Belaveža]] e rinunciò al [[Trattato della creazione dell'URSS|Trattato della creazione dell'URSS del 1922]], inoltre ricordò i deputati russi dal Soviet Supremo dell'URSS).
* {{Bandiera|KAZ}} [[Kazakistan]] – 16 dicembre 1991
 
== Nascita della CSI e fine dell'Unione Sovietica ==
{{vedi anche|Comunità degli Stati Indipendenti}}
La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.
 
L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrarono a [[Foresta di Białowieża|Belavežskaja pušča]] per firmare l'[[accordo di Belaveža]], che dichiarava dissolta l'Unione Sovietica e la sostituiva con la [[Comunità degli Stati Indipendenti]]<ref>[https://www.bbc.com/news/magazine-38416657].</ref>.
 
Il 12 dicembre 1991 fu completata la secessione della Russia dall'Unione.
Il 15 dicembre 1991 morì [[Vasilij Grigor'evič Zajcev]]: la notizia ebbe un forte impatto simbolico e viene considerato un altro segno della fine di un'epoca.
 
Il 25 dicembre 1991 alle ore 18 [[Michail Gorbačëv|Gorbačëv]] si dimise da [[presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche#Presidente dell'Unione Sovietica|presidente dell'Unione Sovietica]] e dichiarò abolito l'ufficio, inoltre conferì tutti i poteri e [[Archivio di Stato della Federazione russa#Patrimonio|l'archivio presidenziale sovietico]] al [[presidente della Federazione russa|presidente della Russia]] [[Boris Nikolaevič El'cin|Boris El'cin]]. Alle 18.35 la [[Bandiera dell'Unione Sovietica|bandiera sovietica]] sopra il [[Cremlino di Mosca|Cremlino]] fu ammainata e sostituita con il tricolore russo. Infine il 26 dicembre 1991 il Soviet Supremo dell'URSS dissolse formalmente l'URSS.<ref>[http://www.treccani.it/export/sites/default/scuola/lezioni/storia/DISSOLUZIONE_URSS_lezione.pdf]</ref><ref>[https://books.google.it/books?id=Vt5OLD3vp4UC&pg=PR5&lpg=PR5&dq=26+december+1991+ussr&source=bl&ots=hxNfBDGN_P&sig=fAZWN5NzjiNnn8gO7SRV0x_YtrA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwir8Yuj7o3dAhWtx4UKHYzZCzMQ6AEwGXoECAYQAQ#v=onepage&q=26%20december%201991%20ussr&f=false]</ref>
 
== Note ==
<references />
 
== Voci correlate ==
* [[Unione Sovietica]]
* [[Unione degli Stati Sovrani]]
* [[Tentato colpo di Stato in Unione Sovietica|Putsch di Mosca]]
* [[Comunità degli Stati Indipendenti]]
* [[Stati post-sovietici]]
* [[Perestrojka]]
* [[Glasnost']]
 
== Altri progetti ==
{{VoceLibro|La fine dei capitalismi}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Treccani|urss/#gorbavelafinedellurss-1}}
 
{{Portale|comunismo|guerra fredda|Russia}}
 
[[Categoria:Storia dell'Unione Sovietica]]