Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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=== Il poemetto ''Il Giorno'' e la protezione di Firmian ===
Nel marzo del [[1763]], incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian|Firmian]], pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''Il Mattino'' (prima parte del poemetto chiamato appunto ''[[Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]''), che fu accolto favorevolmente dalla critica e soprattutto dal [[Giuseppe Baretti|Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[Frusta letteraria|La frusta letteraria]]'', uscito il 1º ottobre del [[1763]], dedicavadedicò una critica positiva all'opera.
 
Nel [[1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto, ''Il Mezzogiorno'', che ottenne parimenti dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[Pietro Verri]] su ''[[Il Caffè (Verri)|Il Caffè]]''.
 
I due [[poema|poemetti]], con la satira della nobiltà decaduta e corrotta, richiamarono l'attenzione sul Parini e nel [[1766]] il ministro [[Guillaume du Tillot|du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poterne ottenere una a Milano. Nel [[1768]] la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[Maria Teresa d'Austria]], che era rappresentato in Lombardia dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian]], il quale, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel [[1768]] poeta ufficiale del [[Teatro alla Scala|Regio Ducale Teatro]] e lo incaricò di adattare per la scena lirica la [[tragedia]] ''Alceste'' di [[Ranieri de' Calzabigi]].
 
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della «Gazzetta di Milano», organo ufficiale del governo austriaco, e nel [[1769]] la cattedra di [[Retorica|eloquenza]] e [[belle arti]] presso le [[Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al [[1773]], con il titolo di "Principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[Brera (Milano)|Brera]].
 
Tra il [[1770]] e il [[1771]] Parini scrisse il testo delle opere teatrali l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa incostanza'' e l'''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e l'[[opera pastorale]] ''[[Ascanio in Alba]]'' per le nozze dell'arciduca [[Ferdinando d'Asburgo-Este|Ferdinando d'Austria]] con [[Maria Beatrice d'Este (1750-1829)|Maria Beatrice d'Este]], che verrà successivamente musicata da [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], catalogata come opera [[K 111]] e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il 17 ottobre [[1771]].
 
[[File:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|thumb|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[Cesare Beccaria]] a Milano.]]
Tradusse dal francese la tragedia "Mitridate re del Ponto" (''Mithridate'' nell'originale) di [[Jean Racine|Racine]], che [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] musicò - sulla base del libretto scritto da [[Vittorio Amedeo Cigna-Santi]] - ricavandone l'[[Mitridate, re di Ponto|opera omonima K87]], rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il 26 dicembre [[1770]].
 
Nel 1771 tradusse, in collaborazione con alcuni "Accademici trasformati" tra cui il [[Pietro Verri|Verri]], una parte del poemetto ''La Colombiade'', pubblicato da [[Anne Marie Du Boccage]].
 
Nel [[1774]] fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedicò alla composizione de ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'' e delle ''Odi''.