Eversione dell'asse ecclesiastico: differenze tra le versioni

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Si ottenne l'effetto di far finire le nuove [[proprietà (diritto)|proprietà]] nelle mani di pochi privilegiati: gli appartenenti alla [[borghesia]] degli affari, alti [[Funzionario|funzionari]] dello [[Stato]] ed in parte alla nobiltà già possidente.<br />
In particolare, nelle zone rurali il processo di liquidazione della [[Feudalesimo|feudalità]] stava lentamente sostituendo al vecchio feudatario il proprietario unico. Pochi privilegiati, riuscirono ad accaparrarsi le terre demaniali ed i possedimenti ecclesiastici, aggravando in maniera rilevante le condizioni delle plebi contadine (costituenti il 90% della popolazione meridionale) che videro recintate le nuove proprietà e soppressi gli [[Uso civico|usi civici]], vale a dire tutti i secolari [[diritti d'[[uso civico]], quali far pascolare le pecore, il raccogliere legna o erba (diritti di pascolo, [[legnatico]], [[erbatico]]).
 
Il neonato [[Regno d'Italia]] si era subito preoccupato (anche per far fronte ad esigenze di [[Bilancio dello Stato|bilancio]]) della liquidazione delle terre [[Espropriazione per pubblica utilità|espropriate]] alla Chiesa (il cosiddetto ''asse ecclesiastico''), ma non riuscì a redistribuire ai contadini meridionali una qualche proprietà fondiaria, che al contrario continuò ad accumularsi nelle mani della solita borghesia agraria (la quale, assunto così il completo controllo delle amministrazioni locali, provvide ad accaparrarsi anche ciò che restava del demanio e delle terre comunali).