Giuramento di fedeltà al fascismo: differenze tra le versioni

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{{citazione|La tirannide imperversava e cercava nuove vie per meglio fondare il proprio dominio e asservire le anime degli Italiani. Una di queste vie, suggerita (mi duole dichiararlo) da un uomo di alto animo che me lo confessò egli stesso, Giovanni Gentile, fu la via del giuramento dei professori universitari.<ref name="Selvatici06082007" />}}
 
Un suggerimento a modificare la formula del giuramento in quel senso, Gentile lo aveva anche ricevuto dal matematico [[Francesco Severi]], preoccupato della propria posizione personale, in quanto firmatario del [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] (anche se poi si era convertito al fascismo con la nomina ad accademico d'Italia), nel momento in cui cercava di acquisire la leadership nella matematica italiana; Severi nel febbraio del 1929 gli aveva suggerito di proporre al [[Gran consiglio del fascismo]]: «

{{Citazione|una più precisa formulazione del giuramento» che si configurasse come «un atto d'intransigenza diretto ad ottenere la tanto richiesta fascistizzazione delle università: come un appello alla lealtà dei professori, i quali non potrebbero mancare al giuramento senza incorrere in provvedimenti ben più gravi della messa a riposo d'autorità. Ma nello stesso tempo come una sanatoria di atti politici ormai lontani» di modo che «lo stato [...] potesse giovarsi senza limitazioni di ogni professore che al giuramento si fosse sottoposto; eliminando dunque l'assurda situazione attuale di tanti professori, che lo sono soltanto a metà non potendo neppure fare parte di commissioni giudicatrici».<ref name="Turi">Gabriele Turi, ''Giovanni Gentile: una biografia'', Giunti Editore, 1995, pp. 418, 419.</ref>}}
 
Ad ogni modo, già nel 1929 Gentile approvò e sostenne pubblicamente il giuramento al regime, che nella sua ottica avrebbe dovuto condurre al superamento della divisione, creatasi nel 1925, tra i firmatari del suo [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] e coloro che invece avevano aderito al Manifesto degli intellettuali antifascisti (detto anche "antimanifesto"), redatto dal suo ex amico e rivale Benedetto Croce. Secondo il filosofo siciliano, il giuramento avrebbe permesso a quei firmatari del manifesto crociano che nel frattempo avevano cambiato posizione di essere reintegrati pienamente nella vita intellettuale del Paese, sfuggendo alla discriminazione che subivano<ref name="sasso">Gennaro Sasso, ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-gentile_%28Dizionario-Biografico%29/ Gentile, Giovanni]'', [[Dizionario Biografico degli Italiani]], vol. 53, 2000.</ref>: