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Nella serrata dialettica interna ai socialisti degli [[anni 1920|anni venti]] cercò, senza successo, di evitare la scissione fra [[Riformismo|riformisti]] e [[Massimalismo (politica)|massimalisti]]. Dichiarato decaduto nel [[1926]] assieme agli altri parlamentari dell'opposizione, rappresentò come [[avvocato]] la parte civile nel processo relativo all'omicidio di [[Giacomo Matteotti]], quando ormai il [[fascismo]] si consolidava al potere.
Insieme alla moglie Vera intraprese la via dell'[[esilio]], continuando la sua attività di propaganda [[antifascismo|antifascista]] e divenendo rappresentante italiano all'[[Internazionale socialista]].
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