Deliceto: differenze tra le versioni

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=== Dall'antichità ai Normanni ===
Durante la dominazione dei [[Longobardi]], il piccolo borgo di Deliceto fu elevato a vedetta subappenninica del [[ducato di Benevento]].
La costruzione del castello di Deliceto inizia però nel X secolo, ad opera dei [[Bizantini]] che in quel periodo dominavano gran parte della Puglia. Il castello venne costruito per consentire l'arroccamento della popolazione, che precedentemente risiedeva nelle pianure circostanti la zona collinare dove oggi sorge Deliceto, durante le incursioni dei [[Saraceni]].
 
Successivamente (a partire dal XI e per tutto il XII secolo) l'Italia meridionale e particolarmente la Puglia furono terra di conquista dei mercenari [[conquista normanna dell'Italia Meridionale|normanni]] al seguito degli [[Altavilla]]. Deliceto fu pertanto incorporata nel regno normanno come anche testimoniato dall'architettura del castello: la torre quadrata che ancora oggi lo domina, è normanna, somigliante a quella di [[Monte Sant'Angelo]] sul [[Gargano]], di [[Castel Lagopesole|Lagopesole]] e di [[Melfi]] (sede originaria della [[contea di Puglia]]). A guardia della torre quadrata i [[Normanni]] portarono delle milizie provenienti dalla [[Calabria]]. Per questo il quartiere che si estende ai piedi della torre prese e conserva tuttora il nome di “rione Calabria”. Altre milizie si accamparono appena sotto il rione Calabria, nella contrada oggi detta Scarano.
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Ubicata nel cuore del centro storico, la chiesa viene da antichissimo tempo considerata "Madre" perché nata prima delle altre. Il suo nucleo originale, difatti, risale al VII-VIII secolo, tempo in cui si stabilirono in Deliceto i [[Longobardi]] che vi impiantarono una loro corte con una chiesa dedicata a San Salvatore. Il documento più antico che la menziona appartiene ad [[Arechi II]] (duca di [[ducato di Benevento|Benevento]] dal 758 al 778), che la donò all'[[chiesa di Santa Sofia (Benevento)|abbazia beneventana di Santa Sofia]]. Quel tempio, di presumibile [[Arte romanica|stile romanico]], fu nel corso dei secoli più volte rimaneggiato, finché non venne abbattuto del tutto nel 1744 per cedere il posto all'attuale. A causa delle continue interruzioni dei lavori, la nuova chiesa fu completata solo nell'anno 1800.
 
La chiesa presenta le [[facciata|facciate]] laterali in pietra viva (in conformità con il tessuto storico-architettonico locale) e l'interno in stile [[tardo barocco]] del '700. La facciata principale, a due [[Ordine architettonico|ordini]], è formata da una dinamica superficie convessa che riduce, illusoriamente, la distanza tra le ali. Su di essa si trova l'accesso: un portale incorniciato di [[lesena|lesene]] e [[frontone|frontoni]] che poggia su una scalinata rettangolare a due branche simmetriche. L'interno presenta una pianta a [[croce latina]] a tre [[navate]]. Nella [[crociera (architettura)|crociera]] s'innalza la [[cupola]] che precede l'[[abside]] ornato di un coro ligneo. Un [[cornicione]] separa l'ordine inferiore, rappresentante la sfera umana, da quello superiore, simbolicamente considerato la zona del divino. Nell'ordine superiore si aprono otto finestroni ornati da vetrate istoriate nella direzione dei quattro punti cardinali, sia per evidenziare l'onnipresenza di Dio, sia per creare un gioco di chiaroscuro, tipico dell'architettura barocca. La vetrata del finestrone centrale, che sovrasta l'abside, raffigura il Salvatore. Le [[cappella|cappelle]], appena illuminate da finestrelle [[strombatura|strombate]] all'esterno hanno tutte una cupoletta, ornata di fiorami e festoni dorati. In esse si trovano, collocati in cornici a stucco, riproducenti le linee della facciata principale, o un dipinto o una statua. Nella prima cappella di destra vi è la tela della "Madonna del Carmine con le anime del Purgatorio"; nella seconda "La Pentecoste", datata 1639. Nella prima cappella di sinistra ci sono le statue di "Gesù morto" e dell'"Addolorata"; nella seconda quella di Santa Rita. Nel braccio di sinistra del [[transetto]] si trovano il dipinto del "Martirio di San Mattia Apostolo" collocato su un altare di marmo bianco, e la statua del "Sacro Cuore di Gesù", posta su un altarino di marmi policromi, proveniente dalla "stanza di Sant'Alfonso" del [[convento di Santa Maria della Consolazione|convento della Consolazione]].
Nella [[navata]] di destra spiccano il dipinto del "Beato Benvenuto" in preghiera e la statua della "Madonna dell'Olmitello", collocati rispettivamente su un altare di marmo bianco e su uno di [[marmi]] policromi. Nell'abside campeggia l'[[altare]] maggiore formato da un tavolo in marmo, preceduto da una mensa [[eucaristia|eucaristica]]. La porta secondaria della chiesa si apre sulla facciata di destra. La [[torre campanaria]] è la stessa della vecchia chiesa risalente al XIV secolo. In origine in aggetto ad essa, fu poi accorpata al tempio. Divisa in tre piani conserva in quello centrale l'[[orologio]]<ref>[http://www.comune.deliceto.fg.it/Default.aspx?frame=CittaTerritorio\Monumenti\SantissimoSalvatore.ascx Portale Istituzionale Del Comune Di Deliceto<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160405063515/http://www.comune.deliceto.fg.it/default.aspx?frame=cittaterritorio%255Cmonumenti%255Csantissimosalvatore.ascx |data=5 aprile 2016 }}</ref>.
 
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Deliceto si identifica con l'imponente castello normanno-svevo, il cui nucleo originario risale al 1100 e che domina dall'alto una profonda gola (rupe) attraversata da diverse [[fiumara (idrografia)|fiumare]]. Data la sua posizione, che permetteva di controllare agevolmente i movimenti dei nemici, nel corso dei secoli il maniero ha avuto principalmente la funzione di un luogo di difesa e prigionia piuttosto che di edificio residenziale abitativo, come anche confermato dalla scarsezza di elementi decorativi. Il castello, che originariamente aveva una forma triangolare, è oggi strutturato a forma di trapezio irregolare le cui larghe
e possenti mura di cinta, costruite con la caratteristica pietra locale, hanno una forma a [[scarpa (architettura)]] funzionale agli scopi difensivi del castello. Lungo le mura perimetrali si estende un camminamento che si incastra tra i tre torrioni, due rotondi e uno quadrato, che si trovano tre dei quattro spigoli del trapezio. Il lato di nord-est lungo 55 metri collega le due torri rotonde Molo e Parasinno. Il lato sud corre lungo una rupe quasi verticale dove scorre un ruscello. I due lati più corti si incontrano alla torre quadrata normanna, chiamata “Donjon” o “Torrione” che ha un'altezza di circa 30 metri da cui domina tutta la [[Capitanata]]. Una scala in legno permetteva di accedere ai tre piani (oltre a quello interrato) che la costituiscono. Un piccolo ponte levatoio (oggi sostituto da una rampa) permetteva l'accesso al castello da questa torre. Le due torri-coniche di era angioina sono invece dette “Molo” e “Parasinno”. Quest'ultima, affacciata sulla rupe a strapiombo ad oriente, domina una vallata dove confluiscono i torrenti Gavitello e Fontana. A sud ed a ovest il castello è circondato dai caratteristici borghi medievali dei quartieri storici “Calabria” e “Scarano”. Il castello era una comunità autosufficiente e indipendente, come anche testimoniato dalla presenza di un pozzo nel cortile, dalla stalle e da grandi stanze che erano adibite a deposito. Sul portone di ingresso del castello ancora oggi si trova lo stemma della famiglia Piccolomini. Il castello, riconosciuto monumento nazionale nel [[1901]], è oggi di proprietà comunale ed è recentemente tornato agibile dopo lunghissimi anni di abbandono. Entrando dall'attuale entrata, cioè dal [[dongione]], detto 'Donjon' o 'Torrione', si accede direttamente al cortile centrale del castello (il cui pavimento ancora oggi presenta solo in parte, la forma originale a spina di pesce) al cui centro si trova un pozzo con perimetro ottagonale. A destra si trova la dimora, una cappella, e un atrio di accesso che introduce a quella che oggi è la Sala Magna del Castello. Sulla porte di ingresso delle Sala Magna si trova lo stemma di Alessandro di Aragona, Marchese di Deliceto. Nell'ingresso interno si trova invece una mezzaluna, stemma dei Duchi Longobardi di Benevento. Continuando sulla destra, seguendo il perimetro del cortile, si arriva alla torre Parasinno e ai suoi sotterranei preceduti da una camera che aveva funzione di deposito. Da qui proseguendo si incontrano le residenze che erano dei militari e la torre Molo. Poi si ritorna al punto di partenza, la torre quadrata 'Torrione' o 'Donjon' ([[dongione]]), dopo aver percorso tutta la base trapezoidale del maniero. Un camminamento di ronda collega le tre torri sopra descritte: percorrendolo è possibile osservare il borgo medievale sottostante il castello, i vari monti intorno Deliceto, i paesi circostanti ([[Castelluccio dei Sauri]] a Nord-Est; [[Rocchetta Sant'Antonio]] a Sud-Est; [[Sant'Agata di Puglia]] a Sud), la [[Capitanata]] e il [[Gargano]]. Se invece subito dopo aver varcato il portone di ingresso ci si dirige verso destra, si scende nelle scuderie del castello: qui erano i cavalli. Dei fori attraversano il soffitto della scuderia collegando questo ambiente con il piano sovrastante. In questo modo il calore emanato dai cavalli poteva riscaldare gli ambienti sovrastanti. Dalle scuderie è possibile vedere le rocce su cui è poggiata la costruzione ed è anche accessibile una grotta naturale scavata nella stessa. Osservando con attenzione le mura in pietra che delimitano le scuderie è possibile notare le varie modifiche che sono state apportate alla struttura nel corso dei secoli. Dopo aver attraversato le scuderie, si arriva ai sotterranei della torre Parasinno (direzione oriente). Essi sono caratterizzati da piccoli ambienti, su più livelli, molto stretti e poco accoglienti che molto probabilmente erano luoghi di carcere e detenzione: in particolare vi è una piccola stanza sulle cui mura è ancora oggi possibile riconoscere dei semplici segni, spesso delle croci, opera probabilmente di prigionieri ivi detenuti. La tradizione popolare vuole che in questa torre vi si trovasse anche un "mulino a rasoi" usato per eseguire le condanne a morte: secondo la leggenda i corpi dei detenuti ormai privi di vita sarebbero poi stati lasciati cadere nella rupe sottostante. Risalendo dalla torre Parasinno, a destra si trova un'altra grotta naturale nella roccia. Ritornando poi al livello del cortile interno, si trovano quelli che probabilmente erano gli alloggi degli ufficiali. Dopo averli superati si arriva alla torre Molo. Questo era l'ingresso originario del castello. È infatti ancora oggi possibile riconoscere l'antica porta di ingresso e inoltre la disposizione degli elementi architettonici e strutturali è un'ulteriore conferma di questo. La torre quadrata "Torrione" o [[dongione]] (Donjon), la più alta delle tre, ha una forma prismatica con base quadrata. Essa sovrasta il paese verso cui è orientata in segno di dominio e supremazia. Essa è disposta su quattro piani. Il piano interrato, la cui porta di accesso oggi è stata chiusa e a cui si può oggi accedere solo dall'interno, era probabilmente un deposito di viveri. Il sovrano risiedeva nei due piani soprastanti collegati tra loro da una scala in legno, in parte ancora visibile oggi. Il piano più alto aveva probabilmente funzione di ufficio militare per il sovrano, ma anche di punto di osservazione e di ultimo rifugio, nel caso in cui il resto della fortificazione fosse caduta nelle mani del nemico<ref>[http://www.montidauni.it/comuni/comuni.jsp?id_p=Da%20Vedere&id_com=31&id_cat=0&id_pt=667 Montidauni.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
==== La cinta muraria ====
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Al 31 dicembre [[2010]] gli stranieri residenti a Deliceto sono 109, pari al 2,43% della popolazione comunale. Le comunità più numerose sono:<ref>{{cita web|url=http://demo.istat.it/str2010/index.html|titolo=Cittadini stranieri secondo statistiche demografiche ISTAT al 31 dicembre 2010|accesso=15 ottobre 2011}}</ref>
* [[Romania]]: 40
* [[Marocco]]: 22
* [[Polonia]]: 12
* [[Albania]]: 9
* [[Bulgaria]]: 6
 
=== Lingue e dialetti ===
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Deliceto}}
 
{{Comuni della provincia di Foggia}}