Rivoluzione: differenze tra le versioni

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[[File:Eugène Delacroix - La liberté guidant le peuple.jpg|thumb|upright=1.4|''[[La libertà che guida il popolo]]'', dipinto di [[Eugène Delacroix]], erroneamente associato alla Rivoluzione del 1789, si riferisce [[Rivoluzione di luglio|a quella del 1830]]]]
[[File:Prise de la Bastille.jpg|upright=1.4|thumb|La [[presa della Bastiglia]]]]
Il concetto di rivoluzione assume significati diversi a seconda che lo si guardi come un singolo e irripetibile fenomeno storico o che lo si consideri come una sorta di modello universale nel quale far rientrare i singoli elementi costitutivi della definizione di rivoluzione. La storiografia della rivoluzione ha oscillato tra queste due interpretazioni sino a quando i due punti di vista sono stati integrati.<ref>[[Edward Carr]] ([[1966]]</ref> Ad esempio [[Guglielmo Ferrero]] aveva evidenziato «l'ambiguità semantica del termine» rivoluzione : per cui possiamo interpretarla come «un nuovo ordinamento dello spirito, una porta sull'avvenire» (per es., il cristianesimo) oppure come «il crollo o il rovesciamento di una vecchia legalità, la sovversione parziale o totale delle regole prestabilite» <ref>In Roberto Cornelli, ''Paura e ordine nella modernità'', Giuffrè Editore, 2008 p.233</ref>
 
Lo stesso Ferrero sostiene che la prima forma di rivoluzione ("silenziosa") e la seconda ("rumorosa") si sono unificate nella [[Rivoluzione francese]] <ref>G. Ferrero, ''Les deux Révolutions françaises, 1789-1796'', La Baconnière, Neuchâtel 1951</ref> per cui nella storiografia occidentale la rivoluzione "rumorosa" del 1789 (la presa della Bastiglia) è stata vista come la causa di quella "silenziosa" caratterizzata dal consolidamento delle istituzioni liberali e democratiche <ref>Mario Castellana, ''Mistica e rivoluzione in Simone Weil'', Manduria, Lacaita, 1979</ref>. Per questa sua particolarità storica la Rivoluzione francese assume nella cultura politica occidentale un valore esemplare che non viene riconosciuto invece né a quella [[rivoluzione inglese|inglese]], né a quella [[rivoluzione americana|americana]] che pure erano cronologicamente precedenti.
 
Comunemente assimilato alla rivoluzione è il cosiddetto "[[colpo di Stato]]" che secondo [[Raymond Aron]] sarebbe invece «opportuno riservare [...] al cambiamento di [[Costituzione]] decretato illegalmente dal detentore del potere ([[Napoleone III]] nel [[1851]]), o alla presa del potere da parte di un gruppo di uomini armati, senza che questa conquista (sanguinosa o no) comporti necessariamente l'avvento di un'altra classe dirigente o di un altro regime. La rivoluzione implica molto più del 'togliti di là, così mi ci metto io'.»<ref>R. Aron, ''L'Opium des intellectuels'', Calmann-Lévy, Paris, 1955 (''L'oppio degli intellettuali'', Ideazione editrice, 1998)</ref>
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